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Servizio Tecnico - referente: dott.ssa Sara Meschini
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25.02.2022 - lavori pubblici

OSSERVATORIO CONGIUNTURALE ANCE  – UN TERZO DELLA CRESCITA DEL PIL NEL 2021 È GRAZIE ALLE COSTRUZIONI – FOCUS SULL’ANDAMENTO DI INVESTIMENTI PUBBLICI E RISORSE PER LE INFRASTRUTTURE E LE PROSPETTIVE DEL PNRR  

 

Ance Brescia informa che lo scorso 23 febbraio Ance ha presentato l’Osservatorio Congiunturale sull’industria delle costruzioni.

Nel documento trova conferma che sul 2022 peseranno le incertezze sui bonus edilizi, il caro materiali e la scarsità di manodopera specializzata.

In tema di lavori pubblici, si segnala un segno negativo per le gare pubblicate nel 2021: secondo il monitoraggio Ance-Infoplus si evidenzia una battuta d’arresto dopo il trend crescente evidenziatosi negli ultimi 4 anni, culminato nel 2020 con un importo annuale complessivamente bandito di quasi 40 miliardi di euro.

Lo scorso anno ha registrato un calo del 3,2% rispetto all’anno precedente del numero di bandi di gara per lavori pubblici e una più consistente flessione del 14,2% in valore.

Il risultato deriva da tendenze altalenanti, legate, oltre al confronto con un anno “anomalo” (il 2020), all’entrata in vigore del Decreto Semplificazioni-bis (D.L. n. 77/2021) – il cui obiettivo è quello di facilitare e velocizzare la realizzazione delle opere, anche nell’ottica di poter cogliere pienamente l’opportunità offerta dal Recovery Plan.

La disposizione va nella direzione già percorsa dallo “Sblocca cantieri” (D.L. n. 32/2019)” e dal “Decreto Semplificazioni” (D.L. n. 76/2020), i quali, hanno introdotto importanti modifiche al codice dei contratti pubblici del 2016 e, come evidenziato dalla stessa Anac, hanno comportato un forte aumento nel ricorso alle procedure senza gara (affidamento diretto e negoziata senza bando), sottraendo, pertanto, un elevato numero di interventi alla piena evidenza sul mercato.

 

Lo stato del settore edilizia: i dati dell’Osservatorio congiunturale di ANCE

Come sottolineato nel documento di sintesi, il 2021 è stato segnato da un deciso recupero, dell’economia italiana a partire dalla primavera, con una decelerazione solo a fine anno in corrispondenza della quarta ondata pandemica. Il PIL è cresciuto del 6,5% rispetto al 2020, trainato dalla domanda interna: tra i settori produttivi spicca proprio l’importante contributo fornito dalle costruzioni, che hanno svolto un ruolo trainante per l’economia.

Un anno senza dubbio positivo, caratterizzato da grandi contrasti: da una parte grandi opportunità, come il PNRR e il Superbonus, dall’altra serie criticità quali l’indisponibilità di alcune materie prime e la crescita vertiginosa delle loro quotazioni che, insieme a una crescente inflazione, rischiano di compromettere l’espansione dell’economia prevista nel 2022.

Nel documento si evidenzia la crescita del settore delle costruzioni, dopo la battuta d’arresto registrata nell’anno della pandemia. La stima di Ance parla di un incremento del +16,4%, derivante da aumenti generalizzati in tutti i comparti. Rimane però ancora elevato il gap produttivo con l’inizio della crisi settoriale: si parla di -28,8% di investimenti rispetto al 2007, ovvero una perdita di 60 miliardi annui di investimenti in costruzioni.

Dati con una variazione a doppia cifra anche per le ore lavorate (+26,7%) e per i lavoratori iscritti (+11,8%): questo significa che la caduta del 6,2% del 2020 dovuta alla pandemia, comunque contenuta rispetto a quella di altri settori, è stata recuperata e totalmente superata.

Considerando il complesso del 2021, la produzione delle costruzioni ha recuperato pienamente non solo la flessione del 2020, ma risulta superiore del 14,3% al livello registrato nel 2019. In particolare, si registrano +28% dei permessi di costruire rilasciati nel comparto residenziale e +19,5% nel non residenziale (uffici, commerciale, industriale).

 

Le previsioni per il 2022

Dopo le buone notizie, quelle cattive, o meglio quelle che lasciano intravedere più che una crescita, una stabilizzazione del settore. La previsione dell’Ance per il 2022 è di un lieve aumento degli investimenti in costruzioni pari a un +0,5% rispetto agli elevati valori raggiunti nel 2021.

La causa, o meglio, le cause di questo rallentamento?

Sicuramente la flessione della manutenzione straordinaria (-8,5%), dovuta al momentaneo blocco delle cessioni dei crediti, che investe non solo il Superbonus ma anche i bonus ordinari, senza dimenticare che la proroga del Superbonus per le unifamiliari è condizionata all’aver realizzato al 30 giugno almeno il 30% dei lavori. Il limite temporale ha sicuramente ridimensionato questo segmento di mercato, che ha rappresentato nel 2021 circa il 50% degli investimenti realizzati.

A mantenere i livelli del 2021 dovrebbe essere l’avvio delle opere pubbliche grazie all’attuazione del PNRR. Anche qui però la strada è piena di difficoltà: non sono di aiuto l’aumento dei costi delle materie prime, sui quali è necessario mettere in moto dei meccanismi di revisione dei prezzi e di compensazione per scongiurare un blocco dei cantieri aggiudicati, ma anche la scarsità di manodopera specializzata. In proposito Ance sottolinea che quasi il 40% dei profili richiesti è di difficile reperimento, con uno scostamento di ben 12 punti percentuali rispetto al pre pandemia, quando la carenza di manodopera si attestava al 28%.

 

In dettaglio si illustra l’andamento degli investimenti pubblici e le risorse per le infrastrutture studiato da Ance.

L’andamento del comparto delle opere pubbliche nel corso del 2021 ha proseguito la crescita avviata nel 2019 (+9,5%) e confermata nel 2020 (+2,6%) nonostante la crisi pandemica, registrando un incremento del 15% rispetto all’anno precedente. Tale dinamica vede in prima linea gli investimenti a livello locale che, a partire dal 2018, grazie alle numerose misure di sostegno previste negli ultimi anni, hanno avviato un processo di recupero, dopo anni di politiche restrittive e mancati investimenti. Considerando i comuni, responsabili di oltre il 75% della spesa per investimenti locali, si riscontra, nel 2021, un incremento della spesa in conto capitale del 16% rispetto all’anno precedente. Si tratta di un risultato che rafforza la crescita timidamente avviata nel 2018 (+0,8%) che ha raggiunto negli ultimi quattro anni un aumento del 35%, corrispondente a maggiori investimenti per 3,3 miliardi di euro. L’incremento degli ultimi anni, sebbene importante, non consente di recuperare la pesante caduta tra il 2008 e il 2017 che ha visto la spesa in conto capitale più che dimezzarsi (-54,6%). L’analisi risulta, di fatto, confermata anche concentrando l’attenzione sulle componenti della spesa in conto capitale destinate ad interventi infrastrutturali che registrano nel 2021 un aumento del 15%.

 

Tale incremento è spiegato, non solo dalle ingenti risorse messe in campo negli ultimi

anni per gli investimenti sui territori, ma anche dall’introduzione di incentivi alle politiche di investimento e da una maggiore standardizzazione delle procedure dei diversi

programmi di spesa che ha facilitato la gestione degli stessi da parte degli enti territoriali.

 

L’andamento delle opere pubbliche nel corso del 2021 ha risentito, inoltre, di un primo effetto acceleratorio dovuto al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

(PNRR) e limitato agli investimenti già in corso di realizzazione ricompresi nel Piano

europeo.

E’ il caso, ad esempio, delle opere ferroviarie in corso sulle principali linee AV/AC

quali la linea Brescia-Verona-Padova, il Terzo Valico dei Giovi e la Napoli-Bari. I recenti dati RFI sui preconsuntivi di spesa 2020-2021 delle opere finanziate con il PNRR

segnano, infatti, un incremento di quasi 300 milioni, rispetto alle previsioni di spesa,

dovuto esclusivamente alle opere in corso di realizzazione. Ritardi, invece, si riscontrano rispetto agli investimenti ferroviari previsti per il Sud.

 

Il PNRR, che destina 108 miliardi di euro ad investimenti di interesse per il settore delle costruzioni, sarà il principale responsabile dell’andamento del comparto delle

opere pubbliche nel 2022, per il quale si stima una crescita dell’8,5% rispetto

all’anno precedente.

Tale crescita dipenderà essenzialmente dai programmi di spesa a livello locale e dai

cantieri in corso di realizzazione.

Sulla base delle stime fornite dall’Italia alla Commissione Europea sulla progressione

di spesa delle risorse europee destinate ad opere pubbliche, è possibile stimare in 4,3

miliardi gli investimenti aggiuntivi nel 2022 che per circa tre quarti riguardano

interventi diffusi sul territorio di competenza degli enti territoriali, responsabili di

circa il 45% dei 108 miliardi destinati all’edilizia. Le grandi opere ferroviarie, previste

nella Missione 3, ad eccezione dei cantieri in corso prima ricordati, concentreranno i

maggiori effetti sul livello degli investimenti solo a partire dal 2024.

 

Il PNRR ha raggiunto un apprezzabile avanzamento nella fase di programmazione e

ripartizione dei fondi. Dei 108 miliardi di euro destinati ad interventi di interesse

del settore delle costruzioni, 87,3 miliardi, pari all’81%, risultano già assegnati

ai territori.

Il Piano europeo prevede tempi stringenti per la realizzazione degli investimenti che

dovranno essere completati antro il 2026, rispettando specifiche milestone e target.

Gli investimenti in avvio si scontreranno inevitabilmente con le criticità, già evidenziate, legate al forte rincaro dei prezzi delle materie prime e alla scarsità di manodopera

e di figure professionali necessarie per realizzare le opere.

A queste si uniscono alcuni dubbi sulla reale capacità di accelerare le fasi autorizzative e i tempi di cantierizzazione delle riforme previste a tal fine dagli ultimi provvedimenti governativi.

Il Decreto Semplificazioni (DL 77/2021) ha previsto misure del tutto apprezzabili, perché intervengono nella fase a monte dell’affidamento dei lavori, dove si concentrano i

maggiori ritardi, che però hanno raggiunto la piena operatività solo nelle ultime settimane.

In generale, tutti gli investimenti previsti dovranno essere aggiudicati entro il

  1. Ciò vuol dire che nei prossimi mesi gli enti competenti, in particolare gli enti territoriali, saranno chiamati ad uno sforzo senza precedenti per la progettazione delle

opere e la pubblicazione dei relativi bandi di gara.

Questo è un ulteriore ed importante elemento di criticità in considerazione della qualità della Pubblica Amministrazione, impoverita da anni di mancati investimenti e dal

blocco del turnover, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, che ha spinto il Governo ad intervenire attraverso un massiccio programma di potenziamento e di assistenza degli enti.

I tempi molto stretti richiedono l’individuazione di procedure standardizzate e linee

guida che possano sostenere gli enti nella gestione delle iniziative che dovranno

rispettare requisiti specifici necessari per ottenere i fondi europei, come quelli relativi

al principio del Do No Significant Harm (DNSH).

Occorre rafforzare la fase realizzativa del PNRR e gettare le basi per un processo

di sviluppo duraturo che vada oltre il 2026, anno di chiusura del Piano europeo.

Il successo del Piano europeo dipende, infatti, dalla sua capacità di innescare un processo di crescita di lungo periodo che non si limiti a recuperare la crisi determinata dal

Covid ma riconsegni nel 2026 un Paese moderno e sostenibile.

A tal fine è necessario mettere a sistema le ingenti risorse disponibili per gli investimenti tra i fondi della politica di coesione nazionale ed europea della nuova programmazione 2021-2027 e i fondi ordinari destinati alle infrastrutture su un orizzonte

temporale ultradecennale. Tra questi si evidenziano gli importanti stanziamenti previsti

per le linee AV/AC nel Decreto Legge 59/2021, relativo al Fondo complementare al

PNRR e le nuove risorse previste nella Legge di bilancio 2022. Si tratta complessivamente di risorse aggiuntive, pari a circa 100 miliardi di euro per i prossimi 15

anni che vanno a sommarsi alle risorse del PNRR.

 

La Legge di bilancio per il 2022, coerentemente con le linee programmatiche delineate nella nota di Aggiornamento del DEF (NADEF) e dal Documento Programmatico di Bilancio per il 2022, pur proseguendo nell’azione di sostegno all’economia in risposta all’emergenza sanitaria, introduce interventi di politica economica per il medio lungo termine con l’obiettivo di rafforzare e dare continuità all’azione del Piano

Nazionale di Ripresa e Resilienza oltre l’orizzonte del 2026.

In tema di investimenti pubblici, la Legge di Bilancio prevede, solo nell’articolato, risorse per nuove infrastrutture pari a 39,6 miliardi nei prossimi 15 anni, di cui 7,2 nel

triennio 2022-2024 (2,4 nel 2022, 2,1 nel 2023 e 2,7 nel 2024). L’impegno finanziario

risulta ampiamente dilazionato, a testimonianza della volontà del Governo di intervenire dopo la fine del PNRR.

Una fetta importante di tali risorse, pari a 10,75 miliardi, è destinata ad infrastrutture ferroviarie, quali in particolare il potenziamento della linea Adriatica, per 5 miliardi

di euro per gli anni 2022-2035, e il finanziamento del Contratto di programma RFI –

parte investimenti per gli anni 2022-2026 per 5,75 miliardi di euro.

La Legge di bilancio 2022-2024 pone particolare attenzione alla manutenzione e al

potenziamento delle infrastrutture stradali che non hanno trovato sufficiente spazio nel PNRR, attraverso lo stanziamento di oltre 10 miliardi destinati, tra gli altri, ad

un programma di manutenzione straordinaria e adeguamento funzionale e resilienza

ai cambiamenti climatici della viabilità stradale (3,35 miliardi per gli anni 2022-2036) e

al rifinanziamento del Contratto di programma ANAS 2021-2025 (4,45 miliardi).

Tra gli ulteriori finanziamenti, si segnala il rifinanziamento del Fondo Sviluppo e

Coesione per 23,5 miliardi di euro, che va ad aggiungersi ai 50 miliardi già stanziati

con la Legge di bilancio dello scorso anno, portando l’ammontare complessivo del

Fondo per gli anni 2021-2027 a 73,5 miliardi e le maggiori risorse, pari a 6 miliardi di

euro, per la ricostruzione privata del Centro Italia che consentirà di proseguire il

processo di ricostruzione. I nuovi stanziamenti, uniti alla proroga del Superbonus

110% fino al 2025 nelle aree terremotate, potranno contribuire a velocizzare la ricostruzione, rendendola più sicura dal punto di vista sismico e più sostenibile energeticamente.

Gli uffici di Ance Brescia sono a disposizione per eventuali chiarimenti.

In allegato

Nota_di_sintesi_Osservatorio_-ANCE_Febbraio_2022

Slide-osservatorio_23feb22

Osservatorio_ANCE_Febbraio2022

 

 


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