Il Decreto legge n. 18/2020, all’art. 46, in considerazione della situazione emergenziale, ha introdotto nell’ordinamento, tra le altre misure per contrastare gli effetti della diffusione della pandemia, il temporaneo divieto, in capo a ciascun datore di lavoro, di procedere a licenziamenti per giustificato motivo oggettivo, ai sensi dell’articolo 3, della legge 15 luglio 1966, n. 604. A seguito di tale previsione normativa, è sorta una questione circa l’esatta individuazione dell’ambito applicativo dell’art. 46 citato: in particolare, alcuni Uffici periferici ministeriali hanno chiesto se nella nozione di giustificato motivo oggettivo considerata dalla norma vada ricompresa anche l’ipotesi del licenziamento per sopravvenuta inidoneità alla mansione. Al riguardo, l’Ispettorato Nazionale ha affrontato, nella nota qui in commento, la questione, ricordando, in via preliminare, come l’inidoneità sopravvenuta alla mansione imponga al datore di lavoro, anche alla luce dell’orientamento giurisprudenziale consolidato sul punto, la verifica in ordine alla possibilità di ricollocare il lavoratore in attività diverse riconducibili a mansioni equivalenti o inferiori, anche attraverso un adeguamento dell’organizzazione aziendale. Tale obbligo di repechage accomuna, pertanto, ad avviso dell’Ispettorato, la fattispecie in esame alle altre ipotesi di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, atteso che la legittimità della procedura di licenziamento non può prescindere dalla verifica in ordine alla impossibilità di una ricollocazione in mansioni compatibili con l’inidoneità sopravvenuta.  Di conseguenza, l’Ispettorato ha concluso per l’inclusione anche del licenziamento per inidoneità sopravvenuta fra quelli bloccati per effetto del già citato art. 46 del Decreto n. 18/2020.

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INL nota 298