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22.07.2022 - stampa

COMUNICATO STAMPA – LA RICERCA BRESCIA NEXT 2020-2050 PARTE SECONDA FOTOGRAFA L’ECONOMIA DEL TERRITORIO. L’EDILIZIA NEL 2021 HA RAGGIUNTO I SEI MILIARDI DI VALORE

COMUNICATO STAMPA 

 

LA RICERCA BRESCIA NEXT 2020-2050 PARTE SECONDA FOTOGRAFA L’ECONOMIA DEL TERRITORIO. L’EDILIZIA NEL 2021 HA RAGGIUNTO I SEI MILIARDI DI VALORE

Non si trovano addetti e gli effetti di guerra e crisi energetica si annunciano minacciosi

 

 

BRESCIA – A Brescia non si riesce a trovare il 44,2% dei lavoratori previsti in entrata, il 27,6% per mancanza di canditati e il 13,3% per inadeguatezza. Non si trova il 67,8% degli operai specializzati in edilizia; il 69% dei conduttori di macchine mobili, ma anche il 61,5% dei tecnici informatici ingegneristici e della produzione, e il 75% degli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche. Sono dati Excelsior Unioncamere elaborati dal Cresme (Centro ricerche economiche e sociali del mercato dell’edilizia), contenuti nella ricerca effettuata per Ance Brescia “Brescia Next 2020-2050 parte seconda”, presentata in Sala Libretti del Giornale di Brescia all’insegna del titolo “Dinamiche e potenzialità in uno scenario complesso”, da Massimo Deldossi, presidente di Ance Brescia e vicepresidente di Ance e da Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, con la moderazione della direttrice del Giornale di Brescia, Nunzia Vallini.

 

Nel 2021 solo costruzioni e commercio segnano un numero di assunzioni superiore ai livelli precrisi pandemica. Sempre nel ’21 il mercato bresciano delle costruzioni vale poco meno di sei miliardi, circa il 15% del valore aggiunto provinciale. Il mercato provinciale si compone di 4,9 miliardi relativi a investimenti e un miliardo destinato alla manutenzione ordinaria. Il primo mercato è quello residenziale, pari a oltre 2,5 miliardi, di cui poco più di 2,1 riferibili a interventi di manutenzione straordinaria. Segue l’edilizia non residenziale privata, con quasi 1,9 miliardi, di cui più di un miliardo per nuovi investimenti. Terzo mercato quello delle opere pubbliche, che assorbono investimenti per circa 720 milioni nelle stime per il 2021.

 

Dal canto suo, Deldossi evidenzia come “La ricerca del Cresme rivesta particolare rilevanza per la scientificità del lavoro e per la messa a disposizione di dati aggiornati, che rappresentano un patrimonio per ragionare compiutamente sulle ricadute del conflitto russo-ucraino e per prevedere al meglio il futuro prossimo del settore del costruito e più in generale del territorio bresciano”.

 

Accanto agli effetti globali della guerra, dall’aumento del 37% dei prezzi dei generi alimentari al rischio di una catastrofe umanitaria per mancanza di cibo in molti paesi, in particolare dell’Africa, dalla perdita di credibilità delle istituzioni internazionali all’incremento dei flussi migratori, ci sono quelli che investono l’Italia e Brescia: si pensi all’inasprimento delle condizioni finanziarie, con l’aumento dei tassi e dello spread e i rischi per la tenuta del bilancio caratterizzato dall’alto indebitamento.

 

Per non dire dell’inflazione, ai massimi dai primi anni Novanta, spinta dai prezzi di energia e materiali, sistemi e componenti per l’edilizia. La riduzione dei tassi di crescita ha già comportato la perdita di quasi 2 punti di Pil rispetto alle previsioni e si teme la recessione, considerando che nel primo trimestre 2022 la diminuzione è stata dello 0,2%. È diminuita la produzione industriale; si riducono i consumi, rallentano la crescita degli investimenti e dell’occupazione. Unica consolazione la constatazione che nel 2021, spinto dagli effetti della crescita, il debito pubblico sia calato del 150,4%.

 

“L’inflazione è uno degli effetti che più si fa sentire sul settore delle costruzioni – ha sostenuto Bellicini – con conseguente rischio dei prezzi, dei programmi del Pnrr e della tenuta dei nuovi contratti, considerando che in gran parte si tratta di progetti sviluppati su situazioni ben diverse se pensiamo che tra il 2019 e il 2022 l’incremento dei prezzi è stato del 30%”.

 

A contraddistinguere l’assetto economico provinciale rispetto ad altri territori è la spiccata vocazione industriale: nel 2019 poco meno di un terzo del valore aggiunto proviene da attività industriali fortemente energivore. Questa vocazione rende il territorio particolarmente sensibile alla crisi energetica. L’attività delle costruzioni caratterizza l’economia bresciana rappresentando il 5% del valore aggiunto, a fronte di un dato medio e nazionale regionale pari al 4%. Nel 2007 le costruzioni rappresentavano il 6,7% del valore.

 


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