CARO MATERIALI E DECRETO AIUTI – SECONDO ANCE MANCANO 2,5 MILIARDI PER LE COMPENSAZIONI DA META’ 2024 AD AGGI
Ance Brescia informa che Ance ha segnalato che il nodo del caro materiali continua a pesare sui cantieri pubblici rischiando di inceppare una macchina lanciata a tutta velocità verso il traguardo, l’estate prossima, della chiusura dei cantieri del Pnrr, che secondo anche le ultime comunicazioni, dovrà avvenire entro il 31 agosto 2026. Secondo Ance, a oggi mancano risorse per circa 2,5 miliardi di euro per coprire le richieste di compensazione già presentate dalle imprese al ministero delle Infrastrutture, relative al periodo che va dalla metà del 2024 a oggi. A questa situazione si aggiunge un ulteriore fronte: per il 2026 serviranno altri 2 miliardi, risorse che dovranno essere previste con la prossima legge di bilancio attraverso una proroga della misura che per i costruttori «è necessaria»
«Si tratta di domande fondate sulle norme in vigore che consentono alle imprese di chiedere l’adeguamento ai nuovi prezzari – spiega la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio -. I costi sono già stati sostenuti e, nel caso del 2024, sono stati inseriti nei bilanci, concorrendo anche alla tassazione». Il monitoraggio dei decreti di trasferimento delle somme agli enti attuatori ha fatto emergere la questione.
«Abbiamo iniziato a raccogliere segnalazioni dalle imprese – continua Brancaccio – che non ricevevano risposte dalle stazioni appaltanti perché prive dei fondi. Inizialmente pensavamo a un problema di cassa, ma analizzando i dati dei decreti estivi e confrontandoli con le domande effettivamente arrivate, è emerso anche un tema di copertura».
L’ammanco, dunque, non riguarda solo i tempi di erogazione ma anche la disponibilità delle risorse complessive da parte del Mit. «Ci siamo trovati di fronte a una scopertura di circa 2,5 miliardi – ribadisce la presidente – a cui si aggiunge la necessità di reperire, con la legge di bilancio, ulteriori 2 miliardi per coprire le domande che arriveranno nel 2026».
Per Ance si tratta di un passaggio cruciale, soprattutto in una fase in cui il settore è impegnato a garantire il massimo sforzo per il completamento delle opere finanziate dal Pnrr. La mancanza di liquidità, avvertono i costruttori, rischia di bloccare i cantieri e di mettere in difficoltà aziende che hanno continuato a lavorare confidando nella copertura degli extracosti prevista dalla normativa.
«Non vogliamo lanciare allarmi ingiustificati – sottolinea la numero uno dell’associazione – ma se queste somme non vengono trovate il rischio è che la tenuta complessiva del sistema venga compromessa. Non parliamo solo di singole imprese: un blocco di liquidità si riflette sull’occupazione, sulla capacità di portare a termine le opere e sulla stabilità del comparto delle costruzioni».
Di qui la richiesta di una proroga della misura da inserire nella prossima manovra. «I lavori pubblici sono pluriennali per loro natura – osserva Brancaccio -. Abbiamo cantieri avviati nel 2016-2017 ancora in corso. È indispensabile che le imprese possano presentare domande di compensazione anche oltre il 2025». Il fenomeno del rincaro dei prezzi, inoltre, non accenna a ridursi. E forse spiega anche l’improvvisa mancanza di coperture dettata dall’aspettativa di un contenimento dei costi che però non c’è stato. «Ci aspettavamo che nel 2024 i prezzi delle materie prime si sarebbero stabilizzati – aggiunge – invece restano elevati, in alcuni casi spinti dalle tensioni internazionali».
«Le richieste di compensazione continuano ad aumentare e gli extracosti si attestano in media tra il 30 e il 40% rispetto ai prezzi di aggiudicazione». Non si tratta, puntualizza Brancaccio, «di una rivendicazione corporativa, ma di un problema di tenuta del sistema: siamo certi che i ministeri competenti hanno all’attenzione questo tema e sono al lavoro per trovare una soluzione percorribile».
Una strada potrebbe essere tracciata dalla rimodulazione per 14 miliardi del Pnrr. «Questa operazione – sottolineano i costruttori – può creare spazi nella legge di bilancio che potrebbero essere utilizzati anche per garantire la copertura delle compensazioni». Sarebbe «un segnale importante di attenzione a un problema che riguarda la tenuta del sistema economico».
Gli uffici di Ance Brescia rimangono a disposizione e forniranno i necessari aggiornamenti sul tema.
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