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23.10.2015 - ambiente

RIFIUTI – RAPPORTO ISPRA 2015

È stato presentato il nuovo Rapporto sui rifiuti, edizione 2015, dell’Istituto per la ricerca e la protezione ambientale – ISPRA, con il quale viene fornito un quadro completo di informazioni sui rifiuti “speciali”, tra i quali vi rientrano anche quelli derivanti dalle attività di demolizione e costruzione.
Il Rapporto, giunto alla sua XIV edizione, pone a confronto i dati relativi ai rifiuti prodotti negli anni 2011, 2012 e 2013 e registra un incremento del 3,5%, (pari a quasi 2,3 milioni di tonnellate) della produzione dei rifiuti speciali non pericolosi derivante dalla banca dati MUD, in controtendenza rispetto a quanto avviene per quelli derivanti dal settore delle costruzioni e demolizioni, per i quali, invece, si osserva un consistente calo pari al 7,1%, (circa 3,7 milioni di tonnellate).
Come evidenziato dal Rapporto stesso, le ragioni di questo calo nella produzione dei rifiuti edili vanno ricercate non solo nella crisi che ha colpito il settore, ma soprattutto nell’incremento della gestione delle terre e rocce da scavo come sottoprodotti, invece che come rifiuti.
Al riguardo, si ricorda che la disciplina per il riutilizzo dei materiali da scavo è, al momento, così articolata:
■ l’art. 184 bis del Decreto legislativo 152/2006 (cd. Codice dell’ambiente) che detta i principi generali, riproducendo quanto già previsto a livello europeo (Direttiva 2008/98/CE)
■ il decreto ministeriale 161/2012, che individua procedure, adempimenti e obblighi per il riutilizzo dei materiali da scavo derivanti da opere soggette a VIA e ad AIA, nel caso in cui il quantitativo dei materiali movimentati (e quindi prodotti) sia maggiore di 6000 metri cubi;
■ l’art. 41 bis del d.l. 69/2013, così come modificato dalla legge di conversione, che definisce una procedura “semplificata” per il riutilizzo, come sottoprodotti, dei materiali da scavo derivanti da opere non soggette a VIA o ad AIA, nonché da opere che pur se soggette a tali autorizzazioni non comportano la produzione di questi materiali superiore a 6000 metri cubi.
Proprio la procedura delineata da quest’ultima disposizione ha fortemente incentivato il riutilizzo di questi materiali, consentendo a circa l’80% delle imprese di costruzioni di operare in condizioni di “sostenibilità” e in maniera virtuosa, assicurando la tutela dell’ambiente.
Per completezza, si ricorda che l’art. 8 del d.l. 133/2014 che ha demandato la riorganizzazione e la semplificazione della normativa sui materiali da scavo mandato ad un ulteriore D.P.R., alla cui predisposizione stanno lavorando gli uffici della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del ministero dell’Ambiente.

 


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