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01.04.2001 - ambiente

DECRETO LEGISLATIVO 5 FEBBRAIO 1997 N. 22 RONCHI – TESTO DI LEGGE

00006194
DECRETO LEGISLATIVO 5 FEBBRAIO 1997 N. 22
(G.U. 15-2-1997, n. 38 – suppl.)
ATTUAZIONE DELLE DIRETTIVE 91/156/CEE SUI RIFIUTI, 91/689/CEE SUI RIFIUTI PERICOLOSI E 94/62/CE
SUGLI IMBALLAGGI E SUI RIFIUTI DI IMBALLAGGIO.
modificato ed integrato (*) ai sensi del DECRETO LEGISLATIVO 8 NOVEMBRE 1997, N. 389
(G.U. 8-11-1997, n. 261)

(*) Le modificazioni ed integrazioni sono riportate fra virgolette.
Articoli pubblicati
Titolo dell’articolo
Art. 1.
CAMPO D’APPLICAZIONE
Art. 2.
FINALITÀ
Art. 3.
PREVENZIONE DELLA PRODUZIONE DI RIFIUTI
Art. 4.
RECUPERO DEI RIFIUTI
Art. 5.
SMALTIMENTO DEI RIFIUTI
Art. 6.
DEFINIZIONI
Art. 7.
CLASSIFICAZIONE
Art. 8.
ESCLUSIONI
Art. 9.
DIVIETO DI MISCELAZIONE DI RIFIUTI PERICOLOSI
Art. 10.
ONERI DEI PRODUTTORI E DEI DETENTORI
Art. 11.
CATASTO DEI RIFIUTI
Art. 12.
REGISTRI DI CARICO E SCARICO
Art. 13.
ORDINANZE CONTINGIBILI E URGENTI
Art. 14.
DIVIETO DI ABBANDONO
Art. 15.
TRASPORTO DEI RIFIUTI
Art. 16.
SPEDIZIONI TRANSFRONTALIERE
Art. 17.
BONIFICA E RIPRISTINO AMBIENTALE DEI SITI INQUINATI
Art. 18.
COMPETENZE DELLO STATO
Art. 19.
COMPETENZE DELLE REGIONI
Art. 20.
COMPETENZE DELLE PROVINCE
Art. 21.
COMPETENZE DEI COMUNI
Art. 22.
PIANI REGIONALI
Art. 23.
GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI IN AMBITI TERRITORIALI OTTIMALI
Art. 24.
CONTRIBUTO PER LO SMALTIMENTO DI RIFIUTI IN DISCARICA
Art. 25.
ACCORDI E CONTRATTI DI PROGRAMMA, INCENTIVI
Art. 26.
OSSERVATORIO NAZIONALE SUI RIFIUTI
Art. 27.
APPROVAZIONE DEL PROGETTO E AUTORIZZAZIONE ALLA REALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DI SMALTIMENTO E DI RECUPERO DEI RIFIUTI
Art. 28.
AUTORIZZAZIONE ALL’ESERCIZIO DELLE OPERAZIONI DI SMALTIMENTO E RECUPERO
Art. 29.
AUTORIZZAZIONE DI IMPIANTI DI RICERCA E DI SPERIMENTAZIONE
Art. 30.
IMPRESE SOTTOPOSTE AD ISCRIZIONE
Art. 31.
DETERMINAZIONE DELLE ATTIVITÀ E DELLE CARATTERISTICHE DEI RIFIUTI PER L’AMMISSIONE ALLE PROCEDURE SEMPLIFICATE
Art. 32.
AUTOSMALTIMENTO
Art. 33.
OPERAZIONI DI RECUPERO
Art. 34.
AMBITO DI APPLICAZIONE
Art. 35.
DEFINIZIONI
Art. 36.
CRITERI INFORMATORI DELL’ATTIVITÀ DI GESTIONE DEI RIFIUTI DI IMBALLAGGIO
Art. 37.
OBIETTIVI DI RECUPERO E DI RICICLAGGIO
Art. 38.
OBBLIGHI DEI PRODUTTORI E DEGLI UTILIZZATORI
Art. 39.
RACCOLTA DIFFERENZIATA E OBBLIGHI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Art. 40.
CONSORZI
Art. 41.
CONSORZIO NAZIONALE IMBALLAGGI
Art. 42.
PROGRAMMA GENERALE DI PREVENZIONE E DI GESTIONE DEGLI IMBALLAGGI E DEI RIFIUTI DI IMBALLAGGIO
Art. 43.
DIVIETI
Art. 44.
BENI DUREVOLI
Art. 45.
RIFIUTI SANITARI
Art. 46.
«VEICOLI A MOTORE E RIMORCHI»
Art. 47.
CONSORZIO NAZIONALE DI RACCOLTA E TRATTAMENTO DEGLI OLI E DEI GRASSI VEGETALI ED ANIMALI ESAUSTI
Art. 48.
CONSORZIO PER IL RICICLAGGIO DI RIFIUTI DI BENI IN POLIETILENE
Art. 49.
ISTITUZIONE DELLA TARIFFA
Art. 50.
ABBANDONO DI RIFIUTI
Art. 51.
ATTIVITÀ DI GESTIONE DI RIFIUTI NON AUTORIZZATA
«Art. 51- .
BONIFICA DEI SITI
Art. 52.
VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI DI COMUNICAZIONE, DI TENUTA DEI REGISTRI OBBLIGATORI E DEI FORMULARI
Art. 53.
TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI
Art. 54.
IMBALLAGGI
Art. 55.
COMPETENZA E GIURISDIZIONE
«Art. 55- .
PROVENTI DELLE SANZIONI AMMINISTRATIVE PECUNIARIE
Art. 56.
ABROGAZIONE DI NORME
Art. 57.
DISPOSIZIONI TRANSITORIE
Art. 58.
DISPOSIZIONI FINALI
Titolo I
GESTIONE DEI RIFIUTI
Capo I
PRINCIPI GENERALI
Art. 1.
CAMPO D’APPLICAZIONE
[1] Il presente decreto disciplina la gestione dei rifiuti, dei rifiuti pericolosi, degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggi, fatte salve disposizioni specifiche particolari o complementari, conformi ai principi del presente decreto, adottate in attuazione di direttive comunitarie che disciplinano la gestione di determinate categorie di rifiuti.
[2] Le regioni a statuto ordinario regolano la materia disciplinata dal presente decreto nel rispetto delle disposizioni «in esso contenute che» costituiscono principi fondamentali della legislazione statale ai sensi dell’art. 117, primo comma, della Costituzione.
[3] Le disposizioni di principio del presente decreto costituiscono norme di riforma economico-sociale nei confronti delle regioni a statuto speciale e delle province autonome aventi competenza esclusiva in materia, le quali provvedono ad adeguare i rispettivi ordinamenti entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
Art. 2.
FINALITÀ
[1] La gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse ed è disciplinata dal presente decreto al fine di assicurare un’elevata protezione dell’ambiente e controlli efficaci, tenendo conto della specificità dei rifiuti pericolosi.
[2] I rifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente e, in particolare:
a ) senza determinare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo e per la fauna e la flora;
b ) senza causare inconvenienti da rumori o odori;
c ) senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente.
[3] La gestione dei rifiuti si conforma ai principi di responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nell’utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti, nel rispetto dei principi dell’ordinamento nazionale e comunitario.
[4] Per il conseguimento delle finalità del presente decreto lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle rispettive competenze ed in conformità alle disposizioni che seguono, adottano ogni opportuna azione avvalendosi, anche mediante accordi e contratti di programma, di soggetti pubblici e privati qualificati.
Art. 3.
PREVENZIONE DELLA PRODUZIONE DI RIFIUTI
[1] Le autorità competenti adottano, ciascuna nell’ambito delle proprie attribuzioni, iniziative dirette a favorire, in via prioritaria, la prevenzione e la riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti mediante:
a ) lo sviluppo di tecnologie pulite, in particolare quelle che consentono un maggiore risparmio di risorse naturali;
b ) la promozione di strumenti economici, eco-bilanci, sistemi di ecoaudit, analisi del ciclo di vita dei prodotti, azioni di informazione e di sensibilizzazione dei consumatori, nonché lo sviluppo del sistema di marchio ecologico ai fini della corretta valutazione dell’impatto di uno specifico prodotto sull’ambiente durante l’intero ciclo di vita del prodotto medesimo;
c ) la messa a punto tecnica e l’immissione sul mercato di prodotti concepiti in modo da non contribuire o da contribuire il meno possibile, per la loro fabbricazione, il loro uso od il loro smaltimento, ad incrementare il volume, la quantità e la pericolosità dei rifiuti ed i rischi di inquinamento;
d ) lo sviluppo di tecniche appropriate per l’eliminazione di sostanze pericolose contenute nei rifiuti destinati ad essere recuperati o smaltiti;
e ) la determinazione di condizioni di appalto che valorizzino la capacità e le competenze tecniche in materia di prevenzione della produzione di rifiuti;
f ) la promozione di accordi e contratti di programma finalizzati alla prevenzione ed alla riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti.
Art. 4.
RECUPERO DEI RIFIUTI
[1] Ai fini di una corretta gestione dei rifiuti la autorità competenti favoriscono la riduzione dello smaltimento finale dei rifiuti attraverso:
a ) il reimpiego ed il riciclaggio;
b ) le altre forme di recupero per ottenere materia prima dai rifiuti;
c ) l’adozione di misure economiche e la determinazione di condizioni di appalto che prevedano l’impiego dei materiali recuperati dai rifiuti al fine di favorire il mercato dei materiali medesimi;
d ) l’utilizzazione principale dei rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre energia.
[2] Debbono essere considerati preferibili rispetto alle altre forme di recupero, il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero di materia prima.
[3] Al fine di favorire e incrementare le attività di riutilizzo, di riciclaggio e di recupero le autorità competenti ed i produttori promuovono analisi dei cicli di vita dei prodotti, ecobilanci, informazioni e tutte le altre iniziative utili.
[4] Le autorità competenti promuovono e stipulano accordi e contratti di programma con i soggetti economici interessati al fine di favorire il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti, con particolare riferimento al reimpiego di materie prime e di prodotti ottenuti dalla raccolta differenziata con la possibilità di «stabilire agevolazioni in materia di adempimenti amministrativi nel rispetto delle norme comunitarie ed» il ricorso a strumenti economici.
Art. 5.
SMALTIMENTO DEI RIFIUTI
[1] Lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato in condizioni di sicurezza e costituisce la fase residuale della gestione dei rifiuti.
[2] I rifiuti da avviare allo smaltimento finale devono essere il più possibile ridotti potenziando la prevenzione e le attività di riutilizzo, di riciclaggio e di recupero.
[3] Lo smaltimento dei rifiuti è attuato con il ricorso ad una rete integrata ed adeguata di impianti di smaltimento, che tenga conto delle tecnologie più perfezionate a disposizione che non comportino costi eccessivi, al fine di:
a ) realizzare l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi in ambiti territoriali ottimali;
b ) permettere lo smaltimento dei rifiuti in uno degli impianti appropriati più vicini, al fine di ridurre i movimenti dei rifiuti stessi, tenendo conto del contesto geografico o della necessità di impianti specializzati per determinati tipi di rifiuti;
c ) utilizzare i metodi e le tecnologie più idonei a garantire un alto grado di protezione dell’ambiente e della salute pubblica.
[4] A partire dal 1° gennaio 1999 la realizzazione e la gestione di nuovi impianti di incenerimento possono essere autorizzate solo se il relativo processo di combustione è accompagnato da recupero energetico con una quota minima di trasformazione del potere calorifico dei rifiuti in energia utili, calcolata su base annuale, stabilita con apposite norme tecniche.
[5] Dal 1° gennaio 1999 è vietato smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in regioni diverse da quelle dove gli stessi sono prodotti, fatti salvi gli accordi regionali o internazionali esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto. Eventuali nuovi accordi regionali potranno essere promossi nelle forme previste dalla legge 8-6-1990, n. 142 , qualora gli aspetti territoriali e l’opportunità tecnico-economica di raggiungere livelli ottimali di utenza servita lo richiedano.
[6] Dal 1° gennaio 2000 (1) è consentito smaltire in discarica solo i rifiuti inerti, i rifiuti individuati da specifiche norme tecniche ed i rifiuti che residuano dalle operazioni di riciclaggio, di recupero e di smaltimento di cui ai punti D2, D8, D9, D10 e D11 di cui all’allegato B. Per casi di comprovata necessità e per periodi di tempo determinati il Presidente della regione, d’intesa con il Ministro dell’ambiente, può autorizzare lo smaltimento in discarica nel rispetto di apposite prescrizioni tecniche e delle norme vigenti in materia.
«[6- bis ] L’autorizzazione di cui al sesto comma deve indicare i presupposti della deroga e gli interventi previsti per superare la situazione di necessità, con particolare riferimento ai fabbisogni, alla tipologia e alla natura dei rifiuti da smaltire in discarica, alle iniziative ed ai tempi di attuazione delle medesime, nonché alle eventuali integrazioni del piano regionale. Ai fini dell’acquisizione dell’intesa il Ministro dell’ambiente si pronuncia entro 90 giorni dal ricevimento del relativo provvedimento, decorso inutilmente tale termine l’intesa si intende acquisita».
Art. 6.
DEFINIZIONI
[1] Ai fini del presente decreto si intende per:
a ) rifiuto: qualsiasi oggetto o sostanza che rientra nelle categorie riportate nell’allegato A e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi;
b ) produttore: la persona la cui attività ha prodotto rifiuti e la persona che ha effettuato operazioni di pretrattamento o di miscuglio o altre operazioni che hanno mutato la natura o la composizione dei rifiuti;
c ) detentore: il produttore dei rifiuti o la persona fisica o giuridica che li detiene;
d ) gestione: la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, compreso il controllo di queste operazioni, nonché il controllo delle discariche e degli impianti di smaltimento dopo la chiusura;
e ) raccolta: l’operazione di prelievo, di cernita e di raggruppamento dei rifiuti per il loro trasporto;
« f ) raccolta differenziata: la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee» (39) ;
g ) smaltimento: le operazioni previste nell’allegato B;
h ) recupero: le operazioni previste nell’allegato C;
i ) luogo di produzione dei rifiuti: uno o più edifici o stabilimenti o siti infrastrutturali collegati tra loro all’interno di un’area delimitata in cui si svolgono le attività di produzione dalle quali originano rifiuti;
l ) stoccaggio: le attività di smaltimento consistenti nelle operazioni di deposito preliminare di rifiuti di cui al punto D 15 dell’allegato B, nonché le attività di recupero consistenti nelle operazioni di messa in riserva di materiali di cui al punto R 13 dell’allegato C;
m ) deposito temporaneo: il raggruppamento dei rifiuti effettuato, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti alle seguenti condizioni:
1) i rifiuti depositati non devono contenere policlorodibenzofurani, policlorodibenzodiossine, policlorodibenzo- fenoli in quantità superiore a 2,5 ppm né policlorobifenile, policlorotrifenili in quantità superiore a 25 ppm;
«2) i rifiuti pericolosi devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di recupero o di smaltimento con cadenza almeno bimestrale indipendentemente dalle quantità in deposito, ovvero, in alternativa, quando il quantitativo di rifiuti pericolosi in deposito raggiunge i 10 metri cubi; il termine di durata del deposito temporaneo è di un anno se il quantitativo di rifiuti in deposito non supera i 10 metri cubi nell’anno o se il deposito temporaneo, indipendentemente dalle quantità, è effettuato in stabilimenti localizzati nelle isole minori;
3) i rifiuti non pericolosi devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di recupero o di smaltimento con cadenza almeno trimestrale indipendentemente dalle quantità in deposito, ovvero, in alternativa, quando il quantitativo di rifiuti non pericolosi in deposito raggiunge i 20 metri cubi; il termine di durata del deposito temporaneo è di un anno se il quantitativo di rifiuti in deposito non supera i 20 metri cubi nell’anno o se il deposito temporaneo, indipendentemente dalle quantità, è effettuato in stabilimenti localizzati nelle isole minori»;
4) il deposito temporaneo deve essere effettuato per tipi omogenei e nel rispetto delle relative norme tecniche, nonché, per i rifiuti pericolosi, nel rispetto delle norme che disciplinano il deposito delle sostanze pericolose in essi contenute;
5) devono essere rispettate le norme che disciplinano l’imballaggio e l’etichettatura dei rifiuti pericolosi;
— Omissis —
Il numero 6) è stato soppresso dall’art. 1, comma 5, del D. Leg. 8-11-1997, n. 389.
n ) bonifica: ogni intervento di rimozione della fonte inquinante e di quanto dalla stessa contaminato fino al raggiungimento dei valori limite conformi all’utilizzo previsto dell’area;
o ) messa in sicurezza: ogni intervento per il contenimento o isolamento definitivo della fonte inquinante rispetto alle matrici ambientali circostanti;
p ) combustibile da rifiuti: il combustibile ricavato dai rifiuti urbani mediante trattamento finalizzato all’eliminazione delle sostanze pericolose per la combustione ed a garantire un adeguato potere calorico, e che possieda caratteristiche specificate con apposite norme tecniche;
q ) composto da rifiuti: prodotto ottenuto dal compostaggio della frazione organica dei rifiuti urbani nel rispetto di apposite norme tecniche finalizzate a definirne contenuti e usi compatibili con la tutela ambientale e sanitaria, e in particolare a definirne i gradi di qualità.
Art. 7.
CLASSIFICAZIONE
[1] Ai fini dell’attuazione del presente decreto i rifiuti sono classificati, secondo l’origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali, e, secondo le caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi.
[2] Sono rifiuti urbani:
a ) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione;
b ) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a ), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi dell’art. 21, secondo comma, lettera g);
c ) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;
d ) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private in ogni caso soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua;
e ) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali;
f ) i rifiuti provenienti da estumulazioni ed esumazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui le lettere b ), c ) ed e).
[3] Sono rifiuti speciali:
a ) i rifiuti da attività agro-industriali e agricole;
b ) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo;
c ) i rifiuti da lavorazioni industriali;
d ) i rifiuti da lavorazioni artigianali;
e ) i rifiuti da attività commerciali;
f ) i rifiuti da attività di servizio;
g ) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;
h ) i rifiuti derivanti da attività sanitarie;
i ) le apparecchiature e i macchinari deteriorati ed obsoleti;
l ) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti.
[4] Sono pericolosi i rifiuti non domestici precisati nell’elenco di cui all’allegato D «sulla base degli allegati G, H ed I».
Art. 8.
ESCLUSIONI
[1] Sono esclusi dal campo di applicazione del presente decreto gli effluenti gassosi emessi nell’atmosfera, nonché, in quanto disciplinati da specifiche disposizioni di legge:
a ) i rifiuti radioattivi;
b ) i rifiuti risultanti dalla prospezione, dall’estrazione, dal trattamento, dall’ammasso di risorse minerali o dallo sfruttamento delle cave;
c ) le carogne ed i seguenti rifiuti agricoli: materie fecali ed altre sostanze naturali non pericolose utilizzate nell’attività agricola «ed in particolare i materiali litoidi o vegetali riutilizzati nelle normali pratiche agricole e di conduzione dei fondi rustici e le terre da coltivazione provenienti dalla pulizia dei prodotti vegetali eduli»;
— Omissis —
La lettera d ) è stata soppressa dall’art. 1, comma 8, del D. Leg. 8-11-1997, n. 389.
e ) le acque di scarico, esclusi i rifiuti allo stato liquido;
f ) i materiali esplosivi in disuso.
« f-bis ) le terre e le rocce da scavo destinate all’effettivo utilizzo per reinterri, riempimenti, rilevati e macinati, con esclusione di materiali provenienti da siti inquinati e da bonifiche con concentrazione di inquinanti superiore ai limiti di accettabilità stabiliti dalle vigenti norme;
f-ter ) i materiali vegetali non contaminati da inquinanti in misura superiore ai limiti stabiliti dal decreto del Ministro dell’ambiente 25-10-1999, n. 471 , provenienti da alvei di scolo ed irrigui, utilizzabili tal quale come prodotto» (40) .
«[1- bis ] Non sono in ogni caso assimilabili ai rifiuti urbani i rifiuti derivanti dalle lavorazioni di minerali e di materiali da cava» (2) .
— Omissis —
I commi 2 ÷ 4 vengono omessi perché soppressi dall’art. 1, comma 9, D. Leg. 8-11-1997, n. 389.
Art. 9.
DIVIETO DI MISCELAZIONE DI RIFIUTI PERICOLOSI
[1] È vietato miscelare categorie diverse di rifiuti pericolosi «di cui all’allegato G» ovvero rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi.
[2] In deroga al divieto di cui al primo comma, la miscelazione di rifiuti pericolosi tra loro o con altri rifiuti, sostanze o materiali, può essere autorizzata ai sensi dell’art. 28 qualora siano rispettate le condizioni di cui all’art. 2, secondo comma, ed al fine di rendere più sicuro il recupero e lo smaltimento dei rifiuti.
[3] Fatta salva l’applicazione delle sanzioni di cui all’art. 51, quinto comma, chiunque viola il divieto di cui al primo comma è tenuto a procedere a proprie spese alla separazione dei rifiuti miscelati nel caso in cui sia tecnicamente ed economicamente possibile e per soddisfare le condizioni di cui all’art. 2, secondo comma.
Art. 10.
ONERI DEI PRODUTTORI E DEI DETENTORI
[1] Gli oneri relativi alle attività di smaltimento sono a carico del detentore che consegna i rifiuti ad un raccoglitore autorizzato o ad un soggetto che effettua le operazioni individuate nell’allegato B al presente decreto, e dei precedenti detentori o del produttore dei rifiuti.
[2] Il produttore dei rifiuti speciali assolve i propri obblighi con le seguenti priorità:
a ) autosmaltimento dei rifiuti;
b ) conferimento dei rifiuti a terzi autorizzati ai sensi delle disposizioni vigenti;
c ) conferimento dei rifiuti ai soggetti che gestiscono il servizio pubblico di raccolta dei rifiuti urbani, con i quali sia stata stipulata apposita convenzione;
d ) esportazione dei rifiuti con le modalità previste dall’art. 16 del presente decreto.
[3] La responsabilità del detentore per il corretto recupero o smaltimento dei rifiuti è esclusa:
a ) in caso di conferimento dei rifiuti al servizio pubblico di raccolta;
b ) in caso di conferimento dei rifiuti a soggetti autorizzati alle attività di recupero o di smaltimento, a condizione che il detentore abbia ricevuto il formulario di cui all’art. 15 controfirmato e datato in arrivo dal destinatario entro tre mesi dalla data di conferimento dei rifiuti al trasportatore, ovvero alla scadenza del predetto termine abbia provveduto a dare comunicazione «alla provincia» della mancata ricezione del formulario. Per le spedizioni transfrontaliere di rifiuti tale termine è elevato a sei mesi «e la comunicazione deve essere effettuata alla regione».
Art. 11.
CATASTO DEI RIFIUTI
[1] Entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il Ministro dell’ambiente provvede con proprio decreto alla riorganizzazione del catasto dei rifiuti istituito ai sensi dell’art. 3 del decreto legge 9-9-1988, n. 397, convertito, con modificazioni, dalla legge 9-11-1988, n. 475 , e successive modificazioni, in modo da assicurare un quadro conoscitivo completo e costantemente aggiornato, anche ai fini della pianificazione delle connesse attività di gestione, sulla base del sistema di raccolta dei dati relativi alla gestione dei rifiuti di cui alla legge 25-1-1994, n. 70 , utilizzando la nomenclatura prevista nel catalogo europeo dei rifiuti istituito con decisione della Commissione delle Comunità Europee del 20-12-1993, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee n. 5 del 7-1-1994.
[2] Il catasto è articolato in una sezione nazionale, che ha sede in Roma presso l’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA) e in sezioni regionali o delle province autonome presso le corrispondenti Agenzie regionali e delle province autonome per la protezione dell’ambiente (ARPA) e, ove tali Agenzie non siano ancora costituite, presso la regione.
[3] Chiunque effettua a titolo professionale attività di raccolta e di trasporto di rifiuti, compresi i commercianti e gli intermediari di rifiuti, ovvero svolge le operazioni di recupero e di smaltimento dei rifiuti, nonché le imprese e gli enti che producono rifiuti pericolosi e le imprese e gli enti che producono rifiuti non pericolosi di cui all’art. 7, terzo comma, «lettere c ), d ), e g)» sono tenuti a comunicare annualmente con le modalità previste dalla legge 25-1-1994, n. 70 , le quantità e le caratteristiche qualitative «dei rifiuti oggetto delle predette attività». Sono esonerati da tale obbligo «gli imprenditori agricoli di cui all’art. 2135 del codice civile con un volume di affari annuo non superiore a lire quindicimilioni e», limitatamente alla produzione di rifiuti non pericolosi, i piccoli imprenditori artigiani di cui all’articolo 2083 del codice civile (3) che non hanno più di tre dipendenti. Nel caso in cui i produttori di rifiuti conferiscano i medesimi al Servizio pubblico di raccolta, la comunicazione è effettuata dal gestore del servizio «limitatamente alla quantità conferita» (4) .
[4] I comuni, o loro consorzi o comunità montane ovvero aziende speciali con finalità di smaltimento dei rifiuti urbani e assimilati comunicano annualmente secondo le modalità previste dalla legge 25-1-1994, n. 70 , le seguenti informazioni relative all’anno precedente:
a ) la quantità dei rifiuti urbani raccolti nel proprio territorio;
b ) i soggetti che hanno provveduto alla gestione dei rifiuti, specificando le operazioni svolte, le tipologie e la quantità dei rifiuti gestiti da ciascuno;
c ) i costi di gestione e di ammortamento tecnico e finanziario degli investimenti per le attività di gestione dei rifiuti, nonché i proventi della tariffa di cui all’art. 49;
d ) i dati relativi alla raccolta differenziata.
[5] Le sezioni regionali e provinciali e delle province autonome del Catasto provvedono all’elaborazione dei dati ed alla successiva trasmissione alla Sezione nazionale entro 30 giorni dal ricevimento, ai sensi dell’art. 2, secondo comma, della legge 25-1-1994, n. 70, delle informazioni di cui al terzo e quarto comma. L’ANPA elabora i dati, evidenziando le tipologie e le quantità dei rifiuti prodotti, raccolti, trasportati, recuperati e smaltiti, nonché gli impianti di smaltimento e di recupero in esercizio, e ne assicura la pubblicità.
[6] Fino all’emanazione del decreto di cui al primo comma continuano ad applicarsi le disposizioni vigenti in materia.
[7] La riorganizzazione del Catasto di cui al primo e secondo comma non deve comportare oneri ulteriori ed aggiuntivi per il bilancio dello Stato.
Art. 12.
REGISTRI DI CARICO E SCARICO
[1] «I soggetti di cui all’art. 11, terzo comma, hanno l’obbligo di tenere un registro di carico e scarico, con fogli numerati e vidimati dall’Ufficio del registro, su cui devono annotare le informazioni sulle caratteristiche quantitative e qualitative dei rifiuti, da utilizzare per la comunicazione annuale al Catasto». «Le annotazioni devono essere effettuate:
a ) per i produttori almeno entro una settimana dalla produzione del rifiuto e dallo scarico del medesimo;
b ) per i soggetti che effettuano la raccolta e il trasporto almeno entro una settimana dalla effettuazione del trasporto;
c ) per i commercianti e gli intermediari almeno entro una settimana dalla effettuazione della transazione relativa;
d ) per i soggetti che effettuano le operazioni di recupero e di smaltimento entro ventiquattro ore dalla presa in carico dei rifiuti».
[2] Il registro tenuto dagli stabilimenti e dalle imprese che svolgono attività di smaltimento e di recupero di rifiuti deve, inoltre, contenere:
a ) l’origine, la quantità, le caratteristiche e la destinazione specifica dei rifiuti;
b ) la data del carico e dello scarico dei rifiuti ed il mezzo di trasporto utilizzato;
c ) il metodo di trattamento impiegato.
[3] «I registri sono tenuti presso ogni impianto di produzione, di stoccaggio, di recupero e di smaltimento di rifiuti nonché presso la sede delle imprese che effettuano attività di raccolta e trasporto, e presso la sede dei commercianti e degli intermediari». I registri «integrati con i formulari relativi al trasporto dei rifiuti» sono conservati per cinque anni dalla data dell’ultima registrazione, ad eccezione dei registri relativi alle operazioni di smaltimento dei rifiuti in discarica, che devono essere conservati a tempo indeterminato ed al termine dell’attività devono essere consegnati all’autorità che ha rilasciato l’autorizzazione.
«[3- bis ] I registri di carico e scarico relativi ai rifiuti prodotti dalle attività di manutenzione delle reti e delle utenze diffuse svolte dai soggetti pubblici e privati titolari di diritti speciali o esclusivi ai sensi della direttiva 93/38/CEE attuata con il decreto legislativo 17-3-1995, n. 158 , che installano e gestiscono, direttamente o mediante appaltatori, reti ed impianti per l’erogazione di forniture e servizi di interesse pubblico, possono essere tenuti, nell’ambito della provincia dove l’attività è svolta, presso le sedi di coordinamento organizzativo o altro centro equivalente comunicato preventivamente alla provincia stessa».
[4] I soggetti la cui produzione annua di rifiuti non eccede le 5 tonnellate di rifiuti non pericolosi ed una tonnellata di rifiuti pericolosi, possono adempiere all’obbligo della tenuta dei registri di carico e scarico dei rifiuti anche tramite le organizzazioni di categoria interessate o loro società di servizi che provvedono ad annotare i dati previsti con cadenza mensile, «mantenendo presso la sede dell’impresa copia dei dati trasmessi».
[5] Le informazioni contenute nel registro sono rese in qualunque momento all’autorità di controllo che ne fa richiesta.
[6] In attesa dell’individuazione del modello uniforme di registro di carico e scarico e degli eventuali documenti sostitutivi, nonché delle modalità di tenuta degli stessi, continuano ad applicarsi le disposizioni vigenti «che disciplinano le predette modalità di tenuta dei registri».
Art. 13.
ORDINANZE CONTINGIBILI E URGENTI
[1] Fatto salvo quanto previsto dalle disposizioni vigenti in materia tutela ambientale, sanitaria e di pubblica sicurezza, qualora si verifichino situazioni di eccezionale ed urgente necessità di tutela della salute pubblica e dell’ambiente, e non si possa altrimenti provvedere, il Presidente della giunta regionale o il Presidente della provincia ovvero il sindaco, nell’ambito delle rispettive competenze, possono emettere ordinanze contingibili ed urgenti per consentire il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti, anche in deroga alle disposizioni vigenti «garantendo un elevato livello di tutela della salute». Dette ordinanze sono comunicate al Ministro dell’ambiente, «al Ministro della sanità e al Presidente della regione» entro tre giorni dall’emissione ed hanno efficacia per un periodo non superiore a sei mesi.
[2] Entro centoventi giorni dall’adozione delle ordinanze di cui al primo comma, il Presidente della Giunta regionale promuove ed adotta le iniziative necessarie per garantire la raccolta differenziata, il riutilizzo, il riciclaggio e lo smaltimento dei rifiuti. In caso di inutile decorso del termine e di accertata inattività, il Ministro dell’ambiente diffida il Presidente della giunta regionale a provvedere entro un congruo termine, e in caso di protrazione dell’inerzia può adottare in via sostitutiva tutte le iniziative necessarie ai predetti fini.
[3] Le ordinanze di cui al primo comma indicano le norme a cui si intende derogare e sono adottate su parere degli organi tecnici o tecnico-sanitari locali, che lo esprimono con specifico riferimento alle conseguenze ambientali.
[4] Le ordinanze di cui al primo comma non possono essere reiterate per più di due volte. Qualora ricorrano comprovate necessità, il Presidente della regione d’intesa con il Ministro dell’ambiente può adottare, sulla base di specifiche prescrizioni, le ordinanze di cui al primo comma anche oltre i predetti termini.
[5] Le ordinanze di cui al primo comma che consentono il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti pericolosi sono comunicate dal Ministro dell’ambiente alla Commissione dell’Unione Europea.
Art. 14.
DIVIETO DI ABBANDONO
[1] L’abbandono e il deposito incontrollati di rifiuti sul suolo e nel suolo sono vietati.
[2] È altresì vietata l’immissione di rifiuti di qualsiasi genere, allo stato solido o liquido, nelle acque superficiali e sotterranee.
[3] Fatta salva l’applicazione delle sanzioni di cui agli artt. 50 e 51, chiunque viola i divieti di cui al primo e secondo comma è tenuto a procedere alla rimozione, all’avvio a recupero o allo smaltimento dei rifiuti ed al ripristino dello stato dei luoghi in solido con il proprietario e con i titolari di diritti reali o personali di godimento sull’area, ai quali tale violazione sia imputabile a titoli di dolo o colpa. Il sindaco dispone con ordinanza le operazioni a tal fine necessarie ed il termine entro cui provvedere, decorso il quale procede all’esecuzione in danno dei soggetti obbligati ed al recupero delle somme anticipate.
[4] Qualora la responsabilità del fatto illecito di cui al primo comma sia imputabile ad amministratori o rappresentanti di persona giuridica, ai sensi e per gli effetti del terzo comma sono tenuti in solido la persona giuridica ed i soggetti che subentrano nei diritti della persona stessa.
Art. 15.
TRASPORTO DEI RIFIUTI
[1] Durante il trasporto «effettuato da enti o imprese» i rifiuti sono accompagnati da un formulario di identificazione dal quale devono risultare, in particolare, i seguenti dati:
a ) norme ed indirizzo del produttore e del detentore;
b ) origine, tipologia e quantità del rifiuto;
c ) impianto di destinazione;
d ) data e percorso dell’istradamento;
e ) nome e indirizzo del destinatario.
[2] Il formulario di identificazione di cui al primo comma deve essere redatto in quattro esemplari, compilato, datato e firmato dal detentore dei rifiuti, e controfirmato dal trasportatore. Una copia del formulario deve rimanere presso il detentore, e le altre tre, controfirmate e datate in arrivo dal destinatario, sono acquisite una dal destinatario e due dal trasportatore, che provvede a trasmetterne una al detentore. Le copie del formulario devono essere conservate per cinque anni.
[3] Durante la raccolta ed il trasporto i rifiuti pericolosi devono essere imballati ed etichettati in conformità alle norme vigenti in materia.
[4] Le disposizioni di cui al primo comma non si applicano al trasporto di rifiuti urbani effettuato dal soggetto che gestisce il servizio pubblico «né ai trasporti di rifiuti che non eccedano la quantità di trenta chilogrammi al giorno o di trenta litri al giorno effettuati dal produttore dei rifiuti stessi» (5) .
[5] Il modello uniforme di formulario di identificazione di cui al primo comma è adottato entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
«[5- bis ] I formulari di identificazione di cui al primo comma devono essere numerati e vidimati dall’ufficio del registro o dalle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, e devono essere annotati sul registro IVA-acquisti. La vidimazione dei formulari predetti di identificazione è gratuita e non è soggetta ad alcun diritto o imposizione tributaria».
Art. 16.
SPEDIZIONI TRANSFRONTALIERE
[1] Le spedizioni transfrontaliere dei rifiuti sono disciplinate dal regolamento CEE n. 259/93 del Consiglio dell’1-2-1993 (6) e successive modifiche ed integrazioni.
[2] Sono fatti salvi, ai sensi dell’art. 19 del regolamento CEE n. 259/93, gli accordi in vigore tra lo Stato della Città del Vaticano, la Repubblica di San Marino e la Repubblica italiana. Alle importazioni di rifiuti solidi urbani e assimilati provenienti dallo Stato della Città del Vaticano e dalla Repubblica di San Marino non si applicano le disposizioni di cui all’art. 20 del regolamento CEE n. 259/93.
[3] Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto il Ministro dell’ambiente, nel rispetto delle norme del regolamento CEE n. 259/93 disciplina:
a ) i criteri per il calcolo degli importi minimi delle garanzie finanziarie da prestare per le spedizioni dei rifiuti, di cui all’art. 27 del regolamento;
b ) le spese amministrative poste a carico dei notificatori ai sensi dell’art. 33, paragrafo 1, del regolamento;
c ) le specifiche modalità per il trasporto dei rifiuti prodotti negli Stati di cui al secondo comma.
[4] Ai sensi e per gli effetti del regolamento:
a ) le autorità competenti di spedizione e di destinazione sono le regioni e le province autonome;
b ) l’autorità di transito è il Ministero dell’ambiente;
c ) corrispondente è il Ministero dell’ambiente.
[5] Le regioni e le province autonome comunicano le informazioni di cui all’art. 38 del regolamento CEE n. 259/93 al Ministero dell’ambiente, per il successivo inoltro alla Commissione dell’Unione Europea.
Art. 17.
BONIFICA E RIPRISTINO AMBIENTALE DEI SITI INQUINATI
[1] Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto il Ministro dell’ambiente, «avvalendosi dell’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente (ANPA)», (7) definisc
a ) i limiti di accettabilità della contaminazione dei suoli, delle acque superficiali e delle acque sotterranee in relazione alla specifica destinazione d’uso dei siti;
b ) le procedure di riferimento per il prelievo e l’analisi dei campioni;
c ) i criteri generali per la messa in sicurezza, la bonifica ed il ripristino ambientale dei siti inquinati, nonché per la redazione dei progetti di bonifica;
«c- bis ) tutte le operazioni di bonifica di suoli e falde acquifere che facciano ricorso a batteri, a ceppi batterici mutanti, a stimolanti di batteri naturalmente presenti nel suolo allo scopo di evitare i rischi di contaminazione del suolo e delle falde acquifere».
«[1- bis ] I censimenti di cui al decreto del Ministro dell’ambiente 16-5-1989 , sono estesi alle aree interne ai luoghi di produzione, raccolta, smaltimento e recupero dei rifiuti, in particolare agli impianti a rischio di incidente rilevante di cui al decreto del Presidente della Repubblica 17-5-1988, n. 175 , e successive modificazioni. Il Ministro dell’ambinete dispone, eventualmente attraverso accordi di programma con gli enti provvisti delle tecnologie di rilevazione più avanzate, la mappatura nazionale dei siti oggetto dei censimenti e la loro verifica con le regioni».
[2] Chiunque cagiona, anche in maniera accidentale, il superamento dei limiti di cui al primo comma, lettera a ), ovvero determina pericolo concreto ed attuale di superamento dei limiti medesimi, è tenuto a procedere a proprie spese agli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale delle aree inquinate e degli impianti dai quali deriva il pericolo di inquinamento. A tal fine:
a ) deve essere data, «entro quarantotto ore,» notifica al comune, alla provincia ed alla regione territorialmente competenti, nonché agli organi di controllo ambientale e sanitario, della situazione di inquinamento ovvero del pericolo concreto ed attuale di inquinamento del sito;
b ) entro le quarantotto ore successive alla notifica di cui alla lettera a ), deve essere data comunicazione al comune ed alla provincia ed alla regione territorialmente competenti degli interventi di messa in sicurezza adottati per non aggravare la situazione di inquinamento o di pericolo di inquinamento, contenere gli effetti e ridurre il rischio sanitario ed ambientale;
c ) entro trenta giorni dall’evento che ha determinato l’inquinamento ovvero dalla individuazione della situazione di pericolo, deve essere presentato al comune ed alla regione il progetto di bonifica delle aree inquinate.
[3] I soggetti e gli organi pubblici che nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali individuano siti nei quali i livelli di inquinamento sono superiori ai limiti previsti, ne danno comunicazione al comune, che diffida il responsabile dell’inquinamento a provvedere ai sensi del secondo comma, nonché alla provincia ed alla regione.
[4] Il comune approva il progetto ed autorizza la realizzazione degli interventi previsti entro novanta giorni dalla data di presentazione del progetto medesimo e ne dà comunicazione alla regione. L’autorizzazione indica le eventuali modifiche ed integrazioni del progetto presentato, ne fissa i tempi, anche intermedi, di esecuzione, e stabilisce le garanzie finanziarie che devono essere prestate a favore della regione per la realizzazione e l’esercizio degli impianti previsti dal progetto di bonifica medesimo. Se l’intervento di bonifica e di messa in sicurezza riguarda un’area compresa nel territorio di più comuni il progetto e gli interventi sono approvati ed autorizzati dalla regione.
[5] Entro sessanta giorni dalla data di presentazione del progetto di bonifica la regione può richiedere al comune che siano apportate modifiche ed integrazioni ovvero stabilite specifiche prescrizioni al progetto di bonifica.
[6] Qualora la destinazione d’uso prevista dagli strumenti urbanistici in vigore imponga il rispetto di limiti di accettabilità di contaminazione che non possono essere raggiunti neppure con l’applicazione delle migliori tecnologie disponibili a costi sopportabili, l’autorizzazione di cui al quarto comma può prescrivere l’adozione di misure di sicurezza volte ad impedire danni derivanti dall’inquinamento residuo, da attuarsi in via prioritaria con l’impiego di tecniche e di ingegneria ambientale, nonché limitazioni temporanee o permanenti all’utilizzo dell’area bonificata rispetto alle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti, ovvero particolari modalità per l’utilizzo dell’area medesima. Tali prescrizioni comportano, ove occorra, variazione degli strumenti urbanistici e dei piani territoriali.
«[6- bis ] Gli interventi di bonifica dei siti inquinati possono essere assistiti, sulla base di apposita disposizione legislativa di finanziamento, da contributo pubblico entro il limite massimo del 50 per cento delle relative spese nel caso in cui sussistano preminenti interessi pubblici connessi ad esigenze di tutela igienico-sanitaria e ambientale o occupazionali. Ai predetti contributi pubblici non si applicano le disposizioni di cui ai commi decimo e undicesimo».
[7] L’autorizzazione di cui al quarto comma costituisce variante urbanistica, comporta dichiarazione di pubblica utilità, di urgenza e di indifferibilità dei lavori, e sostituisce a tutti gli effetti le autorizzazioni, le concessioni, i concerti, le intese, i nullaosta, i pareri e gli assensi previsti dalla legislazione vigente per la realizzazione è l’esercizio degli impianti e delle attrezzature necessarie all’attuazione del progetto di bonifica.
[8] Il completamento degli interventi previsti dai progetti di cui al secondo comma, lettera c ), è attestato da apposita certificazione rilasciata dalla provincia competente per territorio.
[9] Qualora i responsabili non provvedano o non siano individuabili, gli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale sono realizzati d’ufficio dal comune territorialmente competente e ove questo non provveda dalla regione, che si avvale anche di altri enti pubblici. «Al fine di anticipare le somme per i predetti interventi le regioni possono istituire appositi fondi nell’ambito delle proprie disponibilità di bilancio».
[10] Gli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale «nonché la realizzazione delle eventuali misure di sicurezza» (41) costituiscono onere reale sulle aree inquinate di cui al secondo e terzo comma. L’onere reale deve essere indicato nel certificato di destinazione urbanistica ai sensi e per gli effetti dell’art. 18, secondo comma, della legge 28-2-1985, n. 47 .
[11] Le spese sostenute per la messa in sicurezza, la bonifica ed il ripristino ambientale delle aree inquinate «nonché per la realizzazione delle eventuali misure di sicurezza, ai sensi del secondo e terzo comma,» (42) sono assistite da privilegio speciale immobiliare sulle aree medesime, ai sensi e per gli effetti dell’art. 2748 (8) , secondo comma, del codice civile. Detto privilegio si può esercitare anche in pregiudizio dei diritti acquistati dai terzi sull’immobile. «Le predette spese sono altresì assistite da privilegio generale mobiliare» (9) .
«[11- bis ] Nel caso in cui il sito inquinato sia soggetto a sequestro, l’autorità giudiziaria che lo ha disposto autorizza l’accesso al sito per l’esecuzione degli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale delle aree, anche allo scopo di impedire l’ulteriore propagazione degli inquinanti ed il conseguente peggioramento della situazione ambientale» (43) .
[12] Le regioni predispongono sulla base delle notifiche dei soggetti interessati ovvero degli accertamenti degli organi di controllo un’anagrafe dei siti da bonificare che individui:
a ) gli ambiti interessati, la caratterizzazione ed il livello degli inquinanti presenti;
b ) i soggetti cui compete l’intervento di bonifica;
c ) gli enti di cui la regione intende avvalersi per l’esecuzione d’ufficio in caso di inadempienza dei soggetti obbligati;
d ) la stima degli oneri finanziari.
[13] Nel caso in cui il mutamento di destinazione d’uso di un’area comporti l’applicazione dei limiti di accettabilità di contaminazione più restrittivi, l’interessato deve procedere a proprie spese ai necessari interventi di bonifica sulla base di un apposito progetto che è approvato dal comune ai sensi di cui al quarto e sesto comma. L’accertamento dell’avvenuta bonifica è effettuato dalla Provincia ai sensi dell’ottavo comma.
«[13- bis ] Le procedure per gli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale disciplinate dal presente articolo possono essere comunque utilizzate ad iniziativa degli interessati».
«[13- ter ] Gli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale previsti dal presente articolo vengono effettuati indipendentemente dalla tipologia, dalle dimensioni e dalle caratteristiche dei siti inquinati nonché dalla natura degli inquinamenti» (43) .
[14] I progetti relativi ad interventi di bonifica di interesse nazionale sono presentati al Ministero dell’ambiente ed approvati, ai sensi e per gli effetti delle disposizioni che precedono, con decreto del Ministro dell’ambiente, d’intesa con la regione territorialmente competente. «L’approvazione produce gli effetti di cui al settimo comma e, con esclusione degli impianti di incenerimento e di recupero energetico, sostituisce, ove prevista per legge, la pronuncia di valutazione di impatto ambientale degli impianti da realizzare nel sito inquinato per gli interventi di bonifica».
[15] I limiti, le procedure, i criteri generali di cui al primo comma ed i progetti di cui al quattordicesimo comma relativi ad aree destinate alla produzione agricola e all’allevamento sono definiti ed approvati di concerto con il Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali.
«[15- bis ] Il Ministro dell’ambiente emana un decreto recante indicazioni ed informazioni per le imprese industriali, consorzi di imprese, cooperative, consorzi tra imprese industriali ed artigiane che intendano accedere a incentivi e finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie di bonifica previsti dalla vigente legislazione.
[15- ter ] Il Ministero dell’ambiente e le regioni rendono pubblica, rispettivamente, la lista di priorità nazionale e regionale dei siti contaminati da bonificare» (10) .
Capo II
COMPETENZE
Art. 18.
COMPETENZE DELLO STATO
[1] Spettano allo Stato:
«a) le funzioni di indirizzo e coordinamento necessarie all’attuazione del presente decreto da adottare ai sensi dell’art. 8 della legge 15-3-1997, n. 59 (11) »;
b ) la definizione dei criteri generali e delle metodologie per la gestione integrata dei rifiuti, nonché l’individuazione dei fabbisogni per lo smaltimento dei rifiuti sanitari, anche al fine di ridurne la movimentazione;
c ) l’individuazione delle iniziative e delle misure per prevenire e limitare, anche mediante il ricorso a forme di deposito cauzionale sui beni immessi al consumo, la produzione dei rifiuti, nonché per ridurre la pericolosità degli stessi;
d ) l’individuazione dei flussi omogenei di produzione dei rifiuti con più elevato impatto ambientale, che presentano le maggiori difficoltà di smaltimento o particolari possibilità di recupero sia per le sostanze impiegate nei prodotti base sia per la quantità complessiva dei rifiuti medesimi;
e ) la definizione dei piani di settore per la riduzione, il riciclaggio, il recupero e l’ottimizzazione dei flussi di rifiuti;
f ) l’indicazione delle misure atte ad incoraggiare la razionalizzazione della raccolta, della cernita e del riciclaggio dei rifiuti;
g ) l’individuazione delle iniziative e delle azioni, anche economiche, per favorire il riciclaggio ed il recupero di materia prima dai rifiuti, nonché per promuovere il mercato dei materiali recuperati dai rifiuti ed il loro impiego da parte della Pubblica Amministrazione e dei soggetti economici;
h ) l’individuazione degli obiettivi di qualità dei servizi di gestione dei rifiuti;
i ) la determinazione dei criteri generali per la elaborazione dei piani regionali di cui all’art. 22, ed il coordinamento dei piani stessi;
l ) l’indicazione dei criteri generali relativi alle caratteristiche delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti;
m ) l’indicazione dei criteri generali per l’organizzazione e l’attuazione della raccolta differenziata dei rifiuti urbani;
n ) la determinazione «d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano» dei criteri generali e degli standard di bonifica dei siti inquinati, nonché la determinazione dei criteri per individuare gli interventi di bonifica che, in relazione al rilievo dell’impatto sull’ambiente connesso all’estensione dell’area interessata, alla quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, rivestono interesse nazionale.
[2] Sono inoltre di competenza dello Stato:
a ) l’adozione delle norme tecniche per la gestione dei rifiuti, dei rifiuti pericolosi e di specifiche tipologie di rifiuti, nonché delle norme e delle condizioni per l’applicazione delle procedure semplificate di cui agli artt. 31, 32 e 33;
b ) la determinazione e la disciplina delle attività di recupero dei prodotti di amianto e dei beni e dei prodotti contenenti amianto;
c ) la determinazione dei limiti di accettabilità e delle caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche di talune sostanze contenute nei rifiuti in relazione a specifiche utilizzazioni degli stessi;
d ) la determinazione dei criteri qualitativi e quantitativi per l’assimilazione, ai fini della raccolta e dello smaltimento, dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani;
e ) la definizione del modello e dei contenuti del formulario di identificazione di cui all’art. 15, primo e quinto comma;
f ) la definizione dei metodi, delle procedure e degli standard per il campionamento e l’analisi dei rifiuti;
g ) la determinazione dei requisiti soggettivi e delle capacità tecniche e finanziarie per l’esercizio delle attività di gestione dei rifiuti;
h ) la riorganizzazione e la tenuta del Catasto Nazionale dei rifiuti;
i ) la regolamentazione del trasporto dei rifiuti e la definizione del formulario di cui all’art. 15;
l ) l’individuazione delle tipologie di rifiuti che per comprovate ragioni tecniche, ambientali ed economiche possono essere smaltiti direttamente in discarica;
m ) l’adozione di un modello uniforme del registro di cui all’art. 12 e la definizione delle modalità di tenuta dello stesso, nonché l’individuazione degli eventuali documenti sostitutivi del registro stesso;
n ) l’individuazione dei beni durevoli di cui all’art. 44;
o ) l’aggiornamento degli allegati al presente decreto;
p ) l’adozione delle norme tecniche, delle modalità e delle condizioni di utilizzo del prodotto ottenuto mediante compostaggio, con particolare riferimento all’utilizzo agronomico come fertilizzante, ai sensi della legge del 19-10-1984, n. 748, e successive modifiche e integrazione, del prodotto di qualità ottenuto mediante compostaggio da rifiuti organici selezionati alla fonte con raccolta differenziata;
«p- bis ) l’autorizzazione allo smaltimento di rifiuti nelle acque marine in conformità alle disposizioni stabilite dalle norme comunitarie e dalle convenzioni internazionali vigenti in materia; tale autorizzazione è rilasciata dal Ministro dell’ambiente, sentito il Ministro delle politiche agricole, su proposta dell’autorità marittima nella cui zona di competenza si trova il porto più vicino al luogo dove deve essere effettuato lo smaltimento ovvero si trova il porto da cui parte la nave con il carico di rifiuti da smaltire».
[3] Salvo che non sia diversamente disposto dal presente decreto, le funzioni di cui al primo comma sono esercitate ai sensi della legge 23-8-1988, n. 400, dal Ministro dell’ambiente.
[4] Salvo che non sia diversamente disposto dal presente decreto, le norme regolamentari e tecniche di cui al secondo comma sono adottate, ai sensi dell’art. 17, terzo comma, della legge 23-8-1988, n. 400, con decreti del Ministro dell’ambiente, nonché, quando le predette norme riguardano i rifiuti agricoli ed il trasporto dei rifiuti, di concerto, rispettivamente, con i Ministri delle risorse agricole, alimentari e forestali e dei trasporti e della navigazione.
Art. 19.
COMPETENZE DELLE REGIONI
[1] Sono di competenza delle regioni, nel rispetto dei principi previsti dalla normativa vigente e dal presente decreto:
a ) la predisposizione, l’adozione e l’aggiornamento, sentiti le province ed i comuni, dei piani regionali di gestione dei rifiuti di cui all’art. 22;
b ) la regolamentazione delle attività di gestione dei rifiuti, ivi compresa la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, anche pericolosi, con l’obiettivo prioritario della separazione dei rifiuti di provenienza alimentare, degli scarti di prodotti vegetali e animali, o comunque ad alto tasso di umidità, dai restanti rifiuti;
c ) l’elaborazione, l’approvazione e l’aggiornamento dei piani per la bonifica di aree inquinate;
d ) l’approvazione dei progetti di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti, anche pericolosi, e l’autorizzazione alle modifiche degli impianti esistenti;
e ) l’autorizzazione all’esercizio delle operazioni di smaltimento e di recupero dei rifiuti, anche pericolosi;
f ) le attività in materia di spedizioni transfrontaliere dei rifiuti che il regolamento CEE n. 259/93 attribuisce alle autorità competenti di spedizione e di destinazione;
g ) la delimitazione, in deroga all’ambito provinciale, degli ambiti ottimali per la gestione dei rifiuti urbani e assimilati;
h ) le linee guida ed i criteri per la predisposizione e l’approvazione dei progetti di bonifica e di messa in sicurezza, nonché l’individuazione delle tipologie di progetti non soggetti ad autorizzazione;
i ) la promozione della gestione integrata dei rifiuti, intesa come il complesso delle attività volte ad ottimizzare il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti;
l ) l’incentivazione alla riduzione della produzione dei rifiuti ed al recupero degli stessi;
m ) la definizione dei contenuti della relazione da allegare alla comunicazione di cui agli artt. 31, 32 e 33;
n ) la definizione dei criteri per l’individuazione, da parte delle province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti;
«n- bis ) la definizione dei criteri per l’individuazione degli impianti o luoghi adatti allo smaltimento e la determinazione, nel rispetto delle norme tecniche di cui all’art. 18, secondo comma, lettera a ), di disposizioni speciali per rifiuti di tipo particolare».
[2] Per l’esercizio delle funzioni di cui al primo comma le regioni si avvalgono anche degli organismi individuati ai sensi del decreto legge 4-12-1993, n. 496, convertito, con modificazioni, dalla legge 21-1-1994, n. 61 .
[3] Le regioni privilegiano la realizzazione di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti in aree industriali, compatibilmente con le caratteristiche delle aree medesime, incentivando le iniziative di autosmaltimento. Tale disposizione non si applica alle discariche.
[4] Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto le regioni emanano norme affinché gli uffici pubblici coprano il fabbisogno annuale di carta con una quota di carta riciclata pari almeno al quaranta per cento del fabbisogno stesso.
«[4- bis ] Nelle aree portuali la gestione dei rifiuti prodotti dalle navi è organizzata dalle autorità portuali, ove istituite, o dalle autorità marittime, che provvedono anche agli adempimenti di cui agli artt. 11 e 12».
Art. 20.
COMPETENZE DELLE PROVINCE
[1] In attuazione dell’art. 14 della legge 8-6-1990, n. 142 , alle province competono, in particolare:
a ) le funzioni amministrative concernenti la programmazione e l’organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale;
b ) il controllo e la verifica degli interventi di bonifica e del monitoraggio ad essi conseguenti;
c ) il controllo periodico su tutte le attività di gestione, «di intermediazione e di commercio» dei rifiuti, ivi compreso l’accertamento delle violazioni del presente decreto;
d ) la verifica ed il controllo dei requisiti previsti per l’applicazione delle procedure semplificate di cui agli artt. 31, 32 e 33;
e ) l’individuazione, sulla base delle previsioni del piano territoriale di coordinamento di cui all’art. 15, secondo comma, della legge 8-6-1990, n. 142 , ove già adottato, e delle previsioni di cui all’art. 22, terzo comma, «lettere c ) ed e)», sentiti i comuni, delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti urbani, con indicazioni plurime per ogni tipo di impianto, nonché delle zone non idonee alla localizzazione di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti;
f ) l’iscrizione delle imprese e degli enti sottoposti alle procedure semplificate di cui agli artt. 31, 32 e 33 ed i relativi controlli;
g ) l’organizzazione delle attività di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e assimilati sulla base di ambiti territoriali ottimali delimitati ai sensi dell’art. 23.
[2] Per l’esercizio delle attività di controllo sulla gestione dei rifiuti le province possono avvalersi anche delle strutture di cui all’art. 7, del decreto legislativo 30-12-1992, n. 502, come sostituito dall’art. 8 del decreto legislativo 7-12-1993, n. 517, con le modalità di cui al terzo comma, nonché degli organismi individuati ai sensi del decreto legge 4-12-1993, n. 496, convertito, con modificazioni, dalla legge 21-1-1994, n. 61 .
[3] Ai fini dell’esercizio delle proprie funzioni le province possono altresì avvalersi di organismi pubblici con specifiche esperienze e competenze tecniche in materia, con i quali stipulano apposite convenzioni.
[4] Gli addetti al controllo sono autorizzati ad effettuare ispezioni, verifiche e prelievi di campioni all’interno di stabilimenti, impianti o imprese che producono o che svolgono attività di gestione dei rifiuti. Il segreto industriale non può essere opposto agli addetti al controllo, che sono tenuti all’obbligo della riservatezza ai sensi della normativa vigente.
[5] Il personale appartenente al Nucleo Operativo Ecologico dell’Arma dei Carabinieri è autorizzato ad effettuare ispezioni e le verifiche necessarie ai fini dell’espletamento delle funzioni di cui all’art. 8 della legge 8-7-1986, n. 349 . Restano ferme le altre disposizioni vigenti in materia di vigilanza e controllo.
[6] Nell’ambito delle competenze di cui al primo comma, le province sottopongono ad adeguati controlli periodici gli stabilimenti e le imprese che smaltiscono o recuperano rifiuti, curando, in particolare, «l’effettuazione di adeguati controlli periodici sulle» attività sottoposte alle procedure semplificate di cui agli artt. 31, 32 e 33, e che i controlli riguardino, in primo luogo, l’origine e la destinazione dei rifiuti.
Art. 21.
COMPETENZE DEI COMUNI
[1] I comuni effettuano la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento in regime di privativa nelle forme di cui alla legge 8-6-1990, n. 142 , e dell’art. 23.
[2] I comuni disciplinano la gestione dei rifiuti urbani con appositi regolamenti che, nel rispetto dei principi di efficacia, efficienza ed economicità, stabiliscono in particolare:
a ) le disposizioni per assicurare la tutela igienico-sanitaria in tutte le fasi della gestione dei rifiuti urbani;
b ) le modalità del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani;
c ) le modalità del conferimento, della raccolta differenziata e del trasporto dei rifiuti urbani al fine di garantire una distinta gestione delle diverse frazioni di rifiuti e promuovere il recupero degli stessi;
d ) le norme atte a garantire una distinta ed adeguata gestione dei rifiuti urbani pericolosi, e dei rifiuti da esumazione ed estumulazione di cui all’art. 7, secondo comma, lettera f);
e ) le disposizioni necessarie a ottimizzare le forme di conferimento, raccolta e trasporto dei rifiuti primari di imballaggio in sinergia con altre frazioni merceologiche, fissando standard minimi da rispettare;
f ) le modalità di esecuzione della pesata dei rifiuti urbani prima di inviarli al recupero e allo smaltimento;
g ) l’assimilazione per qualità e quantità dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani ai fini della raccolta e dello smaltimento sulla base dei criteri fissati ai sensi dell’art. 18, secondo comma, lettera d). Sono comunque considerati rifiuti urbani, ai fini della raccolta, del trasporto e dello stoccaggio, tutti i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade ovvero, di qualunque natura e provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle strade marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua.
[3] È, inoltre, di competenza dei comuni l’approvazione dei progetti di bonifica dei siti inquinati «ai sensi dell’art. 17».
[4] Nell’attività di gestione dei rifiuti urbani, i comuni si possono avvalere della collaborazione delle associazioni di volontariato e della partecipazione dei cittadini e delle loro associazioni.
[5] I comuni possono istituire, nelle forme previste dalla legge 8-6-1990, n. 142 , e successive modificazioni, servizi integrativi per la gestione dei rifiuti speciali non assimilati ai rifiuti urbani.
[6] I comuni sono tenuti a fornire alla regione ed alla provincia tutte le informazioni sulla gestione dei rifiuti urbani dalle stesse richieste.
[7] La privativa di cui al primo comma non si applica alle attività di recupero dei rifiuti che rientrino nell’accordo di programma di cui all’art. 22, undicesimo comma, ed alle attività di recupero dei rifiuti assimilati.
[8] Sono fatte salve le disposizioni di cui all’art. 6, primo comma, della legge 28-1-1994, n. 84 , e relativi decreti attuativi.
Capo III
PIANI DI GESTIONE DEI RIFIUTI
Art. 22.
PIANI REGIONALI
[1] Le regioni, sentite le province ed i comuni, nel rispetto dei principi e delle finalità di cui agli artt. 1, 2, 3, 4 e 5, ed in conformità ai criteri stabiliti dal presente articolo, predispongono piani regionali di gestione dei rifiuti assicurando adeguata pubblicità e la massima partecipazione dei cittadini, ai sensi dell’art. 25 della legge 7-8-1990, n. 241 .
[2] I piani regionali di gestione dei rifiuti promuovono la riduzione delle quantità, dei volumi e della pericolosità dei rifiuti.
[3] Il piano regionale di gestione dei rifiuti prevede inoltre:
a ) le condizioni ed i criteri tecnici secondo i quali, nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia, gli impianti per la gestione dei rifiuti, ad eccezione delle discariche, possono essere localizzati nelle aree destinate ad insediamenti produttivi;
b ) la tipologia ed il complesso degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti urbani da realizzare nella regione, tenendo conto dell’obiettivo di assicurare la gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all’interno degli ambiti territoriali ottimali di cui all’art. 23, nonché dell’offerta di smaltimento e di recupero da parte del sistema industriale;
c ) il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti necessari a garantire la gestione dei rifiuti urbani secondo criteri di efficienza e di economicità, e l’autosufficienza della gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all’interno di ciascuno degli ambiti territoriali ottimali di cui all’art. 23, nonché ad assicurare lo smaltimento dei rifiuti speciali in luoghi prossimi a quelli di produzione al fine di favorire la riduzione della movimentazione di rifiuti;
d ) la stima dei costi delle operazioni di recupero e di smaltimento;
e ) i criteri per l’individuazione, da parte delle province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di «smaltimento e recupero dei rifiuti, nonché per l’individuazione dei luoghi o impianti adatti allo» smaltimento dei rifiuti;
f ) le iniziative dirette a limitare la produzione dei rifiuti ed a favorire il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti;
g ) le iniziative dirette a favorire il recupero dai rifiuti di materiali e di energia;
h ) le misure atte a promuovere la regionalizzazione della raccolta, della cernita e dello smaltimento dei rifiuti urbani;
«h- bis ) i tipi, le quantità e l’origine dei rifiuti da recuperare o da smaltire;
— ter ) la determinazione, nel rispetto delle norme tecniche di cui all’art. 18, secondo comma, lettera a ), di disposizioni speciali per rifiuti di tipo particolare».
[4] Il piano regionale di gestione dei rifiuti è coordinato con gli altri piani di competenza regionale previsti dalla normativa vigente, ove adottati.
[5] Costituiscono parte integrante del piano regionale i piani per la bonifica delle aree inquinate che devono prevedere:
a ) l’ordine di priorità degli interventi, «basato su un criterio di valutazione del rischio elaborato dall’ANPA» (12) ;
b ) l’individuazione dei siti da bonificare e delle caratteristiche generali degli inquinamenti presenti;
c ) le modalità degli interventi di bonifica e risanamento ambientale, che privilegino prioritariamente l’impiego di materiali provenienti da attività di recupero di rifiuti urbani;
d ) la stima degli oneri finanziari;
e ) le modalità di smaltimento dei materiali da asportare.
[6] L’approvazione del piano regionale o il suo adeguamento è condizione necessaria per accedere ai finanziamenti nazionali.
[7] La regione approva o adegua il piano «entro due anni» (13) dalla data di entrata in vigore del presente decreto; in attesa restano in vigore i piani regionali vigenti;
[8] In caso di inutile decorso del termine di cui al settimo comma e di accertata inattività, il Ministro dell’ambiente diffida gli organi regionali competenti ad adempiere entro un congruo termine e, in caso di protrazione dell’inerzia, adotta, in via sostitutiva, i provvedimenti necessari alla elaborazione del piano regionale.
[9] Qualora le autorità competenti non realizzino gli interventi previsti dal piano regionale nei termini e con le modalità stabiliti, «e tali omissioni possono arrecare un grave pregiudizio all’attuazione del piano stesso,» il Ministro dell’ambiente diffida le autorità inadempienti a provvedere entro un termine non inferiore a 180 giorni. Decorso inutilmente il termine, il Ministro dell’ambiente, in via sostitutiva, può adottare tutti i provvedimenti necessari ed idonei per l’attuazione degli interventi contenuti nel piano. A tal fine può avvalersi anche di commissari delegati.
[10] I provvedimenti di cui al nono comma possono riguardare interventi finalizzati a:
a ) attuare la raccolta differenziata dei rifiuti;
b ) provvedere al reimpiego, al recupero e al riciclaggio degli imballaggi conferiti al servizio pubblico;
c ) introdurre sistemi di deposito cauzionale obbligatorio sui contenitori;
d ) favorire operazioni di trattamento dei rifiuti urbani ai fini del riciclaggio e recupero degli stessi;
e ) favorire la realizzazione e l’utilizzo di impianti per il recupero dei rifiuti solidi urbani.
[11] Sulla base di appositi accordi di programma stipulati con il Ministro dell’ambiente, possono essere autorizzati, ai sensi degli artt. 31 e 33, la costruzione e l’esercizio «o il solo esercizio» all’interno di insediamenti industriali esistenti di impianti per il recupero di rifiuti urbani non previsti dal piano regionale qualora ricorrano le seguenti condizioni:
a ) siano riciclati e recuperati come materia prima rifiuti provenienti da raccolta differenziata, sia prodotto composto da rifiuti oppure sia utilizzato combustibile da rifiuti;
b ) siano rispettate le norme tecniche di cui agli artt. 31 e 33;
c ) siano utilizzate le migliori tecnologie di tutela dell’ambiente;
d ) sia garantita una diminuzione delle emissioni inquinanti.
Art. 23.
GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI IN AMBITI TERRITORIALI OTTIMALI
[1] Salvo diversa disposizione stabilita con legge regionale gli ambiti territoriali ottimali per la gestione dei rifiuti urbani sono le province. In tali ambiti territoriali ottimali le province assicurano una gestione unitaria dei rifiuti urbani e predispongono piani di gestione dei rifiuti, sentiti i comuni, in applicazione degli indirizzi e delle prescrizioni del presente decreto.
[2] Per esigenze tecniche o di efficienza nella gestione dei rifiuti urbani, le province possono autorizzare gestioni anche a livello sub-provinciale purché, anche in tali ambiti territoriali sia superata la frammentazione della gestione.
[3] I comuni di ciascun ambito territoriale ottimale di cui al primo comma, entro il termine perentorio di sei mesi dalla delimitazione dell’ambito medesimo, organizzano la gestione dei rifiuti urbani secondo criteri di efficienza, di efficacia e di economicità.
[4] I comuni provvedono alla gestione dei rifiuti urbani mediante le forme, anche obbligatorie, previste dalla legge 8-6-1990, n. 142, come integrata dall’art. 12 della legge 23-12-1992, n. 498 .
[5] Per le finalità di cui al primo, secondo e terzo comma, le province, entro il termine di dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, «coordinano, sulla base della legge regionale adottata», ai sensi della legge 8-6-1990, n. 142, e successive modificazioni, le forme ed i modi della cooperazione tra gli enti locali ricadenti nel medesimo ambito ottimale. Qualora la forma di cooperazione sia attuata per gli effetti dell’art. 24 della legge 8-6-1990, n. 142, le province individuano gli enti locali partecipanti, l’ente locale responsabile del coordinamento, gli adempimenti ed i termini previsti per l’assicurazione delle convenzioni di cui all’art. 24, primo comma, della legge 8-6-1990, n. 142. Dette convenzioni determinano in particolare le procedure che dovranno essere adottate per l’assegnazione del servizio di gestione dei rifiuti, le forme di vigilanza e di controllo, nonché gli altri elementi indicati all’art. 24, secondo comma, della legge 8-6-1990, n. 142. Decorso inutilmente il predetto termine le regioni e le province autonome provvedono in sostituzione degli enti inadempienti.
Art. 24.
CONTRIBUTO PER LO SMALTIMENTO DI RIFIUTI IN DISCARICA
[1] In ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti:
a ) 15% entro due anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto;
b ) 25% entro quattro anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto;
c ) 35% a partire dal sesto anno successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto.
[2] Il coefficiente di correzione di cui all’art. 3, ventinovesimo comma, della legge 28-12-1995, n. 549, è determinato anche in relazione al conseguimento degli obiettivi di cui al primo comma.
«[2- bis ] Con decreto del Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, d’intesa con la Conferenza dei Presidenti delle regioni e delle province autonome, vengono stabiliti la metodologia e i criteri di calcolo delle percentuali di cui al primo comma» (44) .
Art. 25.
ACCORDI E CONTRATTI DI PROGRAMMA, INCENTIVI
[1] Ai fini dell’attuazione dei principi e degli obiettivi stabiliti dal presente decreto, il Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’industria, può stipulare appositi accordi e contratti di programma con enti pubblici o con le imprese maggiormente presenti sul mercato o con le associazioni di categoria. Gli accordi ed i contratti di programma hanno ad oggetto, in particolare:
a ) l’attuazione di specifici piani di settore di riduzione, recupero e ottimizzazione dei flussi di rifiuti;
b ) la sperimentazione, la promozione, l’attuazione e lo sviluppo di processi produttivi e di tecnologie pulite idonei a prevenire o ridurre la produzione dei rifiuti e la loro pericolosità, e ad ottimizzare il recupero dei rifiuti stessi;
c ) lo sviluppo di innovazioni nei sistemi produttivi per favorire metodi di produzione di beni con impiego di materiali meno inquinanti e comunque riciclabili;
d ) le modifiche del ciclo produttivo e la riprogettazione di componenti, macchine e strumenti di controllo;
e ) la sperimentazione, la promozione e la produzione di beni progettati, confezionati e messi in commercio in modo da ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti e i rischi di inquinamento;
f ) la sperimentazione, la promozione e l’attuazione di attività di riutilizzo, riciclaggio e recupero di rifiuti;
g ) l’adozione di tecniche per il reimpiego ed il riciclaggio dei rifiuti nell’impianto di produzione;
h ) lo sviluppo di tecniche appropriate e di sistemi di controllo per l’eliminazione dei rifiuti e delle sostanze pericolose contenute nei rifiuti;
i ) l’impiego da parte dei soggetti economici e dei soggetti pubblici dei materiali recuperati dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani;
l ) l’impiego di sistemi di controllo del recupero e della riduzione di rifiuti.
[2] Il Ministro dell’ambiente, può altresì stipulare appositi accordi e contratti di programma con le imprese maggiormente presenti sul mercato nazionale e con le associazioni di categoria per:
a ) promuovere e favorire l’utilizzo di sistemi di ecolabel e di eco-audit;
b ) attuare programmi di ritiro dei beni di consumo al termine del loro ciclo di utilità ai fini del riutilizzo, del riciclaggio e del recupero di materia prima, anche mediante procedure semplificate per la raccolta ed il trasporto dei rifiuti, le quali devono comunque garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente.
[3] I predetti accordi sono stipulati di concerto con il Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali qualora riguardino attività collegate alla produzione agricola.
[4] Il programma triennale di tutela dell’ambiente di cui alla legge 28-8-1989, n. 305 , individua le risorse finanziarie da destinarsi, sulla base di apposite disposizioni legislative di finanziamento, agli accordi ed ai contratti di programma di cui al primo e secondo comma, e fissa le modalità di stipula dei medesimi.
Art. 26.
OSSERVATORIO NAZIONALE SUI RIFIUTI
[1] Al fine di garantire l’attuazione delle norme di cui al presente decreto legislativo, con particolare riferimento alla prevenzione della produzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti ed all’efficacia, all’efficienza ed all’economicità della gestione dei rifiuti, degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, nonché alla tutela della salute pubblica e dell’ambiente, è istituito, presso il Ministero dell’ambiente, l’Osservatorio nazionale sui rifiuti, in seguito denominato Osservatorio. L’Osservatorio svolge, in particolare, le seguenti funzioni:
a ) vigila sulla gestione dei rifiuti, degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio;
b ) provvede all’elaborazione ed all’aggiornamento permanente di criteri e specifici obiettivi d’azione, nonché alla definizione ed all’aggiornamento permanente di un quadro di riferimento sulla prevenzione e sulla gestione dei rifiuti;
c ) esprime il proprio parere sul Programma generale di prevenzione di cui all’art. 42 e lo stesso lo trasmette per l’adozione definitiva al Ministro dell’ambiente ed al Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato «ed alla Conferenza Stato-regioni»;
d ) predispone il Programma generale di prevenzione di cui all’art. 42 qualora il Consorzio Nazionale Imballaggi non provveda nei termini previsti;
e ) verifica l’attuazione del Programma Generale di cui all’art. 42 ed il raggiungimento degli obiettivi di recupero e di riciclaggio;
f ) verifica i costi di recupero e smaltimento;
g ) elabora il metodo normalizzato di cui all’art. 49, quinto comma, e lo trasmette per l’approvazione ai Ministri dell’ambiente e dell’industria;
h ) verifica livelli di qualità dei servizi erogati;
i ) predispone un rapporto annuale sulla gestione dei rifiuti, degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio e ne cura la trasmissione ai Ministri dell’ambiente, dell’industria, del commercio e dell’artigianato e della sanità.
[2] L’Osservatorio è costituito con decreto del Ministro dell’ambiente, ed è composto «da nove membri», scelti tra persone esperte in materia, di cui:
a ) tre designati dal Ministro dell’ambiente, di cui uno con funzioni di Presidente;
b ) due designati dal Ministro dell’industria, di cui uno con funzioni di vice-presidente;
c ) uno designato dal Ministro della sanità;
d ) uno designato dal Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali;
d-bis ) uno designato dal Ministro del tesoro;
d-ter ) uno designato dalla Conferenza Stato-regioni».
[3] I membri durano in carica cinque anni. Il trattamento economico spettante ai membri dell’Osservatorio «e della segreteria tecnica» è determinato con decreto del Ministro del tesoro, di concerto con il Ministro dell’ambiente ed il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato.
[4] Con decreto del Ministro dell’ambiente, da emanarsi entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono definite le modalità organizzative e di funzionamento dell’Osservatorio e della Segreteria tecnica.
[5] All’onere derivante dalla costituzione e dal funzionamento dell’Osservatorio e della segreteria tecnica pari a lire due miliardi, aggiornate annualmente in relazione al tasso di inflazione, provvede il Consorzio Nazionale Imballaggi di cui all’art. 41 con un contributo di pari importo a carico dei consorziati. Dette somme sono versate dal Comitato Nazionale Imballaggi all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate con decreto del Ministro del tesoro ad apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero dell’ambiente. Le spese per il funzionamento del predetto Osservatorio sono subordinate alle entrate.
«[5- bis ] Al fine di consentire l’avviamento ed il funzionamento dell’attività dell’osservatorio nazionale sui rifiuti, in attesa dell’attuazione di quanto disposto al quinto comma, è autorizzata la spesa di lire 1.000 milioni per l’anno 1998 da iscrivere in apposita unità previsionale di base dello stato di previsione del Ministero dell’ambiente» (14) .
Capo IV
AUTORIZZAZIONI E ISCRIZIONI
Art. 27.
APPROVAZIONE DEL PROGETTO E AUTORIZZAZIONE ALLA REALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DI SMALTIMENTO E DI RECUPERO DEI RIFIUTI
[1] I soggetti che intendono realizzare nuovi impianti di smaltimento o di recupero di rifiuti, anche pericolosi, devono presentare apposita domanda alla regione competente per territorio, allegando il progetto definitivo dell’impianto e la documentazione tecnica prevista per la realizzazione del progetto stesso dalle disposizioni vigenti in materia urbanistica, di tutela ambientale, di salute e di sicurezza sul lavoro, e di igiene pubblica. Ove l’impianto debba essere sottoposto alla procedura di valutazione di impatto ambientale statale ai sensi della normativa vigente, alla domanda è altresì allegata la comunicazione del progetto all’autorità competente ai predetti fini ed il termine di cui al terzo comma resta sospeso fino all’acquisizione della pronuncia sulla compatibilità ambientale ai sensi dell’art. 6, quarto comma, della legge 8-7-1986, n. 349 , e successive modifiche ed integrazioni.
[2] Entro trenta giorni dal ricevimento della domanda di cui al primo comma, la regione nomina un responsabile del procedimento e convoca una apposita conferenza cui partecipano i responsabili degli uffici regionali competenti, e i rappresentanti degli enti locali interessati. Alla conferenza è invitato a partecipare anche il richiedente l’autorizzazione o un suo rappresentante al fine di acquisire informazioni e chiarimenti.
[3] Entro novanta giorni dalla sua convocazione, la conferenza:
a ) procede alla valutazione dei progetti;
b ) acquisisce e valuta tutti gli elementi relativi alla compatibilità del progetto con le esigenze ambientali e territoriali;
c ) acquisisce, ove previsto dalla normativa vigente, la valutazione di compatibilità ambientale;
d ) trasmette le proprie conclusioni con i relativi atti alla giunta regionale.
[4] Per l’istruttoria tecnica della domanda la regione può avvalersi degli organismi individuati ai sensi del decreto legge 4-12-1993, n. 496, convertito, con modificazioni, dalla legge 21-1-1994, n. 61 .
[5] Entro trenta giorni dal ricevimento delle conclusioni della conferenza, e sulla base delle risultanze della stessa, la Giunta regionale approva il progetto e autorizza la realizzazione dell’impianto. L’approvazione sostituisce ad ogni effetto visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di organi regionali, provinciali e comunali. L’approvazione stessa costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico comunale, e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori.
[6] Nel caso in cui il progetto approvato riguardi aree vincolate ai sensi della legge 29-6-1939, n. 1497 , e del decreto legge 27-6-1985, n. 312, convertito, con modificazioni, dalla legge 8-8-1985, n. 431 , si applicano le disposizioni di cui al nono comma dell’art. 82 del decreto del Presidente della Repubblica 24-7-1977, n. 616 , come modificato dal decreto legge 27-6-1985, n. 312, convertito, con modificazioni, dalla legge 8-8-1985, n. 431.
[7] In caso di mancato rispetto del termine complessivo di cui al secondo, terzo e quinto comma, le regioni emanano le norme necessarie per disciplinare l’intervento sostitutivo.
[8] Le procedure di cui al presente articolo si applicano anche per la realizzazione di varianti sostanziali in corso di esercizio, che comportano modifiche a seguito delle quali gli impianti non sono più conformi all’autorizzazione rilasciata.
[9] Contestualmente alla domanda di cui al primo comma può essere presentata domanda di autorizzazione all’esercizio delle operazioni di smaltimento e di recupero di cui all’art. 28. In tal caso la regione autorizza le operazioni di smaltimento e di recupero contestualmente all’adozione del provvedimento che autorizza la realizzazione dell’impianto.
Art. 28.
AUTORIZZAZIONE ALL’ESERCIZIO DELLE OPERAZIONI DI SMALTIMENTO E RECUPERO
[1] L’esercizio delle operazioni di smaltimento e di recupero dei rifiuti è autorizzato dalla regione competente per territorio entro novanta giorni dalla presentazione della relativa istanza da parte dell’interessato. L’autorizzazione individua le condizioni e le prescrizioni necessarie per garantire l’attuazione dei principi di cui all’art. 2, ed in particolare:
a ) i tipi ed i quantitativi di rifiuti da smaltire o da recuperare;
b ) i requisiti tecnici, con particolare riferimento alla compatibilità del sito, alle attrezzature utilizzate, ai tipi ed ai quantitativi massimi di rifiuti, ed alla conformità dell’impianto al progetto approvato;
c ) le precauzioni da prendere in materia di sicurezza ed igiene ambientale;
d ) il luogo di smaltimento;
e ) il metodo di trattamento e di recupero;
f ) i limiti di emissione in atmosfera, che per i processi di trattamento termico dei rifiuti, anche accompagnati da recupero energetico, non possono essere meno restrittivi di quelli fissati per gli impianti di incenerimento dalle direttive comunitarie 89/369/CEE del Consiglio del 8-6-1989, 89/429/CEE del Consiglio del 21-6-1989, 94/67/CE del Consiglio del 16-12-1994 (15) , e successive modifiche ed integrazioni;
g ) le prescrizioni per le operazioni di messa in sicurezza, chiusura dell’impianto e ripristino del sito;
h ) le garanzie finanziarie;
i ) l’idoneità del soggetto richiedente.
[2] I rifiuti pericolosi possono essere smaltiti in discarica solo se preven-tivamente catalogati ed identificati secondo le modalità fissate dal Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro della sanità, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
[3] L’autorizzazione di cui al primo comma è concessa per un periodo di cinque anni ed è rinnovabile. A tale fine, entro centottanta giorni dalla scadenza dell’autorizzazione, deve essere presentata apposita domanda alla regione che decide prima della scadenza dell’autorizzazione stessa.
[4] Quando a seguito di controlli successivi all’avviamento degli impianti questi non risultino conformi all’autorizzazione di cui all’art. 27, ovvero non siano soddisfatte le condizioni e le prescrizioni contenute nell’atto di autorizzazione all’esercizio delle operazioni di cui al primo comma, quest’ultima è sospesa, previa diffida, per un periodo massimo di dodici mesi. Decorso tale termine senza che il titolare abbia provveduto a rendere quest’ultimo conforme all’autorizzazione, l’autorizzazione è revocata.
«[5] Fatti salvi l’obbligo della tenuta dei registri di carico e scarico da parte dei soggetti di cui all’art. 12, ed il divieto di miscelazione, le disposizioni del presente articolo non si applicano al deposito temporaneo effettuato nel rispetto delle condizioni stabilite dall’art. 6, primo comma, lettera m)».
[6] Il controllo e l’autorizzazione delle operazioni di carico, scarico, trasbordo, deposito e maneggio di rifiuti in aree portuali sono disciplinati dalle specifiche disposizioni di cui alla legge 28-1-1994, n. 84 . L’autorizzazione delle operazioni di imbarco e di sbarco non può essere rilasciata se il richiedente non dimostra di avere ottemperato agli adempimenti di cui «all’art. 16, nel caso di» trasporto transfrontaliero di rifiuti.
[7] Gli impianti mobili di smaltimento o di recupero, ad esclusione della sola riduzione volumetrica, sono autorizzati in via definitiva dalla regione ove l’interessato ha la sede di rappresentanza. Per lo svolgimento delle singole campagne di attività sul territorio nazionale l’interessato, almeno sessanta giorni prima dell’installazione dell’impianto, deve comunicare alla regione nel cui territorio si trova il sito prescelto le specifiche dettagliate relative alla campagna di attività, allegando l’autorizzazione di cui al primo comma e l’iscrizione all’Albo nazionale delle imprese di gestione dei rifiuti, nonché l’ulteriore documentazione richiesta. La regione può adottare prescrizioni integrative oppure può vietare l’attività con provvedimento motivato qualora lo svolgimento della stessa nello specifico sito non sia compatibile con la tutela dell’ambiente o della salute pubblica.
Art. 29.
AUTORIZZAZIONE DI IMPIANTI DI RICERCA E DI SPERIMENTAZIONE
[1] I termini di cui agli artt. 27 e 28 sono ridotti alla metà per l’autorizzazione alla realizzazione ed all’esercizio di impianti di ricerca e di sperimentazione qualora siano rispettate le seguenti condizioni:
a ) le attività di gestione degli impianti non comportino utile economico;
b ) gli impianti abbiano una potenzialità non superiore a 5 tonnellate al giorno, salvo deroghe giustificate dall’esigenza di effettuare prove di impianti caratterizzati da innovazioni, che devono però essere limitate alla durata di tali prove.
[2] La durata dell’autorizzazione di cui al primo comma è di un anno, salvo proroga che può essere concessa previa verifica annuale dei risultati raggiunti e non può superare comunque i due anni.
[3] Qualora il progetto o la realizzazione dell’impianto non siano stati approvati e autorizzati entro il termine di cui al primo comma, l’interessato può presentare istanza al Ministro dell’ambiente, che si esprime nei successivi sessanta giorni. La garanzia finanziaria in tal caso è prestata a favore dello Stato.
[4] In caso di rischio di agenti patogeni o di sostanze sconosciute e pericolose dal punto di vista sanitario l’autorizzazione di cui al primo comma è rilasciata dal Ministro dell’ambiente.
Art. 30.
IMPRESE SOTTOPOSTE AD ISCRIZIONE
[1] L’Albo nazionale delle imprese esercenti servizi di smaltimento dei rifiuti istituito ai sensi dell’art. 10 del decreto-legge 31-8-1987, n. 361, convertito, con modificazioni, dalla legge 29-10-1987, n. 441 , assume la denominazione di Albo nazionale delle imprese che effettuano la gestione dei rifiuti, di seguito denominato Albo, ed è articolato in un comitato nazionale, con sede presso il Ministero dell’ambiente, ed in Sezioni regionali, istituite presso le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura dei capoluoghi di regione. I componenti del Comitato nazionale e delle Sezioni regionali durano in carica cinque anni.
[2] Il comitato nazionale dell’Albo ha potere deliberante ed è composto da 15 membri esperti nella materia nominati con decreto del Ministro dell’ambiente; e designati rispettivamente:
a ) due dal Ministro dell’ambiente, di cui uno con funzioni di Presidente;
b ) uno dal Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, con funzioni di vicepresidente;
c ) uno dal Ministro della sanità;
d ) uno dal Ministro dei trasporti e della navigazione;
e ) tre dalle Regioni;
f ) uno dall’Unione italiana delle Camere di Commercio;
g ) sei dalle categorie economiche, di cui due dalle categorie degli autotrasportatori.
[3] Le Sezioni regionali dell’Albo sono istituite con decreto del Ministro dell’ambiente da emanarsi entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto e sono composte:
a ) dal Presidente della Camera di commercio o da un membro del Consiglio camerale all’uopo designato, con funzioni di presidente;
b ) da un funzionario o dirigente esperto in rappresentanza della giunta regionale con funzioni di vicepresidente;
c ) da un funzionario o dirigente esperto in rappresentanza delle province designato dall’Unione Regionale delle Province;
d ) da un esperto designato dal Ministro dell’ambiente.
[4] «Le imprese che svolgono attività di raccolta e trasporto di rifiuti non pericolosi prodotti da terzi e le imprese che raccolgono e trasportano rifiuti pericolosi, esclusi i trasporti di rifiuti pericolosi che non eccedano la quantità di trenta chilogrammi al giorno o di trenta litri al giorno effettuati dal produttore degli stessi rifiuti» (16) , nonché le imprese che intendono effettuare attività di bonifica dei siti, di bonifica dei beni contenenti amianto, di commercio ed intermediazione dei rifiuti, di gestione di impianti di smaltimento e di recupero di titolarità di terzi, e di gestione di impianti mobili di smaltimento e di recupero di rifiuti, devono essere iscritte all’Albo. L’iscrizione deve essere rinnovata ogni cinque anni e sostituisce l’autorizzazione all’esercizio delle attività di raccolta, di trasporto, di commercio e di intermediazione dei rifiuti; per le altre attività l’iscrizione abilita alla gestione degli impianti il cui esercizio sia stato autorizzato ai sensi del presente decreto.
[5] L’iscrizione di cui al quarto comma ed i provvedimenti di sospensione di revoca, di decadenza e di annullamento dell’iscrizione, nonché, «dal 1° gennaio 1998,» l’accettazione delle garanzie finanziarie, sono deliberati dalla sezione regionale dell’Albo della regione ove ha sede legale l’interessato, in conformità alla normativa vigente ed alle direttive emesse dal Comitato nazionale.
[6] Con decreti del Ministro dell’ambiente, da adottarsi entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono definite le attribuzioni e le modalità organizzative dell’Albo, nonché i requisiti, i termini, le modalità ed i diritti d’iscrizione, le modalità e gli importi delle garanzie finanziarie che devono essere prestate a favore dello Stato dalle imprese di cui al quarto comma, in conformità ai seguenti principi:
a ) individuazione di requisiti univoci per l’iscrizione, al fine di semplificare le procedure;
b ) coordinamento con la normativa vigente sull’autotrasporto, in coerenza con le finalità di cui alla lettera a);
c ) trattamento uniforme dei componenti delle Sezioni regionali, per garantire l’efficienza operativa;
d ) effettiva copertura delle spese attraverso i diritti di segreteria e i diritti annuali d’iscrizione.
[7] In attesa dell’emanazione dei decreti, di cui al secondo e terzo comma continuano ad operare, rispettivamente, il Comitato nazionale e le Sezioni regionali dell’Albo nazionale delle imprese esercenti servizi di smaltimento dei rifiuti di cui all’art. 1 del decreto legge 31-8-1987, n. 361, convertito, con modificazioni, dalla legge 29-10-1987, n. 441 . L’iscrizione all’Albo è deliberata ai sensi della legge 11-11-1996, n. 575.
[8] Fino all’emanazione dei decreti di cui al sesto comma continuano ad applicarsi le disposizioni vigenti. «Le imprese che intendono effettuare attività di bonifica dei siti, di bonifica dei beni contenenti amianto, di commercio ed intermediazione dei rifiuti devono iscriversi all’albo entro sessanta giorni dall’entrata in vigore delle relative norme tecniche».
[9] Restano valide ed efficaci le iscrizioni effettuate e le domande d’iscrizione presentate all’Albo nazionale delle imprese esercenti servizi di smaltimento dei rifiuti di cui all’art. 10 del decreto legge 31-8-1987, n. 361, convertito, con modificazioni, dalla legge 29-10-1987, n. 441 , e successive modificazioni ed integrazioni e delle disposizioni di attuazione relative, alla data di entrata in vigore del presente decreto.
[10] Il possesso dei requisiti di idoneità tecnica e di capacità finanziaria per l’iscrizione all’Albo delle aziende speciali, dei consorzi e delle società di cui all’art. 22 della legge 8-6-1990, n. 142 , che esercitano i servizi di gestione dei rifiuti, è garantito dal comune «o dal consorzio di comuni». L’iscrizione all’Albo è effettuata sulla base di apposita comunicazione di inizio di attività del comune «o del consorzio di comuni» alla sezione regionale dell’Albo territorialmente competente ed è efficace solo per le attività svolte nell’interesse del comune medesimo o dei consorzi ai quali il comune stesso partecipa.
[11] Avverso i provvedimenti delle sezioni regionali dell’Albo gli interessati possono promuovere, entro trenta giorni dalla notifica dei provvedimenti stessi, ricorso al Comitato nazionale dell’Albo.
[12] Alla segreteria dell’Albo è destinato personale comandato da amministrazioni dello Stato ed enti pubblici, secondo criteri stabiliti con decreto del Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro del Tesoro.
[13] Agli oneri per il funzionamento del Comitato nazionale e delle Sezioni regionali si provvede con le entrate derivanti dai diritti di segreteria e dai diritti annuali d’iscrizione, secondo le modalità previste dal decreto del Ministro dell’ambiente 20-12-1993 e successive modifiche.
[14] Il decreto del Presidente della Repubblica 9-5-1994, n. 407 , non si applica alle domande di iscrizione e agli atti di competenza dell’Albo.
[15] Per le attività di cui al quarto comma, le autorizzazioni rilasciate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 10-9-1982, n. 915 , in scadenza, sono prorogate, a cura delle amministrazioni che le hanno rilasciate, fino alla data di efficacia dell’iscrizione all’Albo o a quella della decisione definitiva sul provvedimento di diniego di iscrizione. Le stesse amministrazioni adottano i provvedimenti di diffida, di variazione, di sospensione o di revoca delle autorizzazioni predette.
[16] Le imprese che effettuano attività di raccolta e trasporto dei rifiuti «sottoposti a procedure semplificate ai sensi» dell’art. 33, ed effettivamente avviati al riciclaggio ed al recupero, non sono sottoposte alle garanzie finanziarie di cui al sesto comma e sono iscritte all’Albo previa comunicazione di inizio attività alla sezione regionale territorialmente competente. Detta comunicazione deve essere rinnovata ogni due anni e deve essere corredata «da idonea documentazione predisposta ai sensi del decreto ministeriale 21-6-1991, n. 324 , e successive modifiche ed integrazioni, nonché delle deliberazioni del Comitato nazionale» dalla quale risultino i seguenti elementi:
a ) la quantità, la natura, l’origine e la destinazione dei rifiuti;
b ) la frequenza media della raccolta;
c ) la rispondenza delle caratteristiche tecniche e della tipologia del mezzo utilizzato ai requisiti stabiliti dall’Albo «in relazione ai tipi di rifiuti da trasportare»;
«d) il rispetto delle condizioni ed il possesso dei requisiti soggettivi, di idoneità tecnica e di capacità finanziaria».
«[16- bis ] Entro dieci giorni dal ricevimento della comunicazione di inizio di attività le sezioni regionali e provinciali iscrivono le imprese di cui al primo comma in appositi elenchi dandone comunicazione al Comitato nazionale, alla provincia territorialmente competente ed all’interessato. Le imprese che svolgono attività di raccolta e trasporto di rifiuti sottoposti a procedure semplificate ai sensi dell’art. 33 devono conformarsi alle disposizioni di cui al sedicesimo comma entro il 15 gennaio 1998».
[17] Alla comunicazione di cui al sedicesimo comma si applicano le disposizioni di cui all’art. 21 della legge 7-8-1990, n. 241 .
Capo V
PROCEDURE SEMPLIFICATE
Art. 31.
DETERMINAZIONE DELLE ATTIVITÀ E DELLE CARATTERISTICHE DEI RIFIUTI PER L’AMMISSIONE ALLE PROCEDURE SEMPLIFICATE
[1] Le procedure semplificate devono comunque garantire un elevato livello di protezione ambientale e controlli efficaci.
[2] Con decreti del Ministro dell’ambiente, e, per i rifiuti agricoli e le attività che danno vita ai fertilizzanti, sono adottate per ciascun tipo di attività le norme, che fissano i tipi e le quantità di rifiuti, e le condizioni in base alle quali le attività di smaltimento di rifiuti non pericolosi effettuate dai produttori nei luoghi di produzione degli stessi e le attività di recupero di cui all’allegato C sono sottoposte alle procedure semplificate di cui agli artt. 32 e 33. Con la medesima procedura si provvede all’aggiornamento delle predette norme tecniche e condizioni.
[3] Le norme e le condizioni di cui al secondo comma sono individuate entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto e devono garantire che i tipi o le quantità di rifiuti ed i procedimenti e metodi di smaltimento o di recupero siano tali da non costituire un pericolo per la salute dell’uomo e da non recare pregiudizio all’ambiente. In particolare per accedere alle procedure semplificate le attività di trattamento termico e di recupero energetico devono rispettare, inoltre, le seguenti condizioni:
a ) siano utilizzati combustibili da rifiuti urbani oppure rifiuti speciali individuati per frazioni omogenee;
b ) i limiti di emissione non siano meno restrittivi di quelli stabiliti per gli impianti di incenerimento dei rifiuti dalle direttive comunitarie 89/369/CEE del Consiglio del 8-6-1989, 89/429/CEE del Consiglio del 21-6-1989, 94/67/CE del Consiglio del 16-12-1994, e successive modifiche ed integrazioni, e dal decreto del Ministro dell’ambiente 16-1-1995, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale 30-1-1995, n. 24. «Le prescrizioni tecniche riportate all’art. 6, secondo comma, della direttiva 94/67/CE del Consiglio del 16-12-1994 si applicano anche agli impianti termici produttivi che utilizzano per la combustione comunque rifiuti pericolosi» (17) ;
c ) sia garantita la produzione di una quota minima di trasformazione del potere calorifico dei rifiuti in energia utile calcolata su base annuale.
[4] La emanazione delle norme e delle condizioni di cui al secondo comma deve riguardare, in primo luogo, i rifiuti indicati nella lista verde di cui all’allegato II del regolamento CEE n. 259/93, e successive modifiche ed integrazioni.
[5] Per la tenuta dei registi di cui agli artt. 32, terzo comma, e 33, terzo comma, e l’effettuazione dei controlli periodici, l’interessato è tenuto a versare alla provincia un diritto di iscrizione annuale determinato in relazione alla natura dell’attività con decreto del Ministro dell’ambiente, di concerto con i Ministri dell’industria, del commercio e dell’artigianato e del tesoro.
[6] La costruzione di impianti che recuperano rifiuti nel rispetto delle condizioni, delle prescrizioni e delle norme tecniche di cui al secondo e terzo comma è disciplinata dal decreto del Presidente della Repubblica 24-5-1988, n. 203 , e dalle altre disposizioni che regolano la costruzione di impianti industriali. L’autorizzazione all’esercizio nei predetti impianti di operazioni di recupero di rifiuti non individuati ai sensi del presente articolo resta comunque sottoposta alle disposizioni di cui agli artt. 27 e 28.
[7] Alle denunce e alle domande disciplinate dal presente Capo si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26-4-1992, n. 300 , e successive modifiche ed integrazioni. Si applicano, altresì, le disposizioni di cui all’art. 21 della legge 7-8-1990, n. 241 .
Art. 32.
AUTOSMALTIMENTO
[1] A condizione che siano rispettate le norme tecniche e le prescrizioni specifiche adottate ai sensi del primo, secondo e terzo comma dell’art. 31, le attività di smaltimento di rifiuti non pericolosi effettuate nel luogo di produzione dei rifiuti stessi possono essere intraprese decorsi novanta giorni dalla comunicazione di inizio di attività alla provincia competente territorialmente.
[2] Le norme tecniche di cui al primo comma prevedono in particolare:
a ) il tipo, la quantità, e le caratteristiche dei rifiuti da smaltire;
b ) il ciclo di provenienza dei rifiuti;
c ) le condizioni per la realizzazione e l’esercizio degli impianti;
d ) le caratteristiche dell’impianto di smaltimento;
e ) la qualità delle emissioni nell’ambiente.
[3] La provincia iscrive in un apposito registro le imprese che effettuano la comunicazione di inizio di attività ed entro il termine di cui al primo comma verifica d’ufficio la sussistenza dei presupposti e dei requisiti richiesti. A tal fine alla comunicazione di inizio attività è allegata una relazione dalla quale deve risultare:
a ) il rispetto delle condizioni e delle norme tecniche specifiche di cui al primo comma;
b ) il rispetto delle norme tecniche di sicurezza e delle procedure autorizzative previste dalla normativa vigente.
[4] Qualora la provincia accerti il mancato rispetto delle norme tecniche e delle condizioni di cui al primo comma dispone con provvedimento motivato il divieto di inizio ovvero di prosecuzione dell’attività, salvo che l’interessato non provveda a conformare alla normativa vigente dette attività ed i suoi effetti entro il termine prefissato dall’amministrazione.
[5] La comunicazione di cui al primo comma deve essere rinnovata ogni cinque anni e, comunque, in caso di modifica sostanziale delle operazioni di autosmaltimento.
[6] Restano sottoposte alle disposizioni di cui agli artt. 27 e 28 le attività di autosmaltimento di rifiuti pericolosi e la discarica di rifiuti.
Art. 33.
OPERAZIONI DI RECUPERO
[1] A condizione che siano rispettate le norme tecniche e le prescrizioni specifiche adottate ai sensi del primo, secondo e terzo comma, dell’art. 31, l’esercizio delle operazioni di recupero dei rifiuti possono essere intraprese decorsi novanta giorni dalla comunicazione di inizio di attività alla provincia territorialmente competente.
[2] Le condizioni e le norme tecniche di cui al primo comma, in relazione a ciascun tipo di attività, prevedono in particolare:
a ) per i rifiuti non pericolosi:
1) le quantità massime impiegabili;
2) la provenienza, i tipi e le caratteristiche dei rifiuti utilizzabili nonché le condizioni specifiche alle quali le attività medesime sono sottoposte alla disciplina prevista dal presente articolo;
3) le prescrizioni necessarie per assicurare che, in relazione ai tipi o alle quantità dei rifiuti ed ai metodi di recupero, i rifiuti stessi siano recuperati senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente;
b ) per i rifiuti pericolosi:
1) le quantità massime impiegabili;
2) provenienza, i tipi e caratteristiche dei rifiuti;
3) le condizioni specifiche riferite ai valori limite di sostanze pericolose contenute nei rifiuti, ai valori limite di emissione per ogni tipo di rifiuto ed al tipo di attività e di impianto utilizzato, anche in relazione alle altre emissioni presenti in sito;
4) altri requisiti necessari per effettuare forme diverse di recupero;
5) le prescrizioni necessarie per assicurare che, in relazione al tipo ed alle quantità di sostanze pericolose contenute nei rifiuti ed ai metodi di recupero, i rifiuti stessi siano recuperati senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti e metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente.
[3] La provincia iscrive in un registro apposito le imprese che effettuano la comunicazione di inizio attività ed entro il termine di cui al primo comma verifica d’ufficio la sussistenza dei presupposti e dei requisiti richiesti. A tal fine alla comunicazione di inizio di attività è allegata una relazione dalla quale deve risultare:
a ) il rispetto delle norme tecniche e delle condizioni specifiche di cui al primo comma;
b ) il possesso dei requisiti soggettivi richiesti per la gestione dei rifiuti;
c ) le attività di recupero che si intendono svolgere;
d ) stabilimento, capacità di recupero e ciclo di trattamento o di combustione nel quale i rifiuti stessi sono destinati ad essere recuperati;
e ) le caratteristiche merceologiche dei prodotti derivanti dai cicli di recupero.
[4] Qualora la provincia accerti il mancato rispetto delle norme tecniche e delle condizioni di cui al primo comma dispone con provvedimento motivato il divieto di inizio ovvero di prosecuzione dell’attività, salvo che l’interessato non provveda a conformare alla normativa vigente dette attività ed i suoi effetti entro il termine prefissato dall’amministrazione.
[5] La comunicazione di cui al primo comma deve essere rinnovata ogni 5 anni e comunque in caso di modifica sostanziale delle operazioni di recupero.
[6] Sino all’adozione delle norme tecniche e delle condizioni di cui al primo comma «e comunque non oltre quarantacinque giorni dal termine del periodo di sospensione previsto dall’art. 9 della direttiva 83/189/CEE e dall’art. 3 della direttiva 91/689/CEE», le procedure di cui al primo e secondo comma si applicano a chiunque effettui operazioni di recupero dei rifiuti elencati rispettivamente nell’allegato 3 al decreto del Ministro dell’ambiente 5-9-1994 , e nell’allegato 1 al decreto del Ministro dell’ambiente 16-1-1995, pubblicato nel supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale 30-1-1995, n. 24, nel rispetto delle prescrizioni ivi contenute; a tal fine si considerano valide ed efficaci le comunicazioni già effettuate alla data di entrata in vigore del presente decreto. «Le comunicazioni effettuate dopo la data di entrata in vigore del presente decreto sono valide ed efficaci solo se a tale data la costruzione dell’impianto, ove richiesto dal tipo di attività di recupero, era stata già ultimata».
[7] La procedura semplificata di cui al presente articolo sostituisce, limitatamente alle variazioni qualitative e quantitative delle emissioni determinate dai rifiuti individuati «dalle norme tecniche di cui al primo comma che già fissano i limiti di emissione in relazione alle attività di recupero degli stessi», l’autorizzazione di cui all’art. 15, lettera a ) del decreto del Presidente della Repubblica 24-5-1988, n. 203 .
[8] Le disposizioni semplificate dal presente articolo non si applicano alle attività di recupero dei rifiuti urbani, ad eccezione:
a ) delle attività di riciclaggio e di recupero di materia prima e di produzione di composti di qualità dai rifiuti provenienti da raccolta differenziata;
b ) delle attività di trattamento dei rifiuti urbani per ottenere combustibile da rifiuto effettuate nel rispetto delle norme tecniche di cui al primo comma;
c ) dell’impiego di combustibile da rifiuto nel rispetto delle norme tecniche specifiche adottate ai sensi del primo comma, che stabiliscono in particolare la composizione merceologica e le caratteristiche qualitative del combustibile da rifiuto ai sensi della lettera p ) dell’art. 6.
[9] Fermi restando il rispetto dei limiti di emissione in atmosfera di cui all’art. 31, terzo comma, e dei limiti delle altre emissioni inquinanti stabilite da disposizioni vigenti nonché fatta salva l’osservanza degli altri vincoli a tutela dei profili sanitari e ambientali, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo, il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, di concerto con il Ministro dell’ambiente, determina modalità, condizioni e misure relative alla concessione di incentivi finanziari previsti da disposizioni legislative all’utilizzazione dei rifiuti come combustibile per produrre energia elettrica, tenuto anche conto dell’interesse pubblico prevalente al recupero energetico nelle centrali elettriche di rifiuti urbani sottoposti a preventive operazioni di trattamento finalizzate alla produzione di combustibile da rifiuti.
[10] I rifiuti non pericolosi individuati con apposite norme tecniche ai sensi del primo comma che vengono utilizzati in operazioni non comprese tra quelle di cui all’allegato C sono sottoposti unicamente alle disposizioni di cui agli artt. 10, terzo comma, 11, 12, e 15, nonché alle relative norme sanzionatorie.
[11] Alle attività di cui ai commi precedenti si applicano integralmente le norme ordinarie per lo smaltimento qualora i rifiuti non vengano destinati in modo effettivo ed oggettivo al recupero.
[12] Le condizioni e le norme tecniche relative ai rifiuti pericolosi di cui al primo comma sono comunicate alla Commissione dell’Unione Europea tre mesi prima della loro entrata in vigore.
«[12- bis ] Le operazioni di messa in riserva dei rifiuti pericolosi individuati ai sensi del presente articolo sono sottoposte alle procedure semplificate di comunicazione di inizio di attività soltanto se effettuate presso l’impianto dove avvengono le operazioni di riciclaggio e di recupero previste ai punti da R1 a R9 dell’allegato C.
[12- ter ] Fatto salvo quanto previsto dal comma 12- bis le norme tecniche di cui ai commi primo, secondo e terzo stabiliscono le caratteristiche impiantistiche dei centri di messa in riserva non localizzati presso gli impianti dove sono effettuate le operazioni di riciclaggio e di recupero individuate ai punti da R1 a R9, nonché le modalità di stoccaggio e i termini massimi entro cui i rifiuti devono essere avviati alle predette operazioni».
Titolo II
GESTIONE DEGLI IMBALLAGGI
Art. 34.
AMBITO DI APPLICAZIONE
[1] Il presente Titolo disciplina la gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio sia per prevenirne e ridurne l’impatto sull’ambiente ed assicurare un elevato livello di tutela dell’ambiente, sia per garantire il funzionamento del mercato e prevenire l’insorgere di ostacoli agli scambi, nonché distorsioni e restrizioni alla concorrenza ai sensi della direttiva 94/62/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 20-12-1994.
[2] La disciplina di cui al primo comma riguarda la gestione di tutti gli imballaggi immessi sul mercato nazionale e di tutti i rifiuti di imballaggio derivanti dal loro impiego, utilizzati o prodotti da industrie, esercizi commerciali, uffici, negozi, servizi, nuclei domestici, a qualsiasi altro livello, qualunque siano i materiali che li compongono.
[3] Restano fermi i requisiti vigenti in materia di qualità degli imballaggi, quali quelli relativi alla sicurezza, alla protezione della salute e all’igiene dei prodotti imballati, nonché le vigenti disposizioni in materia di trasporto e sui rifiuti pericolosi.
[4] I requisiti per la fabbricazione di imballaggi stabiliti dal presente titolo non si applicano agli imballaggi utilizzati per un determinato prodotto prima del «31 dicembre 1994».
[5] Per un periodo non superiore a cinque anni dalla data di entrata in vigore delle disposizioni del presente titolo è consentita l’immissione sul mercato di imballaggi fabbricati prima di tale data e conformi alle norme vigenti.
Art. 35.
DEFINIZIONI
[1] Ai fini dell’applicazione del presente Titolo si intende per:
a ) imballaggio: il prodotto, composto di materiali di qualsiasi natura, adibito a contenere e a proteggere determinate merci, dalle materie prime ai prodotti finiti, a consentire la loro manipolazione e la loro consegna dal produttore al consumatore o all’utilizzatore, e ad assicurare la loro presentazione, nonché gli articoli a perdere usati allo stesso scopo;
b ) imballaggio per la vendita o imballaggio primario: imballaggio concepito in modo da costituire, nel punto di vendita, un’unità di vendita per l’utente finale o per il consumatore;
c ) imballaggio multiplo o imballaggio secondario: imballaggio concepito in modo da costituire, nel punto di vendita, il raggruppamento di un certo numero di unità di vendita, indipendentemente dal fatto che sia venduto come tale all’utente finale o al consumatore, o che serva soltanto a facilitare il rifornimento degli scaffali nel punto di vendita. Esso può essere rimosso dal prodotto senza alterare le caratteristiche;
d ) imballaggio per il trasporto o imballaggio terziario: imballaggio concepito in modo da facilitare la manipolazione ed il trasporto di un certo numero di unità di vendita oppure di imballaggi multipli per evitare la loro manipolazione ed i danni connessi al trasporto, esclusi i container per i trasporti ferroviari, stradali, marittimi ed aerei;
e ) rifiuto di imballaggio: ogni imballaggio o materiale di imballaggio, rientrante nella definizione di rifiuto di cui all’art. 6, primo comma, lettera d);
f ) gestione dei rifiuti di imballaggio: le attività di gestione di cui all’art. 6, primo comma, lettera d);
g ) prevenzione: riduzione, in particolare attraverso lo sviluppo di prodotti e di tecnologie non inquinanti, dalla quantità e della nocività per l’ambiente sia delle materie e delle sostanze utilizzate negli imballaggi e nei rifiuti di imballaggio, sia degli imballaggi e rifiuti di imballaggio nella fase del processo di produzione, nonché in quella della commercializzazione, della distribuzione, dell’utilizzazione e della gestione post-consumo;
h ) riutilizzo: qualsiasi operazione nella quale l’imballaggio concepito e progettato per poter compiere, durante il suo ciclo di vita, un numero minimo di spostamenti o rotazioni è riempito di nuovo o reimpiegato per un uso identico a quello per il quale è stato concepito, con o senza il supporto di prodotti ausiliari presenti sul mercato che consentano il riempimento imballaggio stesso; tale imballaggio riutilizzato diventa rifiuto di imballaggio quando cessa di essere reimpiegato;
i ) riciclaggio: ritrattamento in un processo di produzione dei rifiuti di imballaggio per la loro funzione originaria o per altri fini, compreso il riciclaggio organico e ad esclusione del recupero di energia;
l ) recupero dei rifiuti generati da imballaggi: tutte le pertinenti operazioni previste dall’allegato C al presente decreto;
m ) recupero di energia: l’utilizzazione di rifiuti di imballaggio combustibili quale mezzo per produrre energia mediante incenerimento diretto con o senza altri rifiuti ma con recupero di calore;
n ) riciclaggio organico: il trattamento aerobico (compostaggio) o anaerobico (biometanazione), ad opera di microrganismi ed in condizioni controllate, delle parti biodegradabili dei rifiuti di imballaggio, con produzione di residui organici stabilizzanti o di metano, ad esclusione dell’interramento in discarica, che non può essere considerato una forma di riciclaggio organico;
o ) smaltimento: tutte le pertinenti operazioni di cui all’allegato B al presente decreto;
p ) operatori economici: i fornitori di materiali di imballaggio, i fabbricanti ed i trasformatori di imballaggi, gli addetti al riempimento e gli utenti, gli importatori, i commercianti ed i distributori, le amministrazioni pubbliche e gli organismi di diritto pubblico;
q ) produttori: i fornitori di materiali di imballaggio, i fabbricanti, i trasformatori e gli importatori di imballaggi vuoti e di materiali di imballaggio;
r ) utilizzatori: i commercianti, i distributori, gli addetti al riempimento, gli utenti di imballaggi e gli importatori di imballaggi pieni;
s ) pubbliche amministrazioni e organismi di diritto pubblico: i soggetti e gli enti che gestiscono il servizio di raccolta, trasporto, recupero e smaltimento di rifiuti solidi urbani nelle forme di cui alla legge 8-6-1990, n. 142 , o loro concessionari;
t ) consumatore: l’utente finale che acquista o importa per proprio uso imballaggi, articoli o merci imballate;
u ) accordo volontario: accordo ufficiale concluso tra le autorità pubbliche competenti e i settori economici interessati, aperto a tutti gli interlocutori che desiderano, che disciplina i mezzi, gli strumenti e le azioni per raggiungere gli obiettivi di cui all’art. 37.
Art. 36.
CRITERI INFORMATORI DELL’ATTIVITÀ DI GESTIONE DEI RIFIUTI DI IMBALLAGGIO
[1] L’attività di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio si informa ai seguenti principi generali:
a ) incentivazione e promozione della prevenzione alla fonte della quantità e della pericolosità degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, soprattutto attraverso iniziative, anche di natura economica in conformità ai principi del diritto comunitario, volte a promuovere lo sviluppo di tecnologie pulite ed a ridurre a monte la produzione e l’utilizzazione degli imballaggi, nonché a favorire la produzione di imballaggi riutilizzabili ed il riutilizzo degli imballaggi;
b ) incentivazione del riciclaggio e del recupero di materia prima, sviluppo della raccolta differenziata di rifiuti di imballaggio e promozione di opportunità di mercato per incoraggiare l’utilizzazione dei materiali ottenuti da imballaggi riciclati e recuperati;
c ) riduzione del flusso dei rifiuti di imballaggi destinati allo smaltimento finale attraverso le altre forme di recupero dei rifiuti di imballaggi;
« c-bis ) l’applicazione di misure di prevenzione consistenti in programmi nazionali o azioni analoghe da adottarsi previa consultazione degli operatori economici interessati».
[2] Al fine di assicurare la responsabilizzazione degli operatori economici conformemente al principio «chi inquina paga» nonché la cooperazione degli stessi secondo il principio della «responsabilità condivisa», l’attività di gestione dei rifiuti di imballaggio si ispira, inoltre, ai seguenti principi:
a ) individuazione degli obblighi di ciascun operatore economico, garantendo che il costo della raccolta, della valorizzazione e dell’eliminazione dei rifiuti di imballaggio sia sostenuto dai produttori e dagli utilizzatori in proporzione delle quantità di imballaggi immessi sul mercato nazionale e che la pubblica amministrazione organizzi la raccolta differenziata;
b ) promozione di forme di cooperazione tra i soggetti economici ed istituzionali;
c ) informazione degli utenti degli imballaggi, ed in particolare dei consumatori;
d ) incentivazione della restituzione degli imballaggi usati e del conferimento dei rifiuti di imballaggi in raccolta differenziata da parte del consumatore.
[3] Le informazioni di cui alla lettera c ) del secondo comma riguardano in particolare:
a ) i sistemi di restituzione, di raccolta e di recupero disponibili;
b ) il ruolo «degli utenti di imballaggi ed in particolare dei consumatori» nel processo di riutilizzazione, di recupero e di riciclaggio degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio;
c ) il significato dei marchi apposti sugli imballaggi quali si presentano sul mercato;
d ) i pertinenti elementi dei piani di gestione per gli imballaggi ed i rifiuti di imballaggio.
[4] In conformità alle determinazioni assunte dalla Commissione dell’Unione Europea, con decreto del Ministro dell’ambiente e del Ministro dell’industria del commercio e dell’artigianato, sono adottate le misure tecniche che dovessero risultare necessarie nell’applicazione delle disposizioni del presente Titolo, con particolare riferimento «agli imballaggi pericolosi, anche domestici, nonché» agli imballaggi primari di apparecchiature mediche e prodotti farmaceutici, ai piccoli imballaggi ed agli imballaggi di lusso. Qualora siano interessati aspetti sanitari il predetto decreto è adottato di concerto con il Ministro della sanità.
[5] Tutti gli imballaggi devono essere etichettati opportunamente secondo le modalità stabilite «con decreto del Ministro dell’ambiente e del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato in conformità alle determinazioni adottate» dalla Commissione dell’Unione europea, per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero ed il riciclaggio degli imballaggi, nonché per dare una corretta informazione ai consumatori sulle destinazioni finali degli imballaggi. Fino alla definizione del sistema di identificazione europeo si applica, agli imballaggi per i liquidi, la normativa vigente in materia di etichettatura.
Art. 37.
OBIETTIVI DI RECUPERO E DI RICICLAGGIO
[1] Per conformarsi ai principi di cui all’art. 36, i produttori e gli utilizzatori devono conseguire gli obiettivi finali di riciclaggio e di recupero dei rifiuti di imballaggi fissati nell’allegato E ed i relativi obiettivi intermedi.
[2] Per garantire il controllo del raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio e di recupero, a partire dal 1° gennaio 1998, i produttori e gli utilizzatori di imballaggi ed i soggetti impegnati nelle attività di riciclaggio e di recupero dei rifiuti di imballaggio comunicano annualmente, secondo le modalità previste dalla legge 25-1-1994, n. 70 , i dati di rispettiva competenza, riferiti all’anno solare precedente, relativi al quantitativo degli imballaggi per ciascun materiale e per tipo di imballaggio immesso sul mercato, nonché, per ciascun materiale, la quantità degli imballaggi riutilizzati e dei rifiuti di imballaggio riciclati e recuperati provenienti dal mercato nazionale; tali dati sono trasmessi all’ANPA ai sensi dell’art. 2, secondo comma della legge 25-1-1994, n. 70 . Le predette comunicazioni possono essere presentate dai consorzi di cui all’art. 40 per i soggetti che hanno aderito agli stessi, e dalle associazioni di categoria per gli utilizzatori.
[3] Qualora gli obiettivi di riciclaggio e di recupero dei rifiuti di imballaggio non siano raggiunti entro trenta giorni dalle scadenze previste, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente e del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, alle diverse tipologie di materiali di imballaggi sono applicate misure di natura economica, ivi comprese misure di carattere pecuniario, proporzionate al mancato raggiungimento di singoli obiettivi, il cui introito è versato alle entrate del bilancio dello Stato per essere riassegnato con decreto del Ministro del tesoro ad apposito capitolo del Ministero dell’ambiente. Dette somme saranno utilizzate per promuovere la prevenzione, la raccolta differenziata, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti di imballaggio nell’ambito del Programma Triennale dell’Ambiente.
[4] Gli obiettivi di cui al primo comma sono riferiti ai rifiuti di imballaggi generati sul territorio nazionale, nonché a tutti i sistemi di riciclaggio e di recupero al netto degli scarti, e sono adottati ed aggiornati «in conformità alla normativa comunitaria» con decreto del Ministro dell’ambiente e del Ministro dell’industria del commercio e dell’artigianato.
[5] Il Ministro dell’ambiente e il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato notificano alla Commissione dell’Unione Europea, ai sensi e secondo le modalità di cui agli artt. 12, 16 e 17 della direttiva 94/62/CEE del Parlamento europeo e del Consiglio del 20-12-1994, la relazione sull’attuazione delle disposizioni del presente titolo accompagnata dai dati acquisiti ai sensi del secondo comma e i progetti delle misure che si intendono adottare nell’ambito del titolo medesimo.
«[5- bis ] Il Ministro dell’ambiente e il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato periodicamente forniscono all’Unione europea e agli altri Paesi membri i dati sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggi secondo le tabelle e gli schemi adottati dalla Commissione dell’Unione europea con la decisione 97/138/CE del 3-2-1997».
Art. 38.
OBBLIGHI DEI PRODUTTORI E DEGLI UTILIZZATORI
[1] I produttori e gli utilizzatori sono responsabili della corretta gestione ambientale degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio generati dal consumo dei propri prodotti.
[2] Nell’ambito degli obiettivi di cui agli artt. 24 e 37, i produttori e gli utilizzatori adempiono all’obbligo della raccolta dei rifiuti di imballaggi primari e degli altri rifiuti di imballaggi comunque conferiti al servizio pubblico tramite il gestore del servizio medesimo. A tal fine i produttori e gli utilizzatori «sono obbligati a partecipare al» (18) Consorzio Nazionale Imballaggi di cui all’art. 41. «Per gli utilizzatori che partecipano al Consorzio nazionale degli imballaggi la comunicazione di cui al secondo comma dell’art. 37, viene presentata dal soggetto che effettua la gestione dei rifiuti di imballaggio» (19) .
[3] Per adempiere agli obblighi di riciclaggio e di recupero nonché agli obblighi della ripresa degli imballaggi usati e della raccolta dei rifiuti di imballaggio secondari e terziari su superfici private, nonché all’obbligo del ritiro, su indicazione del Consorzio Nazionale Imballaggi di cui all’art. 41, dei rifiuti di imballaggio conferiti dal servizio pubblico, i produttori, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore delle disposizioni del presente titolo possono:
a ) organizzare autonomamente la raccolta, il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti di imballaggio;
b ) aderire ad uno dei consorzi di cui all’art. 40;
c ) mettere in atto un sistema cauzionale.
[4] Ai fini di cui al terzo comma gli utilizzatori sono tenuti a ritirare gratuitamente gli imballaggi usati secondari e terziari ed i rifiuti di imballaggio secondari e terziari nonché a consegnarli in un luogo di raccolta organizzato dal produttore e concordato con lo stesso.
[5] I produttori che non aderiscono al Consorzio di cui all’art. 40 devono dimostrare all’Osservatorio di cui all’art. 26, entro novanta giorni dal termine di cui al terzo comma, di:
a ) adottare dei provvedimenti per il ritiro degli imballaggi usati da loro immessi sul mercato;
b ) avere organizzato la prevenzione della produzione dei rifiuti di imballaggio, la riutilizzazione degli imballaggi e la raccolta, il trasporto, il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti di imballaggio;
c ) garantire che gli utenti finali degli imballaggi siano informati sul ritiro e sulle sue relative possibilità.
[6] I produttori che non aderiscono ai Consorzi di cui all’art. 40 devono inoltre elaborare e trasmettere al Consorzio Nazionale Imballaggi di cui all’art. 41 un proprio Programma specifico di prevenzione che costituisce la base per l’elaborazione del programma generale di cui all’art. 42.
[7] Entro il 31 marzo di ogni anno, a partire da quello successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto, i produttori che non aderiscono ai Consorzi di cui all’art. 40, sono tenuti a presentare all’Osservatorio sui rifiuti di cui all’art. 26 una relazione sulla gestione, comprensiva del programma specifico e dei risultati conseguiti nel recupero e nel riciclo dei rifiuti di imballaggio, nella quale possono essere evidenziati i problemi inerenti il raggiungimento degli scopi istituzionali e le proposte eventuali di adeguamento della normativa.
[8] I produttori che non dimostrano di adottare adeguati provvedimentisono obbligati a partecipare ai consorzi di cui all’art. 40, fatti salvi l’obbligo di corrispondere i contributi pregressi e l’applicazione delle sanzioni di cui all’art. 54.
[9] Sono a carico dei produttori e degli utilizzatori i costi per:
a ) il ritiro degli imballaggi usati e la raccolta dei rifiuti di imballaggio secondari e terziari;
b ) la raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio conferiti al servizio pubblico;
c ) il riutilizzo degli imballaggi usati;
d ) il riciclaggio e il recupero dei rifiuti di imballaggio;
e ) lo smaltimento dei rifiuti di imballaggio secondari e terziari.
[10] La restituzione di imballaggi usati o di rifiuti di imballaggio, ivi compreso il conferimento di rifiuti in raccolta differenziata, non deve comportare oneri economici per il consumatore.
Art. 39.
RACCOLTA DIFFERENZIATA E OBBLIGHI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
[1] La pubblica amministrazione deve organizzare sistemi adeguati di raccolta differenziata in modo da permettere al consumatore di conferire al servizio pubblico rifiuti di imballaggio selezionati dai rifiuti domestici e da altri tipi di rifiuti di imballaggi. In particolare:
a ) deve essere garantita la copertura omogenea del territorio in ciascun ambito ottimale, tenuto conto del contesto geografico;
b ) la gestione della raccolta differenziata deve essere effettuata secondo criteri che privilegiano l’efficacia, l’efficienza e l’economicità del servizio, nonché il coordinamento con la gestione di altri rifiuti.
[2] Nel caso in cui la Pubblica amministrazione non attivi la raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggi entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, i produttori e gli utilizzatori possono organizzare tramite il Consorzio Nazionale Imballaggi di cui all’art. 41 le attività di raccolta differenziata «dei rifiuti di imballaggio primari» sulle superfici pubbliche o la possono integrare se insufficiente.
«[2- bis ] La pubblica amministrazione incoraggia, ove opportuno, l’utilizzazione di materiali provenienti da rifiuti di imballaggio riciclati per la fabbricazione di imballaggi e altri prodotti.
[2- ter ] I Ministeri dell’ambiente e dell’industria, del commercio e dell’artigianato curano la pubblicazione delle misure e degli obiettivi oggetto delle campagne di informazione di cui all’art. 41, secondo comma, lettera g).
[2- quater ] Il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato cura la pubblicazione dei numeri di riferimento delle norme nazionali che recepiscono le norme armonizzate di cui all’art. 43, terzo comma, e comunica alla Commissione dell’Unione europea le norme nazionali di cui allo stesso articolo, terzo comma, considerate conformi alle predette norme armonizzate».
Art. 40.
CONSORZI
[1] Al fine di razionalizzare ed organizzare la ripresa degli imballaggi usati, la raccolta dei rifiuti di imballaggi secondari e terziari su superfici private, ed il ritiro, su indicazione del Consorzio Nazionale Imballaggi di cui all’art. 41, dei rifiuti di imballaggi conferiti al servizio pubblico, nonché il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti di imballaggio secondo criteri di efficacia, efficienza ed economicità, i produttori che non provvedono ai sensi dell’art. 38, terzo comma, lettere a ) e c ), costituiscono un Consorzio per ciascuna tipologia di materiale di imballaggi.
[2] I Consorzi di cui al primo comma hanno personalità giuridica di diritto privato e sono retti da uno statuto approvato con decreto del Ministro dell’ambiente e del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato.
[3] I mezzi finanziari per il funzionamento dei Consorzi predetti sono costituiti dai proventi delle attività e dai contributi dei soggetti partecipanti.
[4] Ciascun consorzio mette a punto e trasmette «al Consorzio nazionale imballaggi ed all’Osservatorio di cui all’art. 26» un proprio Programma specifico di prevenzione che costituisce la base per l’elaborazione del programma generale di cui all’art. 42.
[5] Entro il 31 marzo di ogni anno, a partire da quello successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto, i Consorzi trasmettono al Consorzio Nazionale Imballaggi di cui all’art. 41 l’elenco degli associati ed una relazione sulla gestione, comprensiva del programma specifico e dei risultati conseguiti nel recupero e nel riciclo dei rifiuti di imballaggio, nella quale possono essere evidenziati i problemi inerenti il raggiungimento degli scopi istituzionali e le eventuali proposte di adeguamento della normativa.
Art. 41.
CONSORZIO NAZIONALE IMBALLAGGI
[1] Per il raggiungimento degli obiettivi globali di recupero e di riciclaggio e per garantire il necessario raccordo con l’attività di raccolta differenziata effettuata dalle pubbliche amministrazioni, i produttori e gli utilizzatori costituiscono in forma paritaria, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore delle disposizioni del presente titolo, il Consorzio Nazionale Imballaggi, in seguito denominato CONAI.
[2] Il CONAI svolge le seguenti funzioni:
a ) definisce, in accordo con le regioni e con le amministrazioni pubbliche interessate, gli ambiti territoriali in cui rendere operante un sistema integrato che comprenda la raccolta, la selezione e il trasporto dei materiali selezionati a centri di raccolta o di smistamento;
b ) definisce, con le pubbliche amministrazioni appartenenti ai singoli sistemi integrati di cui alla lettera a ), le condizioni generali di ritiro da parte dei produttori dei rifiuti selezionati provenienti dalla raccolta differenziata;
c ) elabora ed aggiorna, sulla base dei programmi specifici di prevenzione di cui agli artt. 38, sesto comma, e 40, «quarto comma», il Programma generale per la prevenzione e la gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio;
d ) promuove accordi di programma con le regioni e gli enti locali per favorire il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti di imballaggio, e ne garantisce l’attuazione;
e ) assicura la necessaria cooperazione tra i consorzi di cui all’art. 40;
f ) garantisce il necessario raccordo tra l’amministrazione pubblica, i Consorzi e gli altri operatori economici;
g ) organizza, in accordo con le pubbliche amministrazioni, le campagne di informazione ritenute utili ai fini dell’attuazione del Programma generale;
h ) ripartisce tra i produttori e gli utilizzatori i costi della raccolta differenziata, del riciclaggio e del recupero dei rifiuti di imballaggi primari, o comunque conferiti al servizio di raccolta differenziata, in proporzione alla quantità totale, al peso ed alla tipologia del materiale di imballaggio immessi sul mercato nazionale, al netto delle quantità di imballaggi usati riutilizzati nell’anno precedente per ciascuna tipologia di materiale.
«[2- bis ] Per il raggiungimento degli obiettivi pluriennali di recupero e riciclaggio, gli eventuali avanzi di gestione accantonati dal CONAI e dai consorzi di cui all’art. 40 nelle riserve costituenti il loro patrimonio netto non concorrono alla formazione del reddito a condizione che, sotto qualsiasi forma, sia rispettato il divieto di distribuzione ai consorziati di tali avanzi e riserve, anche in caso di scioglimento dei consorzi e del CONAI. I soggetti di cui all’art. 38, terzo comma, lettera a), partecipano al finanziamento dell’attività del CONAI» (38) .
[3] Il CONAI può stipulare un accordo di programma quadro su base nazionale con l’ANCI al fine di garantire l’attuazione del principio di corresponsabilità gestionale tra produttori, utilizzatori e pubblica amministrazione. In particolare, tale accordo stabilisce:
a ) «l’entità dei costi della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio da versare ai comuni, determinati secondo criteri di efficienza, di efficacia ed economicità di gestione del servizio medesimo», «nonché sulla base della tariffa di cui all’art. 49, dalla data di entrata in vigore della stessa»;
b ) gli obblighi e le sanzioni posti a carico delle parti contraenti;
c ) le modalità di raccolta dei rifiuti di imballaggio in relazione alle esigenze delle attività di riciclaggio e di recupero.
[4] L’accordo di programma di cui al terzo comma è trasmesso all’Osservatorio nazionale sui rifiuti di cui all’art. 26, che può richiedere eventuali integrazioni e modifiche entro i successivi sessanta giorni.
[5] Ai fini della ripartizione dei costi di cui al secondo comma, lettera h ), sono esclusi dal calcolo degli imballaggi riutilizzabili immessi sul mercato previa cauzione.
[6] Il CONAI «ha personalità giuridica di diritto privato ed» (45) è retto da uno statuto approvato con decreto del Ministro dell’ambiente e del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, non ha fini di lucro e provvede ai mezzi finanziari necessari per la sua attività con i proventi delle attività e con i contributi dei consorziati.
– omissis –
Il comma 7 è stato abrogato dall’art. 10, comma 3, della legge 23-3-2001, n. 93 , con efficacia dal 19 aprile 2001.
[8] Al consiglio di amministrazione del CONAI partecipa con diritto di voto un rappresentante dei consumatori indicato dal Ministro dell’ambiente e del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato.
[9] I consorzi obbligatori esistenti alla data di entrata in vigore della presente legge, previsti dall’art. 9- quater , del decreto legge 9-9-1988, n. 397, convertito, con modificazioni, dalla legge 9-11-1988, n. 475 , cessano di funzionare all’atto della costituzione del consorzio di cui al primo comma e comunque entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Il CONAI di cui al primo comma subentra nei diritti e negli obblighi dei consorzi obbligatori di cui all’art. 9- quater del decreto legge 9-9-1988, n. 397, convertito, con modificazioni, dalla legge 9-11-1988, n. 475 , ed in particolare nella titolarità del patrimonio esistente alla data del 31 dicembre 1996, fatte salve le spese di gestione ordinaria sostenute dai Consorzi fino al loro scioglimento. Tali patrimoni dei diversi Consorzi obbligatori saranno destinati ai costi della raccolta differenziata, «riciclaggio e recupero dei rifiuti di imballaggi primari o comunque conferiti al servizio pubblico» della relativa tipologia di materiale.
[10] In caso di mancata costituzione del CONAI entro i termini di cui al primo comma, e sino alla costituzione dello stesso, il Ministro dell’ambiente e il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato nominano d’intesa un commissario ad acta per lo svolgimento delle funzioni di cui al presente articolo.
«[10- bis ] In caso di mancata stipula degli accordi di cui al secondo e terzo comma, il Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, può determinare con proprio decreto l’entità dei costi della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio a carico dei produttori e degli utilizzatori ai sensi del decimo comma dell’art. 49, nonché le condizioni e le modalità di ritiro dei rifiuti stessi da parte dei produttori» (20) .
Art. 42.
PROGRAMMA GENERALE DI PREVENZIONE E DI GESTIONE DEGLI IMBALLAGGI E DEI RIFIUTI DI IMBALLAGGIO
[1] Sulla base dei programmi specifici di prevenzione di cui agli artt. «38, sesto comma, e 40, quarto comma», il CONAI elabora un Programma generale di prevenzione e di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio che individua, con riferimento alle singole tipologie di materiale di imballaggio, le misure relative ai seguenti obiettivi:
a ) prevenzione della formazione dei rifiuti di imballaggio;
b ) accrescimento della proporzione della quantità dei rifiuti di imballaggi riciclabili rispetto alla quantità di imballaggi non riciclabili;
c ) accrescimento della proporzione della quantità di rifiuti di imballaggi riutilizzabili rispetto alla quantità di imballaggi non riutilizzabili;
d ) miglioramento delle caratteristiche dell’imballaggio allo scopo di permettere ad esso di sopportare più tragitti o rotazioni nelle condizioni di utilizzo normalmente prevedibili;
e ) realizzazione degli obiettivi di recupero e riciclaggio.
[2] Il Programma generale di prevenzione determina, inoltre:
a ) la percentuale in peso di ciascuna tipologia di rifiuti di imballaggio da recuperare ogni cinque anni, e nell’ambito di questo obiettivo globale, sulla base della stessa scadenza, la percentuale in peso da riciclare delle tipologie singole di materiali di imballaggio, con un minimo percentuale in peso per ciascun materiale;
b ) gli obiettivi intermedi di recupero e riciclaggio rispetto agli obiettivi di cui alla lettera a);
— Omissis —
La lettera c ) è stata abrogata, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 21 del’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426.
[3] Il Programma generale è trasmesso per il parere all’Osservatorio sui rifiuti di cui all’art. 26 ed è approvato con decreto del Ministro dell’ambiente e del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, «d’intesa con la» Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e l’ANCI. Con la medesima procedura si provvede alle eventuali modificazioni ed integrazioni del programma.
[4] Nel caso in cui il Programma generale non sia predisposto entro il termine di centoventi giorni dalla costituzione del Consorzio Nazionale Imballaggi di cui all’art. 41, e, successivamente, dall’inizio del quinquennio di riferimento, lo stesso è elaborato in via sostitutiva dall’Osservatorio di cui all’art. 26. In tal caso gli obiettivi di recupero e riciclaggio sono quelli massimi previsti ai sensi della direttiva 94/62/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 20-12-1994, e successive modifiche ed integrazioni.
[5] I piani regionali di cui all’art. 22 sono integrati con un apposito capitolo relativo alla gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio in attuazione delle disposizioni del programma di cui al primo e secondo comma.
Art. 43.
DIVIETI
[1] È vietato lo smaltimento in discarica degli imballaggi e dei contenitori recuperati, ad eccezione degli scarti derivanti dei contenitori recuperati, ad eccezione degli scarti derivanti dalle operazioni di selezione, riciclo e recupero dei rifiuti di imballaggio.
[2] A decorrere dal 1° gennaio 1998 è vietato immettere nel normale circuito di raccolta dei rifiuti urbani imballaggi terziari di qualsiasi natura. Dalla stessa data eventuali imballaggi secondari non restituiti all’utilizzatore dal commerciante al dettaglio possono essere conferiti al servizio pubblico solo in raccolta differenziata, ove la stessa sia stata attivata.
[3] A decorrere dal 1° gennaio 1998 possono essere commercializzati solo imballaggi rispondenti agli standard europei fissati dal Comitato Europeo Normalizzazione in conformità ai requisiti essenziali stabiliti dall’art. 9 della direttiva 94/62 CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 20-12-1994, e dall’allegato F al presente decreto. Fino al 1° gennaio 1998 «si presume che siano soddisfatti tutti i predetti requisiti quando gli imballaggi sono» conformi alle pertinenti norme armonizzate i cui numeri di riferimento sono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee, ovvero, in mancanza delle pertinenti norme armonizzate, alle norme nazionali considerate conformi ai requisiti predetti.
[4] È vietato immettere sul mercato imballaggi o componenti di imballaggio, ad eccezione degli imballaggi costituiti interamente di cristallo, con livelli totali di concentrazione di piombo, cadmio, mercurio e cromo esavalente superiore a:
a ) 600 parti per milione (ppm) in peso a partire dal 30 giugno 1998;
b ) 250 ppm in peso a partire dal 30 giugno 1999;
c ) 100 ppm in peso a partire dal 30 giugno 2001.
[5] Con decreto del Ministro dell’ambiente e del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato sono determinate, in conformità alle decisioni dell’Unione Europea:
a ) le condizioni alle quali i livelli di concentrazione di cui al quarto comma non si applicano ai materiali riciclati e ai circuiti di produzione localizzati in una catena chiusa e controllata;
b ) le tipologie di imballaggio esonerate dal requisito di cui al quarto comma, lettera c).
Titolo III
GESTIONE DI PARTICOLARI CATEGORIE DI RIFIUTI
Art. 44.
BENI DUREVOLI
[1] I beni durevoli per uso domestico che hanno esaurito la loro durata operativa devono essere consegnati ad un rivenditore contestualmente all’acquisto di un bene durevole di tipologia equivalente ovvero devono essere conferiti alle imprese pubbliche o private che gestiscono la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani o agli appositi centri di raccolta individuati ai sensi del secondo comma, a cura del detentore. «Ai fini della corretta attuazione degli obiettivi e delle priorità stabilite dal presente decreto, i produttori e gli importatori devono provvedere al ritiro, al recupero e allo smaltimento dei beni durevoli consegnati dal detentore al rivenditore, sulla base di appositi accordi di programma stipulati ai sensi dell’art. 25».
[2] Il Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, promuove accordi di programma tra le imprese che producono i beni di cui al primo comma, quelle che li immettono al consumo, anche in qualità di importatori, ed i soggetti, pubblici e privati, che ne gestiscono la raccolta, il recupero, il riciclaggio e lo smaltimento. Gli accordi prevedono:
a ) la messa a punto dei prodotti per le finalità di cui agli artt. 3 e 4;
b ) l’individuazione di centri di raccolta, diffusi su tutto il territorio nazionale;
c ) il recupero ed il riciclo dei materiali costituenti i beni;
d ) lo smaltimento di quanto non recuperabile da parte dei soggetti che gestiscono il servizio pubblico.
[3] Al fine di favorire la restituzione dei beni di cui al primo comma ai rivenditori, i produttori, gli importatori ed i distributori, e le loro associazioni di categoria, possono stipulare altresì accordi e contratti di programma ai sensi dell’art. 25, secondo comma. «Ai medesimi fini il ritiro, il trasporto e lo stoccaggio dei beni durevoli da parte dei rivenditori firmatari, tramite le proprie associazioni di categoria, dei citati accordi e contratti di programma non sono sottoposti agli obblighi della comunicazione annuale al catasto, della tenuta dei registri di carico e scarico, della compilazione e tenuta dei formulari, della preventiva autorizzazione e della iscrizione all’Albo di cui agli artt. 11, 12, 15, 28 e 30 del presente decreto» (21) .
[4] Decorsi tre anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, nel caso si manifestino particolari necessità di tutela della salute pubblica e dell’ambiente relativamente allo smaltimento dei rifiuti costituiti dai beni oggetto del presente articolo al termine della loro vita operativa, può essere introdotto, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, un sistema di cauzionamento obbligatorio. La cauzione, in misura pari al 10% del prezzo effettivo di vendita del prodotto e con il limite massimo di lire duecentomila, è svincolata all’atto della restituzione, debitamente documentata, di un bene oggetto del presente articolo ai centri di raccolta, ai servizi pubblici di nettezza urbana o ad un rivenditore contestualmente all’acquisto di un bene durevole di tipologia equivalente. Non sono tenuti a versare la cauzione gli acquirenti che, contestualmente all’acquisto, provvedano alla restituzione al venditore di un bene durevole di tipologia equivalente o documentino l’avvenuta restituzione dello stesso alle imprese o ai centri di raccolta di cui al primo comma.
[5] In fase di prima applicazione i beni durevoli di cui al primo comma, sottoposti alle disposizioni del presente articolo, sono:
a ) frigoriferi, surgelatori e congelatori;
b ) televisori;
c ) computer;
d ) lavatrici e lavastoviglie;
e ) condizionatori d’aria.
Art. 45.
RIFIUTI SANITARI
[1] Il deposito temporaneo presso il luogo di produzione di rifiuti sanitari pericolosi deve essere effettuato in condizioni tali da non causare alterazioni che comportino rischi per la salute e può avere una durata massima di cinque giorni. Per quantitativi non superiori a duecento litri detto deposito temporaneo può raggiungere i trenta giorni, alle condizioni predette.
[2] Al direttore o responsabile sanitario della struttura pubblica o privata compete la sorveglianza ed il rispetto della disposizione di cui al primo comma, fino al conferimento dei rifiuti all’operatore autorizzato al trasporto verso l’impianto di smaltimento.
[3] I rifiuti di cui al primo comma devono essere smaltiti mediante termodistruzione presso impianti autorizzati ai sensi del presente decreto. Qualora il numero degli impianti per lo smaltimento mediante termodistruzione non risulti adeguato al fabbisogno, il Presidente della Regione, d’intesa con il Ministro della sanità ed il Ministro dell’ambiente, può autorizzare lo smaltimento dei rifiuti di cui al primo comma anche in discarica controllata previa sterilizzazione. «Ai fini dell’acquisizione dell’intesa, i Ministri competenti si pronunciano entro novanta giorni».
[4] Con decreto del Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro della sanità, sentita la Conferenza tra lo Stato le regioni e le province, sono:
a ) definite le norme tecniche di raccolta, disinfezione, sterilizzazione, trasporto, recupero e smaltimento dei rifiuti sanitari pericolosi;
b ) individuati i rifiuti di cui all’art. 7, secondo comma, lettera f ) «e definite le norme tecniche per assicurare una corretta gestione degli stessi»;
c ) individuate le frazioni di rifiuti sanitari assimilati agli urbani nonché le eventuali ulteriori categorie di rifiuti sanitari che richiedono particolari sistemi di smaltimento.
[5] La sterilizzazione dei rifiuti sanitari pericolosi effettuata al di fuori della struttura sanitaria che li ha prodotti è sottoposta alle procedure autorizzative di cui agli artt. 27 e 28. In tal caso al responsabile dell’impianto compete la certificazione di avvenuta sterilizzazione.
Art. 46.
«VEICOLI A MOTORE E RIMORCHI»
[1] Il proprietario di un veicolo a motore «o di un rimorchio» che intenda procedere alla demolizione dello stesso deve consegnarlo ad un centro di raccolta per la messa in sicurezza, la demolizione, il recupero dei materiali e la rottamazione, autorizzato ai sensi degli artt. 27 e 28. Tali centri di raccolta possono ricevere anche rifiuti costituiti da parti di veicoli a motore.
[2] Il proprietario di un veicolo a motore «o di un rimorchio» destinato alla demolizione può altresì consegnarlo ai concessionari o alle succursali delle case costruttrici per la consegna successiva ai centri di cui al primo comma qualora intenda cedere il veicolo predetto «o rimorchio» per acquistarne un altro.
[3] I veicoli a motore «o rimorchi» rinvenuti da organi pubblici o non reclamati dai proprietari e quelli acquisiti per occupazione ai sensi degli artt. 927-929 e 923 del codice civile, sono conferiti ai centri di raccolta di cui al primo comma nei casi e con le procedure determinate con decreto del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro del tesoro, «dell’ambiente e dell’industria, del commercio e dell’artigianato e dei trasporti e della navigazione».
[4] I centri di raccolta ovvero i concessionari o le succursali rilasciano al proprietario del veicolo «o del rimorchio» consegnato per la demolizione un certificato dal quale deve risultare la data della consegna, gli estremi dell’autorizzazione del centro, le generalità del proprietario e gli estremi di identificazione del veicolo, nonché l’assunzione da parte del gestore del centro stesso ovvero del concessionario o del titolare della succursale dell’impegno a provvedere direttamente alle pratiche di cancellazione dal Pubblico registro Automobilistico (PRA).
«[5] Dal 30 giugno 1998 la cancellazione dal Pubblico registro automobilistico (PRA) dei veicoli e dei rimorchi avviati a demolizione avviene esclusivamente a cura del titolare del centro di raccolta o del concessionario o del titolare della succursale senza oneri di agenzia a carico del proprietario del veicolo o del rimorchio. A tal fine, entro sessanta giorni dalla consegna del veicolo e del rimorchio da parte del proprietario, il titolare del centro di raccolta, il concessionario o il titolare della succursale della casa costruttrice deve comunicare l’avvenuta consegna per la demolizione del veicolo e consegnare il certificato di proprietà, la carta di circolazione e le targhe al competente ufficio del PRA che provvede ai sensi e per gli effetti dell’art. 103, primo comma, del decreto legislativo 30-4-1992, n. 285».
[6] Il possesso del certificato di cui al quarto comma delibera il proprietario del veicolo dalla responsabilità civile, penale e amministrativa connessa con la proprietà dello stesso.
«[6- bis ] I gestori di centri di raccolta, i concessionari e i gestori delle succursali delle case costruttrici di cui ai commi primo e secondo non possono alienare, smontare o distruggere i veicoli a motore e i rimorchi da avviare allo smontaggio ed alla successiva riduzione in rottami senza prima aver adempiuto ai compiti di cui al quinto comma.
[6- ter ] Gli estremi della ricevuta dell’avvenuta denuncia e consegna delle targhe e dei documenti agli uffici competenti devono essere annotati sull’apposito registro di entrata e di uscita dei veicoli da tenersi secondo le norme del regolamento di cui al decreto legislativo 30-4-1992, n. 285 .
[6- quater ] Agli stessi obblighi di cui al comma 6- bis e 6- ter sono soggetti i responsabili dei centri di raccolta o altri luoghi di custodia di veicoli rimossi ai sensi dell’art. 159 del decreto legislativo 30-4-1992, n. 285, nel caso di demolizione del veicolo ai sensi del quarto comma dell’art. 215 del predetto decreto legislativo 30-4-1992, n. 285».
— Omissis —
Il comma 6- quinquies viene omesso perché modificativo dell’art. 103 del D. Leg. 30-4-1992, n. 285.
[7] È consentito il commercio delle parti di ricambio recuperate dalla demolizione dei veicoli a motore ad esclusione di quelle che abbiano attinenza con la sicurezza dei veicoli.
[8] Le parti di ricambio attinenti la sicurezza dei veicoli sono cedute solo agli iscritti alle imprese esercenti attività di autoriparazione, di cui alla legge 5-2-1992, n. 122, e sono utilizzate se sottoposte alle operazioni di revisione singola previste dall’art. 80 del decreto legislativo 30-4-1992, n. 285 .
[9] L’utilizzazione delle parti di ricambio di cui al settimo e ottavo comma da parte delle imprese esercenti attività di autoriparazione deve risultare dalle fatture rilasciate al cliente.
[10] Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il Ministro dell’ambiente, di concerto con i Ministri dell’industria, del commercio e dell’artigianato e dei trasporti e della navigazione emana le norme tecniche relative alle caratteristiche degli impianti di demolizione, alle operazioni di messa in sicurezza e all’individuazione delle parti di ricambio attinenti la sicurezza di cui all’ottavo comma.
Art. 47.
CONSORZIO NAZIONALE DI RACCOLTA E TRATTAMENTO DEGLI OLI E DEI GRASSI VEGETALI ED ANIMALI ESAUSTI
[1] È istituito il Consorzio obbligatorio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti, al quale è attribuita la personalità giuridica di diritto privato.
[2] Il Consorzio non ha scopo di lucro ed è regolato da uno statuto approvato con decreto del Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
[3] Il Consorzio:
a ) assicura la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio, il trattamento ed il riutilizzo degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti;
b ) assicura, nel rispetto delle vigenti disposizioni in materia di inquinamento, lo smaltimento di oli e grassi vegetali e animali esausti raccolti dei quali non sia possibile o conveniente la rigenerazione;
c ) promuove lo svolgimento di indagini di mercato e di studi di settore al fine di migliorare, economicamente e tecnicamente, il ciclo di raccolta, trasporto, stoccaggio, trattamento e riutilizzo degli oli e grassi vegetali e animali esausti.
[4] Le deliberazioni degli organi del Consorzio, adottate in relazione agli scopi del presente decreto ed a norma dello statuto, sono vincolanti per tutte le imprese partecipanti.
[5] Partecipano al Consorzio:
«a)le imprese che producono o importano o detengono oli e grassi vegetali ed animali, esausti»;
b ) le imprese che riciclano e recuperano oli e grassi vegetali e animali esausti;
c ) le associazioni nazionali di categoria delle imprese che effettuano la raccolta, il trasporto e lo stoccaggio di oli e grassi vegetali e animali esausti.
[6] Le quote di partecipazione al Consorzio sono determinate in base al rapporto tra la capacità produttiva di ciascun consorziato e la capacità produttiva complessivamente sviluppata da tutti i consorziati appartenenti alla medesima categoria.
[7] La determinazione e l’assegnazione delle quote compete al consiglio di amministrazione del Consorzio che vi provvede annualmente secondo quanto stabilito dallo statuto.
[8] Nel caso di incapacità o di impossibilità di adempiere, per mezzo delle stesse imprese e aziende consorziate, agli obblighi di raccolta, trasporto, stoccaggio, trattamento e riutilizzo degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti stabiliti dal presente decreto, il Consorzio può nei limiti e nei modi determinati dallo Statuto, stipulare con le imprese pubbliche e private contratti per l’assolvimento degli obblighi medesimi.
[9] Le risorse finanziarie del Consorzio sono costituite:
a ) dai proventi delle attività svolte dal Consorzio;
b ) dalla gestione patrimoniale del fondo consortile;
c ) dalle quote consortili;
d ) da contributi di riciclaggio a carico dei produttori e degli importatori di oli e grassi vegetali e animali per uso alimentare destinati al mercato interno, determinati annualmente, per garantire l’equilibrio di gestione del Consorzio, con decreto del Ministro dell’ambiente.
[10] Il Consorzio deve trasmettere annualmente al Ministro dell’ambiente e al Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato il bilancio preventivo e consuntivo entro sessanta giorni dalla loro approvazione, unitariamente ad una relazione tecnica sull’attività complessiva sviluppata dallo stesso Consorzio e dai singoli consorziati.
[11] A decorrere dalla data di scadenza del termine di novanta giorni dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto di approvazione dello Statuto di cui al secondo comma, chiunque, in ragione della propria attività, detiene oli e grassi vegetali e animali esausti è obbligato a conferirli al Consorzio direttamente o mediante consegna a soggetti incaricati del Consorzio.
[12] Chiunque, in ragione della propria attività ed in attesa del conferimento al Consorzio, detenga oli e grassi animali e vegetali esausti, è obbligato a stoccare i medesimi in apposito contenitore conforme alle disposizioni vigenti in materia di smaltimento.
Art. 48.
CONSORZIO PER IL RICICLAGGIO DI RIFIUTI DI BENI IN POLIETILENE
[1] Al fine di ridurre il flusso dei rifiuti di polietilene destinati allo smaltimento è istituito il Consorzio per il riciclaggio dei rifiuti di beni in polietilene, esclusi gli imballaggi di cui all’art. 35, primo comma, lettere a ), b ), c ) e d ), «i beni di cui all’art. 44 e i rifiuti di cui agli artt. 45 e 46» (22) .
[2] Al Consorzio partecipano:
a ) i produttori e gli importatori di beni in polietilene;
b ) i trasformatori di beni in polietilene;
c ) le associazioni nazionali di categoria rappresentative delle imprese che effettuano la raccolta, il trasporto e lo stoccaggio dei rifiuti di beni in polietilene;
d ) le imprese che riciclano e recuperano rifiuti di beni in polietilene.
[3] Il Consorzio si propone come obiettivo primario di favorire il ritiro dei beni a base di polietilene al termine del ciclo di utilità per avviarli ad attività di riciclaggio e di recupero. A tal fine il Consorzio:
a ) promuove la gestione del flusso dei beni a base di polietilene;
b ) assicura la raccolta, il riciclaggio e le altre forme di recupero dei rifiuti di beni in polietilene;
c ) promuove la valorizzazione delle frazioni di polietilene non riutilizzabili;
d ) promuove l’informazione degli utenti, intesa a ridurre il consumo dei materiali ed a favorire forme corrette di raccolta e di smaltimento;
e ) assicura l’eliminazione dei rifiuti di beni in polietilene nel caso in cui non sia possibile o conveniente economicamente il riciclaggio, nel rispetto delle disposizioni contro l’inquinamento.
[4] Nella distribuzione dei prodotti dei consorziati il Consorzio può ricorrere a forme di deposito cauzionale.
[5] I mezzi finanziari per il funzionamento del Consorzio sono costituiti:
a ) dai proventi delle attività svolte dal consorzio;
b ) dai contributi dei soggetti partecipanti;
c ) dalla gestione patrimoniale del fondo consortile.
[6] Le deliberazioni degli organi del consorzio, adottate in relazione agli scopi del presente decreto ed a norma dello statuto, sono vincolanti per tutti i soggetti partecipanti.
[7] Il Ministro dell’ambiente di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato determina ogni due anni con proprio decreto gli obiettivi minimi di riciclaggio, e in caso di mancato raggiungimento dei predetti obiettivi può stabilire un contributo percentuale di riciclaggio da applicarsi sull’importo netto delle fatture emesse dalle imprese produttrici ed importatrici di materia prima per forniture destinate alla produzione di beni di polietilene per il mercato interno.
[8] Il Consorzio ha personalità giuridica di diritto privato, non ha scopo di lucro ed è retto da uno Statuto approvato con decreto del Ministro dell’ambiente di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato.
[9] A decorrere dalla data di scadenza del termine di novanta giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto di approvazione dello Statuto di cui all’ottavo comma, chiunque, in ragione della propria attività, detiene rifiuti di beni in polietilene è obbligato a conferirli al consorzio direttamente o mediante consegna a soggetti incaricati dal consorzio.
Titolo IV
TARIFFA PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI
Art. 49.
ISTITUZIONE DELLA TARIFFA
[1] La tassa per lo smaltimento dei rifiuti di cui alla sezione II del Capo XVIII del Titolo III del testo unico della finanza locale, approvato con regio decreto 14-9-1931, n. 1175, come sostitutivo dall’art. 21 del decreto del Presidente della Repubblica 10-9-1982, n. 915, ed al Capo III del decreto legislativo 15-11-1993, n. 507, è soppressa a decorrere «dai termini previsti dal regime transitorio, disciplinato dal regolamento di cui al quinto comma, entro i quali i comuni devono provvedere alla integrale copertura dei costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani attraverso la tariffa di cui al secondo comma» (23) .
«[1- bis ] Resta, comunque, ferma la possibilità, in via sperimentale, per i comuni di deliberare l’applicazione della tariffa ai sensi del sedicesimo comma» (24) .
[2] I costi per i servizi relativi alla gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di qualunque natura o provenienza giacenti sulle strade ed aree pubbliche e soggette ad uso pubblico, sono coperti dai comuni mediante l’istituzione di una tariffa.
[3] La tariffa deve essere applicata nei confronti di chiunque occupi oppure conduca locali, o aree scoperte ad uso privato non costituenti accessorio o pertinenza dei locali medesimi, a qualsiasi uso adibiti, esistenti nelle zone del territorio comunale.
[4] La tariffa è composta da una quota determinata in relazione alle componenti essenziali del costo del servizio, riferite in particolare agli investimenti per le opere ed ai relativi ammortamenti, e da una quota rapportata alle quantità di rifiuti conferiti, al servizio fornito, e all’entità dei costi di gestione, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di esercizio di investimento.
«[4-bis] A decorrere dall’esercizio finanziario che precede i due anni dall’entrata in vigore della tariffa, i comuni sono tenuti ad approvare e a presentare all’Osservatorio nazionale sui rifiuti il piano finanziario e la relazione di cui all’art. 8 del decreto del Presidente della Repubblica 27-4-1999, n. 158» (24) .
[5] Il Ministro dell’ambiente di concerto con il Ministro dell’industria del commercio e dell’artigianato, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano elabora un metodo normalizzato per definire le componenti dei costi e determinare la tariffa di riferimento, «prevedendo disposizioni transitorie per garantire la graduale applicazione del metodo normalizzato e della tariffa ed il graduale raggiungimento dell’integrale copertura dei costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani da parte dei comuni» (25) .
[6] La tariffa di riferimento è articolata per fasce di utenza e territoriali.
[7] La tariffa di riferimento costituisce la base per la determinazione della tariffa nonché per orientare e graduare nel tempo gli adeguamenti tariffari derivanti dall’applicazione del presente decreto.
[8] La tariffa è determinata dagli enti locali, anche in relazione al piano finanziario degli interventi relativi al servizio.
[9] La tariffa è applicata dai soggetti gestori nel rispetto della convenzione e del relativo disciplinare.
[10] Nella modulazione della tariffa sono assicurate agevolazioni per le utenze domestiche e per la raccolta differenziata delle frazioni umide e delle altre frazioni, ad eccezione della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio che resta a carico dei produttori e degli utilizzatori. È assicurata altresì la gradualità degli adeguamenti derivanti dalla applicazione del presente decreto.
[11] Per le successive determinazioni della tariffa si tiene conto degli obiettivi di miglioramento della produttività e della qualità del servizio fornito e del tasso di inflazione programmato.
[12] L’eventuale modulazione della tariffa tiene conto degli investimenti effettuati dai comuni che risultino utili ai fini dell’organizzazione del servizio.
[13] La tariffa è riscossa dal soggetto che gestisce il servizio.
[14] Sulla tariffa è applicato un coefficiente di riduzione proporzionale alle quantità di rifiuti assimilati che il produttore dimostri di aver avviato al recupero mediante attestazione rilasciata dal soggetto che effettua l’attività di recupero dei rifiuti stessi.
[15] La riscossione volontaria e coattiva della tariffa può essere effettuata con l’obbligo del non riscosso per riscosso, tramite ruolo secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 29-9-1973, n. 602, e del decreto del Presidente della Repubblica 28-1-1988, n. 43 .
[16] In via sperimentale i comuni possono attivare il sistema tariffario anche prima del termine di cui al primo comma.
[17] È fatta salva l’applicazione del tributo ambientale di cui all’art. 19 del decreto legislativo 30-12-1992, n. 504 (26) .
Titolo V
SISTEMA SANZIONATORIO E DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI
Capo I
SANZIONI
Art. 50.
ABBANDONO DI RIFIUTI
[1] «Fatto salvo quanto disposto dall’art. 51, comma 2,» chiunque, in violazione dei divieti di cui agli artt. 14, primo e secondo comma, «43, secondo comma, 44, primo comma, e 46, primo e secondo comma» abbandona o deposita rifiuti ovvero li immette nelle acque superficiali o sotterranee è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire duecentomila a lire unmilioneduecentomila. «Se l’abbandono di rifiuti sul suolo riguarda rifiuti non pericolosi e non ingombranti si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da lire cinquantamila a lire trecentomila».
«[1- bis ] Il titolare del centro di raccolta, il concessionario o il titolare della succursale della casa costruttrice, che viola le disposizioni di cui al quinto comma dell’art. 46, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire cinquecentomila a lire tremilioni».
[2] «Chiunque non ottempera all’ordinanza del Sindaco, di cui all’art. 14, terzo comma, o non adempie all’obbligo di cui agli artt. 9, terzo comma, è punito con la pena dell’arresto fino ad un anno». Con la sentenza di condanna per tali contravvenzioni, o con la decisione emessa ai sensi dell’art. 444 del codice di procedura penale, il beneficio della sospensione condizionale della pena può essere subordinato alla esecuzione di quanto stabilito nella ordinanza o nell’obbligo non eseguiti.
Art. 51.
ATTIVITÀ DI GESTIONE DI RIFIUTI NON AUTORIZZATA
[1] «Chiunque effettua una attività di raccolta, trasporto, smaltimento, recupero, commercio ed intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione di cui agli artt. 27, 28, 29, 30, 31, 32 e 33 è punito»:
a ) con la pena dell’arresto da tre mesi ad un anno o con l’ammenda da lire cinque milioni a lire cinquanta milioni se si tratta di rifiuti non pericolosi;
b ) con la pena dell’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da lire cinque milioni a lire cinquanta milioni se si tratta di rifiuti pericolosi.
[2] «Le pene di cui al primo comma si applicano ai titolari di imprese ed ai responsabili di enti che abbandonano o depositano in modo incontrollato i rifiuti ovvero li immettono nelle acque superficiali o sotterranee in violazione del divieto di cui all’art. 14, primo e secondo comma» (27) .
[3] Chiunque realizza o gestisce una discarica non autorizzata è punito con la pena dell’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da lire cinquemilioni a lire cinquanta milioni. Si applica la pena dell’arresto da uno a tre anni e dell’ammenda da lire dieci milioni a lire cento milioni se la discarica è destinata, anche in parte, allo smaltimento di rifiuti pericolosi. Alla sentenza di condanna o alla decisione emessa ai sensi dell’art. 444 del codice di procedura penale consegue la confisca dell’area sulla quale è realizzata la discarica abusiva se di proprietà dell’autore o del compartecipe al reato, fatti salvi gli obblighi di bonifica o di ripristino dello stato dei luoghi.
[4] Le pene di cui al primo, secondo e terzo comma sono ridotte della metà nelle ipotesi di inosservanza delle prescrizioni contenute o richiamate nelle autorizzazioni nonché nelle ipotesi di inosservanza dei requisiti e delle condizioni richiesti dalle iscrizioni o comunicazioni.
[5] «Chiunque, in violazione del divieto di cui all’art. 9, effettua attività non consentite di miscelazione di rifiuti è punito con la pena di cui al primo comma, lettera b )».
[6] Chiunque effettua il deposito temporaneo presso il luogo di produzione di rifiuti sanitari pericolosi, con violazione delle prescrizioni di cui all’art. 45, è punito con la pena dell’arresto da tre mesi ad un anno o con la pena dell’ammenda da lire cinque milioni a lire cinquanta milioni. Per i quantitativi non superiori a duecento litri, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da lire cinque milioni a lire trenta milioni.
«[6- bis ] Chiunque viola gli obblighi di cui agli artt. 46, commi 6- bis , 6- ter e 6- quater , “47, undicesimo e dodicesimo comma e 48, nono comma” (28) , è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire cinquecentomila a lire tremilioni».
«[6- ter ] I soggetti di cui all’art. 48, secondo comma, che non adempiono all’obbligo di partecipazione ivi previsto entro novanta giorni (50) dalla data di entrata in vigore della presente disposizione sono puniti:
a) nelle ipotesi di cui alla lettera a ) del secondo comma, dell’art. 48, con la sanzione amministrativa pecuniaria di lire cinquantamila per tonnellata di beni in polietilene importati ovvero prodotti ed immessi sul mercato interno;
b ) nelle ipotesi di cui alla lettera b ) del secondo comma, dell’art. 48, con la sanzione amministrativa pecuniarie di lire diecimila per tonnellata di beni in polietilene importati o prodotti ed immessi sul mercato interno;
c ) nelle ipotesi di cui alle lettere c ) e d ) del secondo comma, dell’art. 48, con la sanzione amministrativa pecuniaria di lire 100 per tonnellata di rifiuti di beni in polietilene.
[6- quater ] Le sanzioni di cui al comma 6- ter sono ridotte della metà nel caso di adesione effettuata entro il sessantesimo giorno dalla scadenza del termine di cui alla linea del medesimo comma 6-ter.
[6- quinquies ] I soggetti di cui all’art. 48, secondo comma, sono tenuti a versare un contributo annuo superiore a lire centomila. In caso di omesso versamento di tale contributo essi sono puniti:
a ) nelle ipotesi di cui alla lettera a ) del secondo comma, dell’art. 48, con la sanzione amministrativa pecuniaria di lire cinquantamila per tonnellata di beni in polietilene importati o prodotti ed immessi sul mercato interno;
b ) nelle ipotesi di cui alla lettera b ) del secondo comma, dell’art. 48, con la sanzione amministrativa pecuniaria di lire diecimila per tonnellata di beni in polietilene importati o prodotti ed immessi sul mercato interno;
c ) nelle ipotesi di cui alle lettere c ) e d ) del secondo comma, dell’art. 48, con la sanzione amministrativa pecuniaria di lire 100 per tonnellata di rifiuti di beni in polietilene» (46) .
«Art. 51- bis .
BONIFICA DEI SITI
[1] Chiunque cagiona l’inquinamento o un pericolo concreto ed attuale di inquinamento, previsto dal secondo comma dell’art. 17, è punito con la pena dell’arresto da sei mesi a un anno e con l’ammenda da lire cinque milioni a lire cinquanta milioni se non provvede alla bonifica in base al procedimento di cui all’art. 17. Si applica la pena dell’arresto da un anno a due anni e la pena dell’ammenda da lire diecimilioni a lire centomilioni se l’inquinamento è provocato da rifiuti pericolosi». «Con la sentenza di condanna per la contravvenzione di cui al presente comma, o con la decisione emessa ai sensi dell’art. 444 del codice di procedura penale, il beneficio della sospensione condizionale della pena può essere subordinato alla esecuzione degli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale» (29) .
Art. 52. (47)
VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI DI COMUNICAZIONE, DI TENUTA DEI REGISTRI OBBLIGATORI E DEI FORMULARI
[1] Chiunque non effettua la comunicazione di cui all’art. 11, terzo comma, «ovvero la effettua in modo incompleto o inesatto» è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire cinque milioni a lire trenta milioni. «Se la comunicazione è effettuata entro il sessantesimo giorno dalla scadenza del termine stabilito ai sensi della legge 25-1-1994, n. 70 , si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da lire cinquantamila a lire trecentomila».
[2] Chiunque omette di tenere ovvero tiene in modo incompleto il registro di carico e scarico di cui all’art. 12, primo comma, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire cinque milioni a lire trenta milioni. Se il registro è relativo a rifiuti pericolosi si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da lire trenta milioni a lire centottanta milioni, nonché la sanzione amministrativa accessoria della sospensione da un mese ad un anno dalla carica rivestita dal soggetto responsabile dell’infrazione e dall’amministratore. «Le sanzioni di cui sopra sono ridotte rispettivamente da lire duemilioni a lire dodicimilioni per i rifiuti non pericolosi, da lire quattromilioni a lire ventiquattromilioni per i rifiuti pericolosi, nel caso di imprese che occupano un numero di unità lavorative inferiore a 15 dipendenti calcolate con riferimento al numero di dipendenti occupati a tempo pieno durante un anno, mentre i lavoratori a tempo parziale e quelli stagionali rappresentano frazioni di unità lavorative annue; ai fini predetti l’anno da prendere in considerazione è quello dell’ultimo esercizio contabile approvato».
[3] Chiunque effettua il trasporto di rifiuti senza il prescritto formulario di cui all’art. 15 ovvero indica nel formulario stesso dati incompleti o inesatti è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire tre milioni a lire diciotto milioni. Si applica la pena di cui all’art. 483 del codice penale nel caso di trasporto di rifiuti pericolosi. Tale ultima pena si applica anche a chi, nella predisposizione di un certificato di analisi di rifiuti, fornisce false indicazioni sulla natura, sulla composizione e sulle caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti e a chi fa uso di un certificato falso durante il trasporto.
«[4] Se le indicazioni di cui ai commi primo e secondo sono formalmente incomplete o inesatte ma i dati riportati nella comunicazione al catasto, nei registri di carico e scarico, nei formulari di identificazione dei rifiuti trasportati e nelle altre scritture contabili tenute per legge consentono di ricostruire le informazioni dovute si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da lire cinquecentomila a lire tremilioni. La medesima pena si applica se le indicazioni di cui al terzo comma sono formalmente incomplete o inesatte ma contengono tutti gli elementi per ricostruire le informazioni dovute per legge, nonché nei casi di mancato invio alle autorità competenti e di mancata conservazione dei registri di cui all’art. 12, commi terzo e quarto, o del formulario di cui all’art. 15».
Art. 53.
TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI
[1] Chiunque effettua spedizioni dei rifiuti elencati negli allegati II, III e IV del Regolamento CEE 259/93 del Consiglio dell’1-2-1993 in modo tale da integrare il traffico illecito, così come definito dall’art. 26 del medesimo Regolamento, è punito con la pena dell’ammenda da lire tre milioni a lire cinquanta milioni e con l’arresto fino a due anni. La pena è aumentata in caso di spedizioni di rifiuti pericolosi.
[2] Alla sentenza di condanna, o a quella emessa ai sensi dell’art. 444 del codice di procedure penale, «per i reati relativi» al traffico illecito di cui al primo comma o al trasporto illecito di cui agli artt. 51 e 52, terzo comma, consegue obbligatoriamente la confisca del mezzo di trasporto.
«Art. 53- bis. (48)
ATTIVITÀ ORGANIZZATE PER IL TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI
[1] Chiunque, al fine di conseguire un ingiusto profitto, con più operazioni e attraverso l’allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, cede, riceve, trasporta, esporta, importa, o in ogni caso gestisce abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti è punito con la reclusione da uno a sei anni.
[2] Se si tratta di rifiuti ad alta radioattività si applica la pena della reclusione da tre a otto anni.
[3] Alla condanna conseguono le pene accessorie di cui agli artt. 28, 30, 32- bis e 32- ter del codice penale, con la limitazione di cui all’art. 33 del medesimo codice.
[4] Il giudice, con la sentenza o con la decisione emessa ai sensi dell’art. 444 del codice di procedura penale, ordina il ripristino dello stato dell’ambiente, e può subordinare ove possibile la concessione della sospensione condizionale della pena all’eliminazione del danno o del pericolo per l’ambiente».
Art. 54.
IMBALLAGGI
[1] «I produttori e gli utilizzatori che non adempiono all’obbligo di cui al secondo comma dell’art. 38, entro il 31 dicembre 1998, sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria pari a sei volte le somme dovute per l’adesione al CONAI, fatto in ogni caso salvo l’obbligo di corrispondere i contributi pregressi. Tale sanzione è ridotta della metà nel caso di adesioni effettuate entro il sessantesimo giorno dalla scadenza sopra indicata» (30) . I produttori di imballaggi che non provvedono ad organizzare un proprio sistema per l’adempimento degli obblighi di cui all’art. 38, terzo comma, e non aderiscono ai consorzi di cui all’art. 40 né adottano un proprio sistema cauzionale sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire quindici milioni a lire novanta milioni. La stessa pena si applica agli utilizzatori che non adempiono all’obbligo di cui all’art. 38, quarto comma.
[2] La violazione dei divieti di cui all’art. 43, primo e quarto comma, è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire dieci milioni a lire sessanta milioni. «La stessa pena si applica a chiunque immette nel mercato interno imballaggi privi dei requisiti di cui all’art. 36, quinto comma».
[3] La violazione del divieto di cui all’art. 43, terzo comma, è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire cinque milioni a lire trenta milioni.
Art. 55. (49)
COMPETENZA E GIURISDIZIONE
[1] «Fatte salve le altre disposizioni della legge 24-11-1981, n. 689 (31) , in materia di accertamento degli illeciti amministrativi,» all’irrogazione delle sanzioni amministrative pecuniarie previste dalla presente normativa provvede la provincia nel cui territorio è stata commessa la violazione, ad eccezione delle sanzioni previste dall’art. 50, primo comma, per le quali è competente il comune.
[2] Contro le ordinanze-ingiunzione relative alle sanzioni amministrative di cui al primo comma è esperibile il giudizio di opposizione di cui all’art. 23 della legge 24-11-1981, n. 689 (32) .
[3] Per i procedimenti penali pendenti alla data di entrata in vigore del presente decreto l’autorità giudiziaria, se non deve pronunziare decreto di archiviazione o sentenza di proscioglimento, dispone la trasmissione delle sanzioni amministrative.
«Art. 55- bis .
PROVENTI DELLE SANZIONI AMMINISTRATIVE PECUNIARIE
[1] I proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie per le violazioni del presente decreto sono devoluti alle province e sono destinati all’esercizio delle funzioni di controllo in materia ambientale, fatti salvi i proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie di cui al primo comma dell’art. 50, che sono devoluti ai comuni».
Capo II
DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI
Art. 56.
ABROGAZIONE DI NORME
— Omissis —
Si omette il comma 1, abrogativo di precedenti norme da noi direttamente aggiornate.
[2] Il Governo, ai sensi dell’art. 17, secondo comma, della legge 23-8-1988, n. 400, adotta, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, apposito regolamento con il quale sono individuati gli atti normativi incompatibili con il presente decreto, che sono abrogati con effetto dalla data di entrata in vigore del regolamento stesso.
«[2- bis ] Il Governo, ai sensi dell’art. 17, secondo comma, della legge 23-8-1988, n. 400, adotta entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, su proposta del Ministro dell’ambiente, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, previo parere delle competenti commissioni parlamentari, che si esprimono entro trenta giorni dalla trasmissione del relativo schema alle Camere, apposito regolamento con il quale sono disciplinate in conformità ai principi del presente decreto le attività di gestione degli oli usati e sono individuati gli atti normativi incompatibili con il decreto medesimo, che sono abrogati con effetto dalla data di entrata in vigore del regolamento stesso».
Art. 57.
DISPOSIZIONI TRANSITORIE
[1] Le norme regolamentari e tecniche che disciplinano la raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti restano in vigore sino all’adozione delle specifiche norme adottate in attuazione del presente decreto. A tal fine ogni riferimento ai rifiuti tossici e nocivi si deve intendere riferito ai rifiuti pericolosi.
[2] Sono fatte salve le attribuzioni di funzioni delegate o trasferite già conferite dalle regioni alle province «e agli altri enti locali» in attuazione della legge 8-6-1990, n. 142 .
[3] Le autorizzazioni rilasciate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 10-9-1982, n. 915 , restano valide fino alla loro scadenza e comunque non oltre il termine del presente decreto.
[4] Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto le regioni provvederanno ad aggiornare le autorizzazioni in essere per la gestione dei rifiuti sulla base della nuova classificazione degli stessi.
[5] Le attività che in base alle leggi statali e regionali in vigore risultano escluse dal regime dei rifiuti, ivi compreso l’utilizzo dei materiali e delle sostanze individuati nell’allegato uno al decreto del Ministro dell’ambiente 5-9-1994 , «devono conformarsi alle disposizioni del presente decreto entro e non oltre il 30 giugno 1999» (33) .
«[6] Fermo restando il termine di cui all’art. 33, sesto comma, per la prosecuzione delle operazioni di recupero dei rifiuti compresi nell’allegato 3 al decreto del Ministro dell’ambiente 5-9-1994 , e nell’allegato 1 al decreto del Ministro dell’ambiente 16-1-1995 , in esercizio e che risultino conformi alle norme tecniche adottate ai sensi degli artt. 31 e 33, gli interessati sono tenuti ad effettuare la comunicazione di cui all’art. 33, primo comma, entro trenta giorni dall’emanazione delle predette norme tecniche; in tal caso l’esercizio dell’attività può essere continuato senza attendere il decorso di novanta giorni dalla comunicazione».
«[6- bis ] In attesa delle specifiche norme regolamentari e tecniche, da adottarsi ai sensi dell’art. 18, secondo comma, lettera i ), i rifiuti sono assimilati alle merci per quanto concerne il regime normativo in materia di trasporti via mare e la disciplina delle operazioni di carico, scarico, trasbordo, deposito e maneggio in aree portuali. In particolare i rifiuti pericolosi sono assimilati alle merci pericolose.
[6- ter ] In attesa dell’adozione della nuova disciplina organica in materia di valutazione di impatto ambientale la procedura di cui all’art. 6 della legge 8-7-1986, n. 349 , continua ad applicarsi ai progetti delle opere rientranti nella categoria di cui all’art. 1, lettera i ), del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 10-8-1988, n. 377 , relativa ai rifiuti già classificati tossici e nocivi».
Art. 58.
DISPOSIZIONI FINALI
[1] Nelle attrezzature sanitarie di cui all’art. 4, secondo comma, lettera g ), della legge 29-9-1964, n. 847 , sono ricomprese le opere, le costruzioni e gli impianti destinati allo smaltimento, al riciclaggio o alla distruzione dei rifiuti urbani, speciali, pericolosi, solidi e liquidi, alla bonifica di aree inquinate.
— Omissis —
Il comma 2 viene omesso perché modificativo degli artt. 8, commi 2 e 3, e 9, comma 5, della legge 19-10-1984, n. 748 , da noi direttamente coordinati.
Si omettono altresì i commi 3 ÷ 5 perché di scarso interesse tecnico.
[6] Nell’assegnazione delle risorse stanziate, ancora disponibili, del decreto legge 31-8-1987, n. 361, convertito, con modificazioni, dalla legge 29-10-1987, n. 441 , si prescinde dalle specificazioni di cui agli artt. 1, 1- bis e 1- ter e dalle tipologie impiantistiche ivi indicate.
[7] Le disposizioni del Titolo II del presente decreto entrano in vigore dal 1° maggio 1997.
«[7- bis ] Le spese per l’indennità e per il trattamento economico del personale di cui all’art. 9 del decreto legge 9-9-1988, n. 397, convertito dalla legge 9-11-1988, n. 475 , sono imputate sul capitolo 5940 dello stato di previsione del Ministero dell’ambiente. Il trattamento economico resta a carico delle istituzioni di appartenenza, previa intesa con le medesime, nel caso in cui il personale svolga attività di comune interesse».
«[7- ter ] I rifiuti provenienti da attività di manutenzione o assistenza sanitaria si considerano prodotti presso la sede o il domicilio del soggetto che svolge tali attività.
[7- quater ] Le disposizioni di cui agli artt. 11, 12, 15 e 30 non si applicano alle attività di raccolta e trasporto di rifiuti effettuate dai soggetti abilitati allo svolgimento delle attività stesse in forma ambulante, limitatamente ai rifiuti che formano oggetto del loro commercio» (34) .
Il presente decreto entra in vigore il 2 marzo 1997.
Allegato «A»
[Previsto dall’art. 6, primo comma, lettera a)]
1 – CATEGORIE DI RIFIUTI
Q1 Residui di produzione o di consumo in appresso non specificati
Q2 Prodotto fuori forma
Q3 Prodotti scaduti
Q4 Sostanze accidentalmente riversate, perdute o aventi subito qualunque altro incidente, compresi tutti i materiali, le attrezzature, ecc. contaminati in seguito all’incidente in questione
Q5 Sostanze contaminate o insudiciate in seguito ad attività volontarie (ad esempio residui di operazioni di pulizia, materiali da imballaggio, contenitori, ecc.)
Q6 Elementi inutilizzabili (ad esempio batterie fuori uso, catalizzatori esausti, ecc.)
Q7 Sostanze divenute inadatte all’impiego (ad esempio acidi contaminati, solventi contaminati, sali da rinverdimento esauriti, ecc.)
Q8 Residui di processi industriali (ad esempio scorie, residui di distillazione, ecc.)
Q9 Residui di procedimenti antinquinamento (ad esempio fanghi di lavaggio di gas, polveri di filtri dell’aria, filtri usati, ecc.)
Q10 Residui di lavorazione/sagomatura (ad esempio trucioli di tornitura o di fresatura, ecc.)
Q11 Residui provenienti dall’estrazione e dalla preparazione delle materie prime (ad esempio residui provenienti da attività minerarie o petrolifere, ecc.)
Q12 Sostanze contaminate (ad esempio olio contaminato da PCB, ecc.)
Q13 Qualunque materia, sostanza o prodotto la cui utilizzazione è giuridicamente vietata
Q14 Prodotti di cui il detentore non si serve più (ad esempio articoli messi fra gli scarti dell’agricoltura, dalle famiglie, dagli uffici, dai negozi, dalle officine, ecc.)
Q15 Materie, sostanze o prodotti contaminati provenienti da attività di riattamento di terreni
Q16 Qualunque sostanza, materia o prodotto che non rientri nelle categorie sopra elencate
2 – CATALOGO EUROPEO DEI RIFIUTI
Nota introduttiva
1. L’art. 1 lettera a ) della direttiva 75/442/CEE definisce il termine «rifiuti» nel modo seguente: «qualsiasi sostanza od oggetto che rientri nelle categorie riportate nell’allegato I e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi».
2. Il secondo capoverso dell’art. 1 lettera a ) stabilisce che la Commissione, conformemente alla procedura di cui all’art. 18, prepari un elenco dei rifiuti che rientrano nelle categorie di cui all’allegato I. Tale elenco è noto più comunemente come Catalogo europeo dei rifiuti (CER) e si applica a tutti i rifiuti, siano essi destinati allo smaltimento o al recupero.
3. Il catalogo europeo dei rifiuti è un elenco armonizzato, non esaustivo, di rifiuti e sarà pertanto oggetto di periodica revisione e, se necessario, di modifiche, conformemente alla procedura del comitato.
Tuttavia, un materiale figurante nel catalogo non è in tutte le circostanze un rifiuto, ma solo quando esso soddisfa la definizione di rifiuto.
4. I rifiuti figuranti nel CER sono soggetti alle disposizioni della direttiva a meno che si applichi ad essi l’art. 2 paragrafo 1 lettera b ) di detta direttiva.
5. Il catalogo vuole essere una nomenclatura di riferimento con una terminologia comune per tutta la Comunità allo scopo di migliorare tutte le attività connesse alla gestione dei rifiuti. A questo riguardo, il catalogo europeo dei rifiuti dovrebbe diventare il riferimento di base del programma comunitario di statistiche sui rifiuti lanciato con la risoluzione del Consiglio, del 7-5-1990, sulla politica relativa alla gestione dei rifiuti.
6. Il CER viene adeguato in modo da tener conto dei progressi scientifici e tecnici, in conformità della procedura di cui all’art. 18 della direttiva.
7. Ciascun codice dei rifiuti figurante nel catalogo deve sempre essere inserito nel contesto a cui si riferisce.
8. Il catalogo non pregiudica l’applicazione dell’elenco di «rifiuti pericolosi» disposto dall’art. 1, paragrafo 4 della direttiva 91/689/CEE del Consiglio, del 12-12-1991, sui rifiuti pericolosi.
INDICE
01.00.00 Rifiuti derivanti dalla prospezione, l’estrazione, il trattamento e l’ulteriore lavorazione di minerali e materiali di cava
02.00.00 Rifiuti provenienti da produzione, trattamento e preparazione di alimenti in agricoltura, orticoltura, caccia, pesca ed acquicoltura
03.00.00 Rifiuti della lavorazione del legno e della produzione di carta, polpa, cartone, pannelli e mobili
04.00.00 Rifiuti della produzione conciaria e tessile
05.00.00 Rifiuti della raffinazione del petrolio, purifi-cazione del gas naturale e trattamento pirolitico del carbone
06.00.00 Rifiuti da processi chimici inorganici
07.00.00 Rifiuti da processi chimici organici
08.00.00 Rifiuti da produzione, formulazione, fornitura ed uso (PFFU) di rivestimenti (pitture, vernici e smalti vetrati), sigillanti, e inchiostri per stampa
09.00.00 Rifiuti dell’industria fotografica
10.00.00 Rifiuti inorganici provenienti da processi termici
11.00.00 Rifiuti inorganici contenenti metalli provenienti dal trattamento e ricopertura di metalli; idrome-tallurgia non ferrosa
12.00.00 Rifiuti di lavorazione e di trattamento superficiale di metalli, e plastica
13.00.00 Oli esauriti (tranne gli oli commestibili 05.00.00 e 12.00.00)
14.00.00 Rifiuti di sostanze organiche utilizzate come solventi (tranne 07.00.00 e 08.00.00)
15.00.00 Imballaggi, assorbenti, stracci, materiali filtranti e indumenti protettivi (non specificati altrimenti)
16.00.00 Rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo
17.00.00 Rifiuti di costruzioni e demolizioni (compresa la costruzione di strade)
18.00.00 Rifiuti di ricerca medica e veterinaria (tranne i rifiuti di cucina e di ristorazione che non derivino direttamente da luoghi di cura)
19.00.00 Rifiuti da impianti di trattamento rifiuti, impianti di trattamento acque reflue fuori sito e industrie dell’acqua
20.00.00 Rifiuti solidi urbani ed assimilabili da commercio, industria ed istituzioni inclusi i rifiuti della raccolta differenziata
01.00.00 Rifiuti derivanti dalla prospezione, l’estrazione, il trattamento e l’ulteriore lavorazione di minerali e materiali di cava
01.01.00 Rifiuti di estrazione di minerali
01.01.01 Rifiuti di estrazione di minerali metalliferi
01.01.02 Rifiuti di estrazione di minerali non metalliferi
01.02.00 Rifiuti derivanti dal trattamento di minerali
01.02.01 Rifiuti derivanti dal trattamento di minerali metalliferi
01.02.02 Rifiuti derivanti dal trattamento di minerali non metalliferi
01.03.00 Rifiuti derivanti da ulteriori trattamenti chimichi e fisici di minerali metalliferi
01.03.01 Colle
01.03.02 Polveri e rifiuti polverosi
01.03.03 Funghi rossi dalla produzione di allumina
01.03.99 Rifiuti non specificati altrimenti
01.04.00 Rifiuti derivanti da ulteriori trattamenti chimici e fisici di minerali non metalliferi
01.04.01 Ghiaia e rocce triturate di scarto
01.04.02 Sabbia e argilla di scarto
01.04.03 Polveri e rifiuti polverosi
01.04.04 Rifiuti della produzione di potassa e salgemma
01.04.05 Rifiuti derivanti dal lavaggio e dalla pulitura di minerali
01.04.06 Rifiuti derivanti dalla lavorazione della pietra
01.04.99 Rifiuti non specificati altrimenti
01.05.00 Fanghi di perforazione ed altri rifiuti di perforazione
01.05.01 Fanghi di perforazione e rifiuti contenenti petrolio
01.05.02 Fanghi di perforazione e rifiuti contenenti barite
01.05.03 Fanghi di perforazione e rifiuti contenenti cloruri
01.05.04 Fanghi e rifiuti di perforazione di pozzi per acque dolci
01.05.99 Rifiuti non specificati altrimenti
02.00.00 Rifiuti provenienti da produzione, trattamento e preparazione di alimenti in agricoltura, orticoltura, caccia, pesca ed acquicoltura
02.01.00 Rifiuti delle produzioni primarie
02.01.01 Fanghi di operazioni di lavaggio e pulizia
02.01.02 Scarti animali
02.01.03 Scarti vegetali
02.01.04 Rifiuti di plastica (esclusi imballaggi)
02.01.05 Rifiuti agrochimici
02.01.06 Feci animali, urine e letame (comprese le lettiere usate), effluenti, raccolti separatamente e trattati fuori sito
02.01.07 Rifiuti derivanti dalla silvicoltura
02.01.99 Rifiuti non specificati altrimenti
02.02.00 Rifiuti della preparazione e del trattamento di carne, pesce ed altri alimenti di origine animale
02.02.01 Fanghi da operazioni di lavaggio e pulizia
02.02.02 Scarti animali
02.02.03 Scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione
02.02.04 Fanghi dal trattamento sul posto di effluenti
02.02.99 Rifiuti non specificati altrimenti
02.03.00 Rifiuti della preparazione e del trattamento di frutta, vegetali, cereali, oli alimentari, cacao, caffè, tabacco; della produzione di conserve alimentari; della lavorazione del tabacco
02.03.01 Fanghi derivanti da operazioni di lavaggio, pulizia, sbucciatura, centrifugazione e separazione di componenti
02.03.02 Rifiuti dall’impiego di conservanti
02.03.03 Rifiuti da separazione con solventi
02.03.04 Scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione
02.03.05 Fanghi dal trattamento sul posto degli effluenti
02.03.99 Rifiuti non specificati altrimenti
02.04.00 Rifiuti della raffinazione dello zucchero
02.04.01 Terra derivante da operazioni di pulizia e lavaggio delle barbabietole
02.04.02 Carbonato di calcio fuori specifica
02.04.03 Fanghi dal trattamento sul posto degli effluenti
02.04.99 Rifiuti non specificati altrimenti
02.05.00 Rifiuti dell’industria lattiero-casearia
02.05.01 Scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione
02.05.02 Fanghi dal trattamento sul posto degli effluenti
02.05.99 Rifiuti non specificati altrimenti
02.06.00 Rifiuti della pasta e della panificazione
02.06.01 Scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione
02.06.02 Rifiuti dall’impiego di conservanti
02.06.03 Fanghi dal trattamento sul posto degli effluenti
02.06.99 Rifiuti non specificati altrimenti
02.07.00 Rifiuti dalla produzione di bevande alcoliche ed analcoliche (tranne caffè, tè o cacao)
02.07.01 Rifiuti da operazioni di lavaggio, pulizia e macinazione della materia prima
02.07.02 Rifiuti della distillazione di bevande alcoliche
02.07.03 Rifiuti da trattamenti chimici
02.07.04 Scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione
02.07.05 Fanghi dal trattamento sul posto degli effluenti
02.07.99 Rifiuti non specificati altrimenti
03.00.00 Rifiuti della lavorazione del legno e della produzione di carta, polpa, cartone, pannelli e mobili
03.01.00 Rifiuti della lavorazione del legno e della produzione di pannelli e mobili
03.01.01 Scarti di corteccia e sughero
03.01.02 Segatura
03.01.03 Scarti di rasatura, taglio, impiallacciatura, legno deteriorato
03.01.99 Rifiuti non specificati altrimenti
03.02.00 Rifiuti dei trattamenti conservativi del legno
03.02.01 Prodotti per i trattamenti conservativi del legno contenenti composti organici non alogenati
03.02.02 Prodotti per i trattamenti conservativi del legno contenenti composti organici clorurati
03.02.03 Prodotti per i trattamenti conservativi del legno contenenti composti organo-metallici
03.02.04 Prodotti per i trattamenti conservativi del legno contenenti composti inorganici
03.03.00 Rifiuti della produzione e della lavorazione di carta, polpa e cartone
03.03.01 Corteccia
03.03.02 Fecce e fanghi (recupero dei bagni di macera-zione)
03.03.03 Fanghi derivanti da trattamenti di sbianca con ipocloriti e cloro
03.03.04 Fanghi derivanti da altri trattamenti di sbianca
03.03.05 Fanghi derivanti da processi di deinchiostrazione nel riciclaggio della carta
03.03.06 Fibra e fanghi di carta
03.03.07 Scarti del riciclaggio della carta e del cartone
03.03.99 Rifiuti non specificati altrimenti
04.00.00 Rifiuti della produzione conciaria e tessile
04.01.00 Rifiuti dell’industria della lavorazione della pelle
04.01.01 Carniccio e frammenti di calce
04.01.02 Rifiuti di calcinazione
04.01.03 Bagni di sgrassatura esauriti contenenti solventi senza fase liquida
04.01.04 Liquido di concia contenente cromo
04.01.05 Liquido di concia non contenente cromo
04.01.06 Fanghi contenenti cromo
04.01.07 Fanghi non contenenti cromo
04.01.08 Cuoio conciato, scarti, cascami, ritagli, polveri di lucidatura contenenti cromo
04.01.09 Cascami e ritagli da operazioni di confeziona-mento e finitura
04.01.99 Rifiuti non specificati altrimenti
04.02.00 Rifiuti dell’industria tessile
04.02.01 Rifiuti da fibre tessili grezze ed altre sostanze fibrose naturali, principalmente di origine vegetale
04.02.02 Rifiuti da fibre tessili grezze principalmente di origine animale
04.02.03 Rifiuti da fibre tessili grezze principalmente artificiali o sintetiche
04.02.04 Rifiuti da fibre tessili grezze miste prima della filatura e della tessitura
04.02.05 Rifiuti da fibre tessili lavorate principalmente di origine vegetale
04.02.06 Rifiuti da fibre tessili lavorate principalmente di origine animale
04.02.07 Rifiuti da fibre tessili lavorate principalmente artificiali o sintetiche
04.02.08 Rifiuti da fibre tessili lavorate miste
04.02.09 Rifiuti da materiali compositi (fibre impregnate, elastomeri, plastomeri)
04.02.10 Materiale organico proveniente da prodotti naturali (es. grasso, cera)
04.02.11 Rifiuti contenenti composti alogenati da operazioni di confezionamento e finitura
04.02.12 Rifiuti non contenenti composti alogenati da operazioni di confezionamento e finitura
04.02.13 Tinture e pigmenti
04.02.99 Rifiuti non specificati altrimenti
05.00.00 Rifiuti della raffinazione del petrolio, purifica-zione del gas naturale e trattamento pirolitico del carbone
05.01.00 Residui oleosi e rifiuti solidi
05.01.01 Fanghi da trattamento sul posto degli effluenti
05.01.02 Fanghi da processi di dissalazione
05.01.03 Morchie e fondi di serbatoi
05.01.04 Fanghi acidi da processi di alchilazione
05.01.05 Perdite di olio
05.01.06 Fanghi da impianti, apparecchiature e operazioni di manutenzione
05.01.07 Catrami acidi
05.01.08 Altri catrami
05.01.99 Rifiuti non specificati altrimenti
05.02.00 Rifiuti non oleosi e rifiuti solidi
05.02.01 Fanghi di trattamento acqua alimentazione caldaie
05.02.02 Rifiuti da torri di raffreddamento
05.02.99 Rifiuti non specificati altrimenti
05.03.00 Catalizzatori esauriti
05.03.01 Catalizzatori esauriti contenenti metalli preziosi
05.03.02 Altri catalizzatori esauriti
05.04.00 Filtri di argilla esauriti
05.04.01 Filtri di argilla esauriti
05.05.00 Rifiuti dei processi di desolforazione del petrolio
05.05.01 Rifiuti contenenti zolfo
05.05.99 Rifiuti non specificati altrimenti
05.06.00 Rifiuti dal trattamento pirolitico del carbone
05.06.01 Catrami acidi
05.06.02 Asfalto
05.06.03 Altri catrami
05.06.04 Rifiuti da torri di raffreddamento
05.06.99 Rifiuti non specificati altrimenti
05.07.00 Rifiuti dal processo di purificazione del gas naturale
05.07.01 Fanghi contenenti mercurio
05.07.02 Rifiuti contenenti zolfo
05.07.99 Rifiuti non specificati altrimenti
05.08.00 Rifiuti dalla rigenerazione dell’olio
05.08.01 Filtri di argilla esauriti
05.08.02 Catrami acidi
05.08.03 Altri catrami
05.08.04 Rifiuti liquidi acquosi dalla rigenerazione dell’olio
05.08.99 Rifiuti non specificati altrimenti
06.00.00 Rifiuti da processi chimici inorganici
06.01.00 Soluzioni acide di scarto
06.01.01 Acido solforoso e solforico
06.01.02 Acido cloridrico
06.01.03 Acido fluoridrico
06.01.04 Acido fosforoso e fosforico
06.01.05 Acido nitroso e nitrico
06.01.99 Rifiuti non specificati altrimenti
06.02.00 Soluzioni alcaline
06.02.01 Idrossido di calcio
06.02.02 Soda (idrossido di sodio)
06.02.03 Ammoniaca
06.02.99 Rifiuti non specificati altrimenti
06.03.00 Sali e loro soluzioni
06.03.01 Carbonati (tranne 02.04.02 e 19.10.03)
06.03.02 Soluzioni saline contenenti solfati, solfiti e solfuri
06.03.03 Sali solidi contenenti solfati, solfiti e solfuri
06.03.04 Soluzioni saline contenenti cloruri, fluoruri ed altri alogenuri
06.03.05 Sali solidi contenenti cloruri, fluoruri ed altri sali solidi di alogenati
06.03.06 Soluzioni saline contenenti fosfati e sali solidi collegati
06.03.07 Fosfati e sali solidi collegati
06.03.08 Soluzioni saline contenenti nitrati e composti collegati
06.03.09 Sali solidi contenenti nitruri (nitrometalli)
06.03.10 Sali solidi contenenti ammonio
06.03.11 Sali e soluzioni contenenti cianuri
06.03.12 Sali e soluzioni contenenti composti organici
06.03.99 Rifiuti non specificati altrimenti
06.04.00 Rifiuti contenenti metalli
06.04.01 Ossidi metallici
06.04.02 Sali metallici (tranne 06.03.00)
06.04.03 Rifiuti contenenti arsenico
06.04.04 Rifiuti contenenti mercurio
06.04.05 Rifiuti contenenti altri metalli pesanti
06.04.99 Rifiuti non specificati altrimenti
06.05.00 Fanghi da trattamento sul posto degli effluenti
06.05.01 Fanghi da trattamento sul posto degli effluenti
06.06.00 Rifiuti da processi chimici dello zolfo (produzione e trasformazione) e da processi di desol-forazione
06.06.01 Rifiuti contenenti zolfo
06.06.99 Rifiuti non specificati altrimenti
06.07.00 Rifiuti da processi chimici degli alogeni
06.07.01 Rifiuti contenenti amianto da processi elettrolitici
06.07.02 Carbone attivo dalla produzione di cloro
06.07.99 Rifiuti non specificati altrimenti
06.08.00 Rifiuti dalla produzione di silicio e di derivati del silicio
06.08.01 Rifiuti dalla produzione di silicio e di derivati del silicio
06.09.00 Rifiuti da processi chimici del fosforo
06.09.01 Fosfogesso
06.09.02 Scorie contenenti fosforo
06.09.99 Rifiuti non specificati altrimenti
06.10.00 Rifiuti da processi chimici dell’azoto e produzione di fertilizzanti
06.10.01 Rifiuti da processi chimici dell’azoto e produzione di fertilizzanti
06.11.00 Rifiuti dalla produzione di pigmenti inorganici ed opacificanti
06.11.01 Gesso dalla produzione di biossido di titanio
06.11.99 Rifiuti non specificati altrimenti
06.12.00 Rifiuti da produzione, uso e rigenerazione di catalizzatori
06.12.01 Catalizzatori esauriti contenenti metalli preziosi
06.12.02 Altri catalizzatori esauriti
06.13.00 Rifiuti da altri processi chimici inorganici
06.13.01 Pesticidi, biocidi ed agenti conservativi del legno di natura inorganica
06.13.02 Carbone attivo esaurito (tranne 06.07.02)
06.13.03 Nerofumo di gas
06.13.99 Rifiuti non specificati altrimenti
07.00.00 Rifiuti da processi chimici organici
07.01.00 Rifiuti da produzione, formulazione, fornitura ed uso (PFFU) di prodotti chimici organici di base
07.01.01 Soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri
07.01.02 Fanghi da trattamento sul posto degli effluenti
07.01.03 Solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio di acque madri
07.01.04 Altri solventi organici, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.01.05 Catalizzatori esauriti contenenti metalli preziosi
07.01.06 Altri catalizzatori esauriti
07.01.07 Fondi di distillazione e residui di reazione alogenati
07.01.08 Altri fondi di distillazione e residui di reazione
07.01.09 Residui di filtrazione, assorbenti esauriti contaminati da composti organici alogenati
07.01.10 Altri residui di filtrazione e assorbenti esauriti
07.01.99 Rifiuti non specificati altrimenti
07.02.00 Rifiuti da PFFU di plastiche, gomme sintetiche e fibre artificiali
07.02.01 Soluzioni di lavaggio e acque madri
07.02.02 Fanghi da trattamento sul posto degli effluenti
07.02.03 Solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.02.04 Altri solventi organici, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.02.05 Catalizzatori esauriti contenenti metalli preziosi
07.02.06 Altri catalizzatori esauriti
07.02.07 Fondi di distillazione e residui di reazione alogenati
07.02.08 Altri fondi di distillazione e residui di reazione
07.02.09 Residui di filtrazione, assorbenti esauriti contaminati da composti organici alogenati
07.02.10 Altri residui di filtrazione, assorbenti esauriti
07.02.99 Rifiuti non specificati altrimenti
07.03.00 Rifiuti da PFFU di coloranti e pigmenti organici (tranne 06.11.00)
07.03.01 Soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri
07.03.02 Fanghi da trattamento sul posto di effluenti
07.03.03 Solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.03.04 Altri solventi organici, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.03.05 Catalizzatori esauriti contenenti metalli preziosi
07.03.06 Altri catalizzatori esauriti
07.03.07 Fondi di distillazione e residui di reazione alogenati
07.03.08 Altri fondi di distillazione e residui di reazione
07.03.09 Residui di filtrazione, assorbenti esauriti contaminati da composti organici alogenati
07.03.10 Altri residui di filtrazione, assorbenti esauriti
07.03.99 Rifiuti non specificati altrimenti
07.04.00 Rifiuti da PFFU di pesticidi organici (tranne 02.01.05)
07.04.01 Soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri
07.04.02 Fanghi da trattamento sul posto di effluenti
07.04.03 Solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.04.04 Altri solventi organici, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.04.05 Catalizzatori esauriti contenenti metalli preziosi
07.04.06 Altri catalizzatori esauriti
07.04.07 Fondi di distillazione e residui di reazione alogenati
07.04.08 Altri fondi di distillazione e residui di reazione
07.04.09 Residui di filtrazione, assorbenti esauriti contaminati da composti organici alogenati
07.04.10 Altri residui di filtrazione, assorbenti esauriti
07.04.99 Rifiuti non specificati altrimenti
07.05.00 Rifiuti da PFFU di prodotti farmaceutici
07.05.01 Soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri
07.05.02 Fanghi da trattamento sul posto di effluenti
07.05.03 Solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.05.04 Altri solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.05.05 Catalizzatori esauriti contenenti metalli preziosi
07.05.06 Altri catalizzatori esauriti
07.05.07 Fondi di distillazione e residui di reazione alogenati
07.05.08 Altri fondi di distillazione e residui di reazione
07.05.09 Residui di filtrazione, assorbenti esauriti contaminati da composti organici alogenati
07.05.10 Altri residui di filtrazione, assorbenti esauriti
07.05.99 Rifiuti non specificati altrimenti
07.06.00 Rifiuti da PFFU di cere, grassi, saponi, detergenti, disinfettanti e cosmetici
07.06.01 Soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri
07.06.02 Fanghi da trattamento sul posto di effluenti
07.06.03 Solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.06.04 Altri solventi organici, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.06.05 Catalizzatori esauriti contenenti metalli preziosi
07.06.06 Altri catalizzatori esauriti
07.06.07 Fondi di distillazione e residui di reazione alogenati
07.06.08 Altri fondi di distillazione e residui di reazione
07.06.09 Residui di filtrazione, assorbenti esauriti contaminati da composti organici alogenati
07.06.10 Altri residui di filtrazione, assorbenti esauriti
07.06.99 Rifiuti non specificati altrimenti
07.07.00 Rifiuti da PFFU di prodotti della chimica fine e prodotti chimici non specificati altrimenti
07.07.01 Soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri
07.07.02 Fanghi da trattamento sul posto di effluenti
07.07.03 Solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.07.04 Altri solventi organici, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.07.05 Catalizzatori esauriti contenenti metalli preziosi
07.07.06 Altri catalizzatori esauriti
07.07.07 Fondi di distillazione e residui di reazione alogenati
07.07.08 Altri fondi di distillazione e residui di reazione
07.07.09 Residui di filtrazione, assorbenti esauriti contaminati da composti organici alogenati
07.07.10 Altri residui di filtrazione, assorbenti esauriti
07.07.99 Rifiuti non specificati altrimenti
08.00.00 Rifiuti da produzione, formulazione, fornitura ed uso (PFFU) di rivestimenti (pitture, vernici e smalti vetrati), sigillanti e inchiostri per stampa
08.01.00 Rifiuti da PFFU di pitture e vernici
08.01.01 Pitture e vernici di scarto contenenti solventi organici alogenati
08.01.02 Pitture e vernici di scarto contenenti solventi organici non alogenati
08.01.03 Pitture e vernici di scarto a base acquosa
08.01.04 Pitture in polvere
08.01.05 Pitture e vernici indurite
08.01.06 Fanghi derivanti da operazioni di scrostatura e sverniciatura contenenti solventi alogenati
08.01.07 Fanghi provenienti da operazioni di scrostatura e sverniciatura non contenenti solventi alogenati
08.01.08 Fanghi di pitture o vernici a base acquosa
08.01.09 Rifiuti di scrostatura e sverniciatura (tranne 08.01.05 e 08.01.06)
08.01.10 Sospensioni acquose contenenti pitture o vernici
08.01.99 Rifiuti non specificati altrimenti
08.02.00 Rifiuti da PFFU di altri rivestimenti (inclusi materiali ceramici)
08.02.01 Polveri di scarto di rivestimenti
08.02.02 Fanghi acquosi contenenti materiali ceramici
08.02.03 Sospensioni acquose contenenti materiali ceramici
08.02.99 Rifiuti non specificati altrimenti
08.03.00 Rifiuti da PFFU di inchiostri per stampa
08.03.01 Inchiostri di scarto contenenti solventi alogenati
08.03.02 Inchiostri di scarto non contenenti solventi alogenati
08.03.03 Inchiostri di scarto a base acquosa
08.03.04 Inchiostro essiccato
08.03.05 Fanghi di inchiostri contenenti solventi alogenati
08.03.06 Fanghi di inchiostri non contenenti solventi alogenati
08.03.07 Fanghi acquosi contenenti inchiostro
08.03.08 Soluzioni acquose contenenti inchiostro
08.03.09 Toner per stampa esaurito (comprese le cartucce)
08.03.99 Rifiuti non specificati altrimenti
08.04.00 Rifiuti da PFFU di adesivi e sigillanti (inclusi prodotti impermeabilizzanti)
08.04.01 Adesivi e sigillanti di scarto contenenti solventi alogenati
08.04.02 Adesivi e sigillanti di scarto non contenenti solventi alogenati
08.04.03 Adesivi e sigillanti di scarto non contenenti solventi alogenati
08.04.04 Adesivi e sigillanti induriti
08.04.05 Fanghi di adesivi e sigillanti contenenti solventi alogenati
08.04.06 Fanghi di adesivi e sigillanti non contenenti solventi alogenati
08.04.07 Fanghi di adesivi e sigillanti a base acquosa
08.04.08 Soluzioni acquose contenenti adesivi e sigillanti
08.04.99 Rifiuti non specificati altrimenti
09.00.00 Rifiuti dell’industria fotografica
09.01.00 Rifiuti dell’industria fotografica
09.01.01 Soluzioni di sviluppo e attivanti a base acquosa
09.01.02 Soluzioni di sviluppo per lastre offset a base acquosa
09.01.03 Soluzioni di sviluppo a base solvente
09.01.04 Soluzioni di fissaggio
09.01.05 Soluzioni di lavaggio e di lavaggio del fissatore
09.01.06 Rifiuti contenenti argento dal trattamento sul posto di rifiuti fotografici
09.01.07 Carta e pellicole per fotografia contenenti argento o composti dell’argento
09.01.08 Carta e pellicole per fotografia non contenenti argento o composti dell’argento
09.01.09 Macchine fotografiche usa e getta con batterie
09.01.10 Macchine fotografiche usa e getta senza batterie
09.01.99 Rifiuti non specificati altrimenti
10.00.00 Rifiuti inorganici provenienti da processi termici
10.01.00 Rifiuti di centrali termiche ed altri impianti termici (eccetto 19.00.00)
10.01.01 Ceneri pesanti
10.01.02 Ceneri leggere
10.01.03 Ceneri leggere e torba
10.01.04 Ceneri leggere di olio
10.01.05 Rifiuti solidi derivanti da reazioni a base di calcio nei processi di desolforazione dei fumi
10.01.06 Altri rifiuti solidi derivanti dal trattamento dei fumi
10.01.07 Fanghi derivanti da reazioni a base di calcio nei processi di desolforazione dei fumi
10.01.08 Altri fanghi derivanti dal trattamento dei fumi
10.01.09 Acido solforico
10.01.10 Catalizzatori esauriti, ad esempio per la denitrificazione
10.01.11 Fanghi acquosi da operazioni di pulizia caldaia
10.01.12 Rivestimenti e refrattari inutilizzabili
10.01.99 Rifiuti non specificati altrimenti
10.02.00 Rifiuti dell’industria del ferro e dell’acciaio
10.02.01 Rifiuti della trasformazione delle scorie
10.02.02 Scorie non trasformate
10.02.03 Rifiuti solidi derivanti dal trattamento dei fumi
10.02.04 Fanghi derivanti dal trattamento dei fumi
10.02.05 Altri fanghi
10.02.06 Rivestimenti e refrattari inutilizzabili
10.02.99 Altri rifiuti non specificati altrimenti
10.03.00 Rifiuti della metallurgia termica dell’alluminio
10.03.01 Catrami ed altri rifiuti contenenti carbone dalla produzione degli anodi
10.03.02 Frammenti di anodi
10.03.03 Scorie
10.03.04 Scorie bianche e incrostazioni di prima fusione
10.03.05 Polvere di allumina
10.03.06 Suole di carbone usate e materiali incombustibili dall’elettrolisi
10.03.07 Rivestimenti di carbone usati
10.03.08 Scorie saline di seconda fusione
10.03.09 Scorie nere di seconda fusione
10.03.10 Rifiuti dal trattamento di scorie saline
10.03.11 Polveri di gas effluenti da camino
10.03.12 Altre polveri e particolato (inclusa la polvere di macinazione)
10.03.13 Rifiuti solidi derivanti dal trattamento fumi
10.03.14 Fanghi derivanti dal trattamento fumi
10.03.99 Rifiuti non specificati altrimenti
10.04.00 Rifiuti della metallurgia termica del piombo
10.04.01 Scorie (di prima e seconda fusione)
10.04.02 Incrostazioni e loppe (prima e seconda fusione)
10.04.03 Arsenato di calcio
10.04.04 Polveri dai gas effluenti da camino
10.04.05 Altre polveri e particolato
10.04.06 Rifiuti solidi derivanti dal trattamento fumi
10.04.07 Fanghi derivanti dal trattamento fumi
10.04.08 Rivestimenti e refrattari inutilizzabili
10.04.99 Rifiuti non specificati altrimenti
10.05.00 Rifiuti della metallurgia termica dello zinco
10.05.01 Scorie (di prima e seconda fusione)
10.05.02 Incrostazioni e loppe (prima e seconda fusione)
10.05.03 Polveri dai gas effluenti da camino
10.05.04 Altre polveri e particolato
10.05.05 Rifiuti solidi derivanti dal trattamento fumi
10.05.06 Fanghi derivanti dal trattamento fumi
10.05.07 Rivestimenti e refrattari inutilizzabili
10.05.99 Rifiuti non specificati altrimenti
10.06.00 Rifiuti della metallurgia termica del rame
10.06.01 Scorie (di prima e seconda fusione)
10.06.02 Incrostazioni e loppe (prima e seconda fusione)
10.06.03 Polveri dai gas effluenti da camino
10.06.04 Altre polveri e particolato
10.06.05 Rifiuti della raffinazione elettrolitica
10.06.06 Rifiuti dei trattamenti ad umido dei fumi
10.06.07 Rifiuti dei trattamenti a secco dei fumi
10.06.08 Rivestimenti e refrattari inutilizzabili
10.06.99 Rifiuti non specificati altrimenti
10.07.00 Rifiuti della metallurgia termica di argento, oro e platino
10.07.01 Scorie (di prima e seconda fusione)
10.07.02 Incrostazioni e loppe (prima e seconda fusione)
10.07.03 Rifiuti solidi derivanti dal trattamento fumi
10.07.04 Altre polveri e particolato
10.07.05 Fanghi derivanti dal trattamento fumi
10.07.06 Rivestimenti e refrattari inutilizzabili
10.07.99 Rifiuti non specificati altrimenti
10.08.00 Rifiuti di altri processi metallurgici non ferrosi
10.08.01 Scorie (prima e seconda fusione)
10.08.02 Incrostazioni e loppe (prima e seconda fusione)
10.08.03 Polveri dai gas effluenti dai camini
10.08.04 Altre polveri e particolato
10.08.05 Rifiuti solidi derivanti dal trattamento fumi
10.08.06 Fanghi derivanti dal trattamento fumi
10.08.07 Rivestimenti e refrattari inutilizzabili
10.08.99 Rifiuti non specificati altrimenti
10.09.00 Rifiuti della fusione di materiali ferrosi
10.09.01 Forme di scarto contenenti leganti organici inutilizzate
10.09.02 Forme contenenti leganti organici utilizzate
10.09.03 Scorie di fusione
10.09.04 Polveri di fornace
10.09.99 Rifiuti non specificati altrimenti
10.10.00 Rifiuti della fusione di materiali non ferrosi
10.10.01 Forme di scarto contenenti leganti organici inutilizzate
10.10.02 Forme contenenti leganti organici utilizzate
10.10.03 Scorie di fusione
10.10.04 Polveri di fornace
10.10.99 Rifiuti non specificati altrimenti
10.11.00 Rifiuti della fabbricazione del vetro e di prodotti di vetro
10.11.01 Miscela di preparazione scartata prima del processo di vetro
10.11.02 Vetro di scarto
10.11.03 Materiali di scarto a base di vetro
10.11.04 Polveri dai gas effluenti da camino
10.11.05 Altre polveri e particolato
10.11.06 Rifiuti solidi derivanti dal trattamento fumi
10.11.07 Fanghi derivanti dal trattamento fumi
10.11.08 Rivestimenti e refrattari inutilizzabili
10.11.99 Rifiuti non specificati altrimenti
10.12.00 Rifiuti della fabbricazione di prodotti di ceramica, mattoni, mattonelle e materiali da costruzione
10.12.01 Miscela di preparazione scartata prima del processo termico
10.12.02 Polveri dai gas effluenti da camino
10.12.03 Altre polveri e particolato
10.12.04 Rifiuti solidi derivanti dal trattamento fumi
10.12.05 Fanghi derivanti dal trattamento fumi
10.12.06 Stampi inutilizzabili
10.12.07 Rivestimenti e refrattari inutilizzabili
10.12.99 Rifiuti non specificati altrimenti
10.13.00 Rifiuti della fabbricazione di cemento, calce e gesso e manufatti con questi materiali
10.13.01 Miscela di preparazione scartata prima del processo termico
10.13.02 Rifiuti della fabbricazione di amianto cemento
10.13.03 Rifiuti della fabbricazione di altri materiali compositi in cemento
10.13.04 Rifiuti della calcinazione e dell’idratazione del calcare
10.13.05 Rifiuti solidi derivanti dal trattamento fumi
10.13.06 Altre polveri e particolato
10.13.07 Fanghi derivanti dal trattamento fumi
10.13.08 Rivestimenti e refrattari inutilizzabili
10.13.99 Rifiuti non specificati altrimenti
11.00.00 Rifiuti inorganici contenenti metalli provenienti dal trattamento e ricopertura di metalli; idrometallurgia non ferrosa
11.01.00 Rifiuti liquidi e fanghi dal trattamento e ricopertura di metalli (ad esempio, processi galvanici, zincatura, decapaggio, incisione, fosfatazione, sgrassaggio con alcali)
11.01.01 Soluzioni alcaline da cianuri contenenti metalli pesanti, tranne cromo
11.01.02 Soluzioni alcaline da cianuri non contenenti metalli pesanti
11.01.03 Rifiuti contenenti cromo da non cianuri
11.01.04 Rifiuti non contenenti cromo e cianuri
11.01.05 Soluzioni acide di decapaggio
11.01.06 Acidi non specificati altrimenti
11.01.07 Alcali non specificati altrimenti
11.01.08 Fanghi di fosfatazione
11.02.00 Rifiuti e fanghi da processi idrometallurgici di metalli non ferrosi
11.02.01 Rifiuti da processi idrometallurgici del rame
11.02.02 Rifiuti da processi idrometallurgici dello zinco (compresi jarosite, goethite)
11.02.03 Rifiuti della produzione di anodi per processi elettrolitici acquosi
11.02.04 Fanghi non specificati altrimenti
11.03.00 Rifiuti e fanghi da processi di tempra
11.03.01 Rifiuti contenenti cianuri
11.03.02 Altri rifiuti
11.04.00 Altri rifiuti inorganici contenenti metalli non specificati altrimenti
11.04.01 Altri rifiuti inorganici contenenti metalli non specificati altrimenti
12.00.00 Rifiuti di lavorazione e di trattamento superficiale di metalli e plastica
12.01.00 Rifiuti di lavorazione (forgiatura, saldatura, stampaggio, trafilatura, smussamento, perforazione, taglio, troncatura e limatura)
12.01.01 Limatura, scaglie e polveri di metalli ferrosi
12.01.02 Altre particelle di metalli ferrosi
12.01.03 Limatura, scaglie e polveri di metalli non ferrosi
12.01.04 Altre particelle di metalli non ferrosi
12.01.05 Particelle di plastica
12.01.06 Oli esauriti per macchinari contenenti alogeni (non emulsionati)
12.01.07 Oli esauriti per macchinari non contenenti alogeni (non emulsionati)
12.01.08 Emulsioni esauste per macchinari contenenti alogeni
12.01.09 Emulsioni esauste per macchinari non contenenti alogeni
12.01.10 Oli sintetici per macchinari
12.01.11 Fanghi di lavorazione
12.01.12 Grassi e cere esauriti
12.01.13 Rifiuti di saldatura
12.01.99 Rifiuti non specificati altrimenti
12.02.00 Rifiuti di trattamento meccanico di superficie (sabbiatura, frantumazione, rettificazione, lappatura, lucidatura)
12.02.01 Polvere per sabbiatura esausta
12.02.02 Fanghi da rettifica, affilatura e lappatura
12.02.03 Fanghi di lucidatura
12.02.99 Rifiuti non specificati altrimenti
12.03.00 Rifiuti di processi di sgrassatura ad acqua e vapore (tranne 11.00.00)
12.03.01 Soluzioni acquose di lavaggio
12.03.02 Rifiuti di sgrassatura a vapore
13.00.00 Oli esauriti (tranne gli oli commestibili 05.00.00 e 12.00.00)
13.01.00 Oli esauriti da circuiti idraulici e freni
13.01.01 Oli per circuiti idraulici contenenti PCB e PCT
13.01.02 Altri oli per circuiti idraulici (non emulsioni) contenenti composti organici clorurati
13.01.03 Altri oli per circuiti idraulici (non emulsioni), non contenenti composti organici clururati
13.01.04 Emulsioni contenenti composti organici clorurati
13.01.05 Emulsioni non contenenti composti organici clorurati
13.01.06 Oli per circuiti idraulici a formulazione esclusivamente minerali
13.01.07 Altri oli per circuiti idraulici
13.01.08 Oli per freni
13.02.00 Oli esauriti da motori, trasmissioni ed ingranaggi
13.02.01 Oli esauriti da motore, trasmissioni ed ingranaggi contenenti composti organici clorurati
13.02.02 Oli esauriti da motori, trasmisioni ed ingranaggi non contenenti composti organici clorurati
13.02.03 Altri oli da motori, trasmissioni e ingranaggi
13.03.00 Oli isolanti e di trasmissione di calore esauriti ed altri liquidi
13.03.01 Oli isolanti e di trasmissione di calore esauriti ed altri liquidi contenenti PCB e PCT
13.03.02 Altri oli isolanti e di trasmissione di calore ed altri liquidi contenenti composti organici clorurati
13.03.03 Oli isolanti e di trasmissione di calore ed altri liquidi non contenenti composti organici clorurati
13.03.04 Oli isolanti e termoconduttori ed altri liquidi a formulazione sintetica
13.03.05 Oli isolanti e termoconduttori a formulazione minerale
13.04.00 Oli di cala
13.04.01 Oli di cala da navigazione interna
13.04.02 Oli di cala derivanti dalle fognature dei moli
13.04.03 Oli di cala da altre navigazioni
13.05.00 Prodotti di separazione olio/acqua
13.05.01 Solidi di separazione olio/acqua
13.05.02 Fanghi di separazione olio/acqua
13.05.03 Fanghi da collettori
13.05.04 Fanghi o emulsioni da dissalatori
13.05.05 Altre emulsioni
13.06.00 Altri rifiuti oleosi non specificati altrimenti
13.06.01 Altri rifiuti oleosi non specificati altrimenti
14.00.00 Rifiuti di sostanze organiche utilizzate come solventi (tranne 07.00.00 e 08.00.00)
14.01.00 Rifiuti di sgrassaggio di metalli e manutenzione di apparecchiatura
14.01.01 Clorofluorocarburi (CFC)
14.01.02 Altri solventi alogenati e miscele solventi
14.01.03 Altri solventi e miscele solventi
14.01.04 Miscele acquose contenenti solventi alogenati
14.01.05 Miscele acquose non contenenti solventi alogenati
14.01.06 Fanghi o rifiuti solidi contenenti solventi alogenati
14.01.07 Fanghi o rifiuti solidi non contenenti solventi alogenati
14.02.00 Rifiuti dalla pulizia di tessuti
14.02.01 Solventi alogenati e miscele di solventi
14.02.02 Miscele di solventi o liquidi organici non contenenti solventi alogenati
14.02.03 Fanghi o rifiuti solidi contenenti solventi alogenati
14.02.04 Fanghi o rifiuti solidi contenenti altri solventi
14.03.00 Rifiuti dell’industria elettronica
14.03.01 Clorofluorocarburi (CFC)
14.03.02 Altri solventi alogenati
14.03.03 Solventi o miscele di solventi non contenenti solventi alogenati
14.03.04 Fanghi o rifiuti solidi contenenti solventi alogenati
14.03.05 Fanghi o rifiuti solidi contenenti altri solventi
14.04.00 Rifiuti da refrigeranti e propellenti di schiuma/aerosol
14.04.01 Clorofluorocarburi (CFC)
14.04.02 Altri solventi alogenati e miscele di solventi
14.04.03 Altri solventi o miscele di solventi
14.04.04 Fanghi o rifiuti solidi contenenti solventi alogenati
14.04.05 Fanghi o rifiuti solidi contenenti altri solventi
14.05.00 Rifiuti da recupero di solventi e refrigeranti (fondi di distillazione)
14.05.01 Clorofluorocarburi (CFC)
14.05.02 Altri solventi alogenati e miscele di solventi
14.05.03 Altri solventi e miscele di solventi
14.05.04 Fanghi contenenti solventi alogenati
14.05.05 Fanghi contenenti altri solventi
15.00.00 Imballaggi, assorbenti; stracci, materiali filtranti e indumenti protettivi (non specificati altrimenti)
15.01.00 Imballaggi
15.01.01 Carta e cartone
15.01.02 Imballaggi in plastica
15.01.03 Imballaggi in legno
15.01.04 Imballaggi in metallo
15.01.05 Imballaggi compositi
15.01.06 Imballaggi in più materiali
15.02.00 Assorbenti, materiali filtranti, stracci, indumenti protettivi
15.02.01 Assorbenti, materiali filtranti, stracci, indumenti protettivi
16.00.00 Rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo
16.01.00 Veicoli fuori uso
16.01.01 Catalizzatori contenenti metalli preziosi sostituiti in veicoli
16.01.02 Altri catalizzatori sostituiti in veicoli
16.01.03 Pneumatici usati
16.01.04 Veicoli inutilizzabili
16.01.05 Parti leggere provenute dalla demolizione di veicoli
16.01.99 Rifiuti non specificati altrimenti
16.02.00 Apparecchiature o parti di apparecchiature fuori uso
16.02.01 Trasformatori o condensatori contenenti PCB o PCT
16.02.02 Altro materiale elettronico fuori uso (per esempio: circuiti stampati)
16.02.03 Apparecchiature contenenti clorofluorocarburi
16.02.04 Apparecchiature fuori uso contenenti amianto in fibre
16.02.05 Altre apparecchiature fuori uso
16.02.06 Rifiuti derivanti dai processi di lavorazione dell’amianto
16.02.07 Rifiuti derivanti dall’industria per la produzione di convertitori in plastica
16.02.08 Rifiuti della demolizione dei veicoli
16.03.00 Prodotti fuori specifica
16.03.01 Prodotti fuori specifica inorganici
16.03.02 Prodotti fuori specifica organici
16.04.00 Rifiuti esplosivi di scarto
16.04.01 Munizioni di scarto
16.04.02 Fuochi artificiali di scarto
16.04.03 Altri rifiuti esplosivi di scarto
16.05.00 Gas e sostanze chimiche in contenitori
16.05.01 Gas industriali contenuti in cilindri ad alta pressione, contenitori LPG e contenitori per aerosol industriali (compresi gli halon)
16.05.02 Altri rifiuti contenenti prodotti chimici inorganici, es. sostanze chimiche di laboratorio non specificate altrimenti, polveri estinguenti
16.05.03 Altri rifiuti contenenti prodotti chimici organici, es. sostanze chimiche di laboratorio non specificate altrimenti
16.06.00 Batterie ed accumulatori
16.06.01 Accumulatori al piombo
16.06.02 Accumulatori al nichel-cadmio
16.06.03 Pile a secco al mercurio
16.06.04 Pile alcaline
16.06.05 Altre pile ed accumulatori
16.06.06 Elettroliti da pile e accumulatori
16.07.00 Rifiuti della pulizia di serbatoi per trasporto e stoccaggio (tranne 05.00.00 e 12.00.00)
16.07.01 Rifiuti della pulizia di cisterne di navi contenenti prodotti chimici
16.07.02 Rifiuti della pulizia di cisterne di navi contenenti oli
16.07.03 Rifiuti della pulizia di vagoni cisterne ed autocisterne contenenti oli
16.07.04 Rifiuti della pulizia di vagoni cisterne ed autocisterne contenenti prodotti chimici
16.07.05 Rifiuti della pulizia di serbatoi di stoccaggio contenenti prodotti chimici
16.07.06 Rifiuti della pulizia di serbatoi di stoccaggio contenenti oli
16.07.07 Rifiuti solidi dalla pulizia di stive di navi
16.07.99 Rifiuti non specificati altrimenti
17.00.00 Rifiuti di costruzioni e demolizioni (compresa la costruzione di strade)
17.01.00 Cemento, mattoni, mattonelle, ceramiche e materiali in gesso
17.01.01 Cemento
17.01.02 Mattoni
17.01.03 Mattonelle e ceramica
17.01.04 Materiali da costruzione a base di gesso
17.01.05 Materiali da costruzione a base di amianto
17.02.00 Legno, vetro e plastica
17.02.01 Legno
17.02.02 Vetro
17.02.03 Plastica
17.03.00 Asfalto, catrame e prodotti catramosi
17.03.01 Asfalto contenente catrame
17.03.02 Asfalto (non contenente catrame)
17.03.03 Catrame e prodotti catramosi
17.04.00 Metalli (incluse le loro leghe)
17.04.01 Rame, bronzo, ottone
17.04.02 Alluminio
17.04.03 Piombo
17.04.04 Zinco
17.04.05 Ferro e acciaio
17.04.06 Stagno
17.04.07 Metalli misti
17.04.08 Cavi
17.05.00 Terra e materiali di dragaggio
17.05.01 Terra e rocce
17.05.02 Terra di dragaggio
17.06.00 Materiale isolante
17.06.01 Materiali isolanti contenenti amianto
17.06.02 Altri materiali isolanti
17.07.00 Rifiuti misti di costruzioni e demolizioni
17.07.01 Rifiuti misti di costruzioni e demolizioni
18.00.00 Rifiuti di ricerca medica e veterinaria (tranne i rifiuti di cucina e di ristorazione che non derivino direttamente da luoghi di cura)
18.01.00 Rifiuti da maternità, diagnosi e prevenzione delle malattie negli uomini
18.01.01 Oggetti da taglio (bisturi, rasoi)
18.01.02 Parti anatomiche ed organi incluse le sacche per il plasma e le sostanze per la conservazione del sangue
18.01.03 Altri rifiuti la cui raccolta e smaltimento richiede precauzioni particolari in funzione della prevenzione di infezioni
18.01.04 Rifiuti la cui raccolta e smaltimento non richiede precauzioni particolari in funzione della prevenzione di infezioni (es. abbigliamenti, contenitori ed indumenti monouso)
18.01.05 Sostanze chimiche e medicinali di scarto
18.02.00 Rifiuti della ricerca, diagnosi, trattamento e prevenzione delle malattie negli animali
18.02.01 Oggetti da taglio (bisturi, rasoi)
18.02.02 Altri rifiuti la cui raccolta e smaltimento richiede precauzioni particolari in funzione della prevenzione di infezioni
18.02.03 Rifiuti la cui raccolta e smaltimento non richiede precauzioni particolari in funzione della prevenzione di infezioni
18.02.04 Sostanze chimiche di scarto
19.00.00 Rifiuti da impianti di trattamento rifiuti, impianti di trattamento acque reflue fuori sito e industrie dell’acqua
19.01.00 Rifiuti da incenerimento o pirolisi di rifiuti urbani ed assimilabili da commercio, industrie ed istituzioni
19.01.01 Ceneri pesanti e scorie
19.01.02 Materiali ferrosi separati dalle ceneri pesanti
19.01.03 Ceneri leggere
19.01.04 Polveri di caldaia
19.01.05 Residui di filtrazione prodotti dagli impianti di trattamento dei fumi
19.01.06 Acque reflue da trattamento dei fumi ed altre acque reflue
19.01.07 Rifiuti solidi derivanti dal trattamento fumi
19.01.08 Rifiuti di pirolisi
19.01.09 Catalizzatori esauriti, ad esempio per l’abbattimento degli Nox
19.01.10 Carbone attivo esaurito dal trattamento dei fumi
19.01.99 Rifiuti non specificati altrimenti
19.02.00 Rifiuti da trattamenti chimico/fisici specifici di rifiuti industriali (ad esempio decromatazione, decianizzazione, neutralizzazione)
19.02.01 Fanghi di idrossidi di metalli ed altri fanghi da trattamento di precipitazione dei metalli
19.02.02 Miscele di rifiuti per lo stoccaggio finale
19.03.00 Rifiuti stabilizzati/solidificati
19.03.01 Rifiuti stabilizzati/solidificati con leganti idraulici
19.03.02 Rifiuti stabilizzati/solidificati con leganti organici
19.03.03 Rifiuti stabilizzati con trattamenti biologici
19.04.00 Rifiuti vetrificati e rifiuti di vetrificazione
19.04.01 Rifiuti vetrificati
19.04.02 Ceneri leggere ed altri rifiuti di trattamento dei fumi
19.04.03 Fase solida non vetrificata
19.04.04 Rifiuti acquosi dalla tempra di rifiuti vetrificati
19.05.00 Rifiuti dal trattamento aerobico di rifiuti solidi
19.05.01 Frazione non composta di rifiuti urbani e simili
19.05.02 Frazione non composta di rifiuti animali e vegetali
19.05.03 Composti fuori specifica
19.05.99 Rifiuti non specificati altrimenti
19.06.00 Rifiuti dal trattamento anaerobico dei rifiuti
19.06.01 Fanghi da trattamento anaerobico di rifiuti urbani e simili
19.06.02 Fanghi da trattamento anaerobico di rifiuti animali e vegetali
19.06.99 Rifiuti non specificati altrimenti
19.07.00 Percolato di discarica
19.07.01 Percolato di discariche
19.08.00 Rifiuti da impianti di trattamento delle acque reflue non specificati altrimenti
19.08.01 Mondiglia
19.08.02 Rifiuti di dissabbiamento (filtrazioni acque)
19.08.03 Grassi ed oli da separatori olio/acqua
19.08.04 Fanghi dal trattamento delle acque reflue industriali
19.08.05 Fanghi di trattamento delle acque reflue urbane
19.08.06 Resine di scambio ionico sature od esauste
19.08.07 Soluzioni e fanghi di rigenerazione delle resine a scambio ionico
19.08.99 Rifiuti non specificati altrimenti
19.09.00 Rifiuti della preparazione di acqua potabile od acqua per uso commerciale
19.09.01 Rifiuti di filtrazioni primarie e screenings
19.09.02 Fanghi di impianti di chiarificazione delle acque
19.09.03 Fanghi di impianti di decarbonatazione delle acque
19.09.04 Carbone attivo esaurito
19.09.05 Resine di scambio ionico sature od esauste
19.09.06 Soluzioni e fanghi di rigenerazione delle resine a scambio ionico
19.09.99 Rifiuti non specificati altrimenti
20.00.00 Rifiuti solidi urbani ed assimilabili da commercio, industria ed istituzioni inclusi i rifiuti della raccolta differenziata
20.01.00 Raccolta differenziata
20.01.01 Carta e cartone
20.01.02 Vetro
20.01.03 Plastica (piccole dimensioni)
20.01.04 Altri tipi di plastica
20.01.05 Metallo (piccole dimensioni, es. lattine)
20.01.06 Altri tipi di metallo
20.01.07 Legno
20.01.08 Rifiuti di natura organica utilizzabili per il compostaggio (compresi oli per frittura e rifiuti di mense e ristoranti)
20.01.09 Oli e grassi
20.01.10 Abiti
20.01.11 Prodotti tessili
20.01.12 Vernici, inchiostri, adesivi
20.01.13 Solventi
20.01.14 Acidi
20.01.15 Rifiuti alcalini
20.01.16 Detergenti
20.01.17 Prodotti fotochimici
20.01.18 Medicinali
20.01.19 Pesticidi
20.01.20 Batterie e pile
20.01.21 Tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio
20.01.22 Aerosol
20.01.23 Apparecchiature contenenti clorofluorocarburi
20.01.24 Apparecchiature elettroniche (schede elettroniche)
20.02.00 Rifiuti di giardini e parchi (inclusi i rifiuti provenienti da cimiteri)
20.02.01 Rifiuti compostabili
20.02.02 Terreno e rocce
20.02.03 Altri rifiuti non compostabili
20.03.00 Altri rifiuti urbani
20.03.01 Rifiuti urbani misti
20.03.02 Rifiuti di mercati
20.03.03 Residui di pulizia delle strade
20.03.04 Fanghi di serbatoi settici
20.03.05 Veicoli fuori uso
Allegato «B»
(Previsto dall’art. 5, sesto comma)
OPERAZIONI DI SMALTIMENTO
NB: Il presente allegato intende elencare le operazioni di smaltimento come avvengono nella pratica. Ai sensi dell’art. 2, i rifiuti devono essere smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che possano recare pregiudizio all’ambiente:
D1 Deposito sul o nel suolo (ad es. discarica)
D2 Trattamento in ambiente terrestre (ad es. biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli)
D3 Iniezioni in profondità (ad es. iniezione di rifiuti pompabili in pozzi, in cupole saline o faglie geologiche naturali)
D4 Lagunaggio (ad es. scarico di rifiuti liquidi o di fanghi in pozzi, stagni o lagune, ecc.)
D5 Messa in discarica specialmente allestita (ad es. sistematizzazione in alveoli stagni separati, ricoperti o isolati gli uni dagli altri e dall’ambiente)
D6 Scarico dei rifiuti solidi nell’ambiente idrico eccetto l’immersione
D7 Immersione, compreso il seppellimento nel sottosuolo marino
D8 Trattamento biologico non specificato altrove nel presente allegato, che dia origine a composti o a miscugli che vengono eliminati secondo uno dei procedimenti elencati nei punti da D1 a D12
D9 Trattamento fisico-chimico non specificato altrove nel presente allegato che dia origine a composti o a miscugli eliminati secondo uno dei procedimenti elencati nei punti da D1 a D12 (ad es. evaporazione, essiccazione, calcinazione, ecc.)
D10 Incenerimento a terra
D11 Incenerimento in mare
D12 Deposito permanente (ad es. sistemazione di contenitori in una miniera, ecc.)
D13 Raggruppamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D12
D14 Ricondizionamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D13
D15 Deposito preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D14 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti)
Allegato «C»
[Previsto dall’art. 6, primo comma, lettera h)]
OPERAZIONI DI RECUPERO
NB: Il presente allegato intende elencare le operazioni di recupero come avvengono nella pratica. Ai sensi dell’art. 2, i rifiuti devono essere recuperati senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che possano recare pregiudizio all’ambiente.
R1 Utilizzazione principale come combustibile o come altro mezzo per produrre energia
R2 Rigenerazione/recupero di solventi
R3 Riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche)
R4 Riciclo/recupero dei metalli o dei composti metallici
R5 Riciclo/recupero di altre sostanze norganiche
R6 Rigenerazione degli acidi o delle basi
R7 Recupero dei prodotti che servono a captare gli inquinanti
R8 Recupero dei prodotti provenienti dai catalizzatori
R9 Rigenerazione o altri impieghi degli oli
R10 Spandimento sul suolo a beneficio dell’agricoltura o dell’ecologia
R11 Utilizzazione di rifiuti ottenuti da una delle operazioni indicate da R1 a R10
R12 Scambio di rifiuti per sottoporli ad una delle operazioni indicate da R1 a R11
R13 Messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti).
Allegato «D»
(previsto dall’art. 7, quarto comma)
Rifiuti pericolosi ai sensi dell’art. 1, paragrafo 4 della direttiva 91/689/CEE
Introduzione
1. I vari tipi di rifiuti figuranti nell’elenco sono pienamente definiti dal codice a sei cifre per i rifiuti e dalle rispettive sezioni a due cifre e a quattro cifre.
2. L’inclusione nell’elenco non significa che il materiale o l’oggetto siano da cosiderarsi rifiuti in tutti i casi.
L’iclusione è pertinente soltato quando venga soddisfatta la definizione di rifiuti ai sensi dell’art. 2, paragrafo 1, lettera b ) della direttiva.
3. I rifiuti precisati nell’elenco sono soggetti alle disposizioni della direttiva 91/689/CEE, purché non si applichi l’art. 1, paragrafo 5 della direttiva.
4. Conformemente all’art. 1, paragrafo 4, secondo trattino della direttiva 91/689/CEE, i rifiuti divesi da quelli elencati in appresso, che secondo uno Stato membro presentino una o più caratteristiche indicate nell’allegato III della direttiva 91/689/CEE sono pericolosi. Tutti questi casi sarano notificati alla Commissione e verranno esaminati in vista della modifica dell’elenco conformemente all’art. 18 della direttiva 75/442/CEE.
Codice CER Designazione

02 Rifiuti provenienti da produzione, trattamento e preparazione di alimenti in agricoltura, orticoltura, caccia, pesca ed acquicoltura
02.01 Rifiuti delle produzioni primarie
02.01.05 Rifiuti agrochimici
03 Rifiuti della lavorazione del legno e della produzione di carta, polpa, cartone, pannelli e mobili
03.02 Rifiuti dei trattamenti conservativi del legno
03.02.01 Prodotti per i trattamenti conservativi del legno contenenti composti organici non alogenati
03.02.02 Prodotti per i trattamenti conservativi del legno contenenti composti organici clorurati
03.02.03 Prodotti per i trattamenti conservativi del legno contenenti composti organo-metallici
03.02.04 Prodotti per i trattamenti conservativi del legno contenenti composti inorganici
04 Rifiuti della produzione conciaria e tessile
04.01 Rifiuti dell’industria della lavorazione della pelle
04.01.03 Bagni di sgrassatura esauriti contenenti solventi senza fase liquida
04.02 Rifiuti dell’industria tessile
04.02.11 Rifiuti contenenti composti alogenati da operazioni di confezionamento e finitura
05 Rifiuti della raffinazione del petrolio, purifi-cazione del gas naturale e trattamento piroli-tico del carbone
05.01 Residui oleosi e rifiuti solidi
05.01.03 Morchie e fondi di serbatoi
05.01.04 Fanghi acidi da processi di alchilazione
05.01.05 Perdite di olio
05.01.07 Catrami acidi
05.01.08 Altri catrami
05.04 Filtri di argilla esauriti
05.04.01 Filtri di argilla esauriti
05.06 Rifiuti dal trattamento pirolitico del carbone
05.06.01 Catrami acidi
05.06.03 Altri catrami
05.07 Rifiuti dal processo di purificazione del gas naturale
05.07.01 Fanghi contenenti mercurio
05.08 Rifiuti della rigenerazione dell’olio
05.08.01 Filtri di argilla esauriti
05.08.02 Catrami acidi
05.08.03 Altri catrami
05.08.04 Rifiuti liquidi acquosi dalla rigenerazione dell’olio
06 Rifiuti da processi chimici inorganici
06.01 Soluzioni acide di scarto
06.01.01 Acido solforoso e solforico
06.01.02 Acido cloridrico
06.01.03 Acido fluoridrico
06.01.04 Acido fosforoso e fosforico
06.01.05 Acido nitroso e nitrico
06.01.99 Rifiuti non specificati altrimenti
06.02 Soluzioni alcaline
06.02.01 Idrossido di calcio
06.02.02 Soda
06.02.03 Ammoniaca
06.02.99 Rifiuti non specificati altrimenti
06.03 Sali e loro soluzioni
06.03.11 Sali e soluzioni contenenti cianuri
06.04 Rifiuti contenenti metalli
06.04.02 Sali metallici (tranne 06.03.00)
06.04.03 Rifiuti contenenti arsenico
06.04.04 Rifiuti contenenti mercurio
06.04.05 Rifiuti contenenti altri metalli pesanti
06.07 Rifiuti da processi chimici degli alogeni
06.07.01 Rifiuti contenenti amianto da processi elettrolitici
06.07.02 Carbone attivo dalla produzione di cloro
06.13 Rifiuti da altri processi chimici inorganici
06.13.01 Pesticidi, biocidi ed agenti conservativi del legno di natura inorganica
06.13.02 Carbone attivo esaurito (tranne 06.07.02)
07 Rifiuti da processi chimici organici
07.01 Rifiuti da produzione, formulazione, fornitura ed uso (PFFU) di prodotti chimici organici di base
07.01.01 Soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri
07.01.03 Solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio di acque madri
07.01.04 Altri solventi organici, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.01.07 Fondi di distillazione e residui di reazione alogenati
07.01.08 Altri fondi di distillazione e residui di reazione
07.01.09 Residui di filtrazione, assorbenti esauriti contaminati da composti organici alogenati
07.01.10 Altri residui di filtrazione e assorbenti esauriti
07.02 Rifiuti da PFFU di plastiche, gomme sintetiche e fibre artificiali
07.02.01 Soluzioni di lavaggio e acque madri
07.02.03 Solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.02.04 Altri solventi organici, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.02.07 Fondi di distillazione e residui di reazione alogenati
07.02.08 Altri fondi di distillazione e residui di reazione
07.02.09 Residui di filtrazione, assorbenti esauriti contaminati da composti organici alogenati
07.02.10 Altri residui di filtrazione, assorbenti esauriti
07.03 Rifiuti da PFFU di coloranti e pigmenti organici (tranne 06.11.00)
07.03.01 Soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri
07.03.03 Solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.03.04 Altri solventi organici, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.03.07 Fondi di distillazione e residui di reazione alogenati
07.03.08 Altri fondi di distillazione e residui di reazione
07.03.09 Residui di filtrazione, assorbenti esauriti contaminati da composti organici alogenati
07.03.10 Altri residui di filtrazione, assorbenti esauriti
07.04 Rifiuti da PFFU di pesticidi organici (tranne 02.01.05)
07.04.01 Soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri
07.04.03 Solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.04.04 Altri solventi organici, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.04.07 Fondi di distillazione e residui di reazione alogenati
07.04.08 Altri fondi di distillazione e residui di reazione
07.04.09 Residui di filtrazione, assorbenti esauriti contaminati da composti organici alogenati
07.04.10 Altri residui di filtrazione, assorbenti esauriti
07.05 Rifiuti da PFFU di prodotti farmaceutici
07.05.01 Soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri
07.05.03 Solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.05.04 Altri solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.05.07 Fondi di distillazione e residui di reazione alogenati
07.05.08 Altri fondi di distillazione e residui di reazione
07.05.09 Residui di filtrazione, assorbenti esauriti contaminati da composti organici alogenati
07.05.10 Altri residui di filtrazione, assorbenti esauriti
07.06 Rifiuti da PFFU di cere, grassi, saponi, detergenti, disinfettanti e cosmetici
07.06.01 Soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri
07.06.03 Solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.06.04 Altri solventi organici, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.06.07 Fondi di distillazione e residui di reazione alogenati
07.06.08 Altri fondi di distillazione e residui di reazione
07.06.09 Residui di filtrazione, assorbenti esauriti contaminati da composti organici alogenati
07.06.10 Altri residui di filtrazione, assorbenti esauriti
07.07 Rifiuti da PFFU di prodotti della chimica fine e prodotti chimici non specificati altrimenti
07.07.01 Soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri
07.07.03 Solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.07.04 Altri solventi organici, soluzioni di lavaggio ed acque madri
07.07.07 Fondi di distillazione e residui di reazione alogenati
07.07.08 Altri fondi di distillazione e residui di reazione
07.07.09 Residui di filtrazione, assorbenti esauriti contaminati da composti organici alogenati
07.07.10 Altri residui di filtrazione, assorbenti esauriti
08 Rifiuti da produzione, formulazione, fornitura ed uso (PFFU) di rivestimenti (pitture, vernici e smalti vetrati), sigillanti e inchiostri per stampa
08.01 Rifiuti da PFFU di pitture e vernici
08.01.01 Pitture e vernici di scarto contenenti solventi organici alogenati
08.01.02 Pitture e vernici di scarto contenenti solventi organici non alogenati
08.01.06 Fanghi derivanti da operazioni di scrostatura e sverniciatura contenenti solventi alogenati
08.01.07 Fanghi provenienti da operazioni di scrostatura e sverniciatura non contenenti solventi alogenati
08.03 Rifiuti da PFFU di inchiostri per stampa
08.03.01 Inchiostri di scarto contenenti solventi alogenati
08.03.02 Inchiostri di scarto non contenenti solventi alogenati
08.03.05 Fanghi di inchiostri contenenti solventi alogenati
08.03.06 Fanghi di inchiostri non contenenti solventi alogenati
08.04 Rifiuti di PFFU di adesivi e sigillanti (inclusi prodotti impermeabilizzanti)
08.04.01 Adesivi e sigillanti di scarto contenenti solventi alogenati
08.04.02 Adesivi e sigillanti di scarto non contenenti solventi alogenati
08.04.05 Fanghi di adesivi e sigillanti contenenti solventi alogenati
08.04.06 Fanghi di adesivi e sigillanti non contenenti solventi alogenati
09 Rifiuti dell’industria fotografica
09.01 Rifiuti dell’industria fotografica
09.01.01 Soluzioni di sviluppo e attivanti a base acquosa
09.01.02 Soluzioni di sviluppo per lastre offset a base acquosa
09.01.03 Soluzioni di sviluppo a base solvente
09.01.04 Soluzioni di fissaggio
09.01.05 Soluzioni di lavaggio e di lavaggio del fissatore
09.01.06 Rifiuti contenenti argento provenienti da trattamento in loco di rifiuti fotografici
10. Rifiuti inorganici provenienti da processi termici
10.01 Rifiuti di centrali termiche ed altri impianti termici (eccetto 19.00.00)
10.01.04 Ceneri leggere di olio
10.01.09 Acido solforico
10.03 Rifiuti della metallurgia termica dell’alluminio
10.03.01 Catrami ed altri rifiuti contenenti carbone dalla produzione degli anodi
10.03.03 Rifiuti di cimatura
10.03.04 Scorie di prima fusione/scorie bianche
10.03.07 Rivestimenti di carbone usati
10.03.08 Scorie saline di seconda fusione
10.03.09 Scorie nere di seconda fusione
10.03.10 Rifiuti provenienti da trattamento di scorie saline o di scorie nere
10.04 Rifiuti della metallurgia termica del piombo
10.04.01 Scorie (prima e seconda fusione)
10.04.02 Incrostazioni e loppe (prima e seconda fusione)
10.04.03 Arsenato di calcio
10.04.04 Polveri dai gas effluenti da camino
10.04.05 Altre polveri e particolato
10.04.06 Rifiuti solidi derivanti dal trattamento fumi
10.04.07 Fanghi derivanti dal trattamento fumi
10.05 Rifiuti della metallurgia termica dello zinco
10.05.01 Scorie (di prima e seconda fusione)
10.05.02 Scorie e residui di cimatura (di prima e seconda fusione)
10.05.03 Polveri dai gas effluenti da camino
10.05.05 Rifiuti solidi derivanti dal trattamento fumi
10.05.06 Fanghi derivanti dal trattamento fumi
10.06 Rifiuti della metallurgia termica del rame
10.06.03 Polveri dai gas effluenti da camino
10.06.05 Rifiuti provenienti da raffinazione elettrolitica
10.06.06 Rifiuti dei trattamenti ad umido dei fumi
10.06.07 Rifiuti dei trattamenti a secco dei fumi
11 Rifiuti inorganici contenenti metalli provenienti dal trattamento e ricopertura di metalli; idrometallurgia non ferrosa
11.01 Rifiuti liquidi e fanghi dal trattamento e ricopertura di metalli (ad esempio, processi galvanici, zincatura, decapaggio, incisione, fosfatazione, sgrassaggio con alcali)
11.01.01 Soluzioni alcaline da cianuri contenenti metalli pesanti tranne cromo
11.01.02 Soluzioni alcaline da cianuri non contenenti metalli pesanti
11.01.03 Rifiuti contenenti cromo da non cianuri
11.01.05 Soluzioni acide di decapaggio
11.01.06 Acidi non specificati altrimenti
11.01.07 Alcali non specificati altrimenti
11.01.08 Fanghi di fosfatazione
11.02 Rifiuti e fanghi da processi idrometallurgici di metalli non ferrosi
11.02.02 Rifiuti da processi idrometallurgici dello zinco (compresi jarosite, goethite)
11.03 Rifiuti e fanghi da processi di tempra
11.03.01 Rifiuti contenenti cianuri
11.03.02 Altri rifiuti
12 Rifiuti di lavorazione e di trattamento superficiale di metalli e plastica
12.01 Rifiuti di lavorazione (forgiatura, saldatura, stampaggio, trafilatura, smussamento, perforazione, taglio, troncatura e limatura)
12.01.06 Oli esauriti per macchinari contenenti alogeni (non emulsionati)
12.01.07 Oli esauriti per macchinari non contenenti alogeni (non emulsionati)
12.01.08 Emulsioni esauste per macchinari contenenti alogeni
12.01.09 Emulsioni esauste per macchinari non contenenti alogeni
12.01.10 Oli sintetici per macchinari
12.01.11 Fanghi di lavorazione
12.01.12 Grassi e cere esauriti
12.03 Rifiuti di processi di sgrassatura ad acqua e vapore (tranne 11.00.00)
12.03.01 Soluzioni acquose di lavaggio
12.03.02 Rifiuti di sgrassatura a vapore
13 Oli esauriti (tranne gli oli commestibili 05.00.00 e 12.00.00)
13.01 Oli esauriti da circuiti idraulici e freni
13.01.01 Oli per circuiti idraulici contenenti PCB e PCT
13.01.02 Altri oli per circuiti idraulici (non emulsioni) contenenti composti organici clorurati
13.01.03 Altri oli per circuiti idraulici (non emulsioni) non contenenti composti organici clorurati
13.01.04 Emulsioni contenenti composti organici clorurati
13.01.05 Emulsioni non contenenti composti organici clorurati
13.01.06 Oli per circuiti idraulici a formulazione esclusivamente minerale
13.01.07 Altri oli per circuiti idraulici
13.01.08 Oli per freni
13.02 Oli esauriti da motori, trasmissioni ed ingranaggi
13.02.01 Oli esauriti da motore, trasmissioni ed ingranaggi contenenti composti organici clorurati
13.02.02 Oli esauriti da motori, trasmissioni ed ingranaggi non contenenti composti organici clorurati
13.02.03 Altri oli da motori, trasmissioni e ingranaggi
13.03 Oli isolanti e di trasmissione di calore esauriti ed altri liquidi
13.03.01 Oli isolanti e di trasmissione di calore esauriti ed altri liquidi contenenti PCB e PCT
13.03.02 Altri oli isolanti e di trasmissione di calore ed altri liquidi contenenti composti organici clorurati
13.03.03 Oli isolanti e di trasmissione di calore ed altri liquidi non contenenti composti organici clorurati
13.03.04 Oli isolanti e termoconduttori ed altri liquidi a formulazione sintetica
13.03.05 Oli isolanti e termoconduttori a formulazione minerale
13.04 Oli di cala
13.04.01 Oli di cala da navigazione interna
13.04.02 Oli di cala derivanti dalle fognature dei moli
13.04.03 Oli di cala da altre navigazioni
13.05 Prodotti di separazione olio/acqua
13.05.01 Solidi di separazione olio/acqua
13.05.02 Fanghi di separazione olio/acqua
13.05.03 Fanghi da collettori
13.05.04 Fanghi o emulsioni da dissalatori
13.05.05 Altre emulsioni
13.06 Altri rifiuti oleosi non specificati altrimenti
13.06.01 Altri rifiuti oleosi non specificati altrimenti
14 Rifiuti di sostanze organiche utilizzate come solventi (tranne 07.00.00 e 08.00.00)
14.01 Rifiuti di sgrassaggio di metalli e manutenzione di apparecchiatura
14.01.01 Clorofluorocarburi (CFC)
14.01.02 Altri solventi alogenati e miscele solventi
14.01.03 Altri solventi e miscele solventi
14.01.04 Miscele acquose contenenti solventi alogenati
14.01.05 Miscele acquose non contenenti solventi alogenati
14.01.06 Fanghi o rifiuti solidi contenenti solventi alogenati
14.01.07 Fanghi o rifiuti solidi non contenenti solventi alogenati
14.02 Rifiuti dalla pulizia di tessuti
14.02.01 Solventi alogenati e miscele di solventi
14.02.02 Miscele di solventi o liquidi organici non contenenti solventi alogenati
14.02.03 Fanghi o rifiuti solidi contenenti solventi alogenati
14.02.04 Fanghi o rifiuti solidi contenenti altri solventi
14.03 Rifiuti dell’industria elettronica
14.03.01 Clorofluorocarburi (CFC)
14.03.02 Altri solventi alogenati
14.03.03 Solventi o miscele di solventi non contenenti solventi alogenati
14.03.04 Fanghi o rifiuti solidi contenenti solventi alogenati
14.03.05 Fanghi o rifiuti solidi contenenti altri solventi
14.04 Rifiuti da refrigeranti e propellenti di schiuma/aerosol
14.04.01 Clorofluorocarburi (CFC)
14.04.02 Altri solventi alogenati e miscele di solventi
14.04.03 Altri solventi o miscele di solventi
14.04.04 Fanghi o rifiuti solidi contenenti solventi alogenati
14.04.05 Fanghi o rifiuti solidi contenenti altri solventi
14.05 Rifiuti da recupero di solventi e refrigeranti (fondi di distillazione)
14.05.01 Clorofluorocarburi (CFC)
14.05.02 Altri solventi alogenati e miscele di solventi
14.05.03 Altri solventi e miscele di solventi
14.05.04 Fanghi contenenti solventi alogenati
14.05.05 Fanghi contenenti altri solventi
16 Rifiuti non specificati altrimenti nel catalogo
16.02 Apparecchiature o parti di apparecchiature fuori uso
16.02.01 Trasformatori o condensatori contenenti PCB o PCT
16.04 Rifiuti esplosivi di scarto
16.04.01 Munizioni di scarto
16.04.02 Fuochi artificiali di scarto
16.04.03 Altri rifiuti esplosivi di scarto
16.06 Batterie ed accumulatori
16.06.01 Accumulatori al piombo
16.06.02 Accumulatori al nichel-cadmio
16.06.03 Pile a secco al mercurio
16.06.06 Elettroliti da pile e accumulatori
16.07 Rifiuti della pulizia di serbatoi per trasporto e stoccaggio (tranne 05.00.00 e 12.00.00)
16.07.01 Rifiuti della pulizia di cisterne di navi contenenti prodotti chimici
16.07.02 Rifiuti della pulizia di cisterne di navi contenenti oli
16.07.03 Rifiuti della pulizia di vagoni cisterne ed autocisterne contenenti oli
16.07.04 Rifiuti della pulizia di vagoni cisterne ed autocisterne contenenti prodotti chimici
16.07.05 Rifiuti della pulizia di serbatoi di stoccaggio contenenti prodotti chimici
16.07.06 Rifiuti della pulizia di serbatoi di stoccaggio contenenti oli
17 Rifiuti di costruzioni e demolizioni (compresa la costruzione di strade)
17.06 Materiale isolante
17.06.01 Materiali isolanti contenenti amianto
18 Rifiuti di ricerca medica e veterinaria (tranne i rifiuti di cucina e di ristorazione che non derivino direttamente da luoghi di cura)
18.01 Rifiuti da maternità, diagnosi e prevenzione delle malattie negli uomini
18.01.03 Altri rifiuti la cui raccolta e smaltimento richiede precauzioni particolari in funzione della prevenzione di infezioni
18.02 Rifiuti della ricerca, diagnosi, trattamento e prevenzione delle malattie negli animali
18.02.02 Altri rifiuti la cui raccolta e smaltimento richiede precauzioni particolari in funzione della prevenzione di infezioni
18.02.04 Sostanze chimiche di scarto
19 Rifiuti da impianti di trattamento rifiuti, impianti di trattamento acque reflue fuori sito e industrie dell’acqua
19.01 Rifiuti da incenerimento o pirolisi di rifiuti urbani ed assimilabili da commercio, industrie ed istituzioni
19.01.03 Ceneri leggere
19.01.04 Polveri di caldaie
19.01.05 Residui di filtrazione prodotti dagli impianti di trattamento dei fumi
19.01.06 Acque reflue da trattamento dei fumi ed altre acque reflue
19.01.07 Rifiuti solidi derivanti dal trattamento fumi
19.01.10 Carbone attivo esaurito dal trattamento dei fumi
19.02 Rifiuti da trattamenti chimico/fisici specifici di rifiuti industriali (ad esempio decromatazione, decianizzazione, neutralizzazione)
19.02.01 Fanghi di idrossidi di metalli ed altri fanghi da trattamento di precipitazione dei metalli
19.04 Rifiuti vetrificati e rifiuti di vetrificazione
19.04.02 Ceneri leggere ed altri rifiuti di trattamento dei fumi
19.04.03 Fase solida non vetrificata
19.08 Rifiuti da impianti di trattamento delle acque reflue non specificati altrimenti
19.08.03 Grassi ed oli da separatori olio/acqua
19.08.06 Resine di scambio ionico sature od esauste
19.08.07 Soluzioni e fanghi di rigenerazione delle esine a scambio ionico
20 Rifiuti solidi urbani ed assimilabili da commercio, industria ed istituzioni inclusi i rifiuti della raccolta differenziata
20.01 Raccolta differenziata
20.01.12 Vernici, inchiostri, adesivi
20.01.13 Solventi
20.01.17 Prodotti fotochimici
20.01.19 Pesticidi
20.01.21 Tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio
Allegato «E»
(Previsto dall’art. 37, primo comma)
OBIETTIVI DI RECUPERO E DI RICICLAGGIO
Entro 5 anni

minimi
massimi
a ) Rifiuti di imballaggi da recuperare come materia o come componente di energia: in peso almeno il
50%
65%
b ) Rifiuti di imballaggi da riciclare: in peso almeno il
25%
45%
c ) Ciascun materiale di imballaggio da riciclare: in peso almeno il
15%
«25%»
Allegato «F»
(Previsto dall’art. 43, terzo comma)
REQUISITI ESSENZIALI CONCERNENTI LA COMPOSIZIONE E LA RIUTILIZZABILITÀ E LA RECUPERABILITÀ IN PARTICOLARE LA RICICLABILITÀ) DEGLI IMBALLAGGI
1. Requisiti per la fabbricazione e composizione degli imballaggi
— Gli imballaggi sono fabbricati in modo da limitare il volume e il peso al minimo necessario per garantire il necessario livello di sicurezza, igiene e accettabilità tanto per il prodotto imballato quanto per il consumatore.
— Gli imballaggi sono concepiti, prodotti e commercializzati in modo da permetterne il reimpiego o il recupero, compreso il riciclaggio, e da ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente se i rifiuti di imballaggio o i residui delle operazioni di gestione dei rifiuti di imballaggio sono smaltiti.
— Gli imballaggi sono fabbricati in modo che la presenza di metalli nocivi e di altre sostanze e materiali pericolosi come costituenti del materiale di imballaggio o di qualsiasi componente dell’imballaggio sia limitata al minimo con riferimento alla loro presenza nelle emissioni, nelle ceneri o nei residui di lisciviazione se gli imballaggi o i residui delle operazioni di gestione dei rifiuti di imballaggio sono inceneriti o interrati.
2. Requisiti per la riutilizzabilità di un imballaggio
I seguenti requisiti devono essere soddisfatti simultaneamente:
— le proprietà fisiche e le caratteristiche dell’imballaggio devono consentire una serie di spostamenti o rotazioni in condizioni di impiego normalmente prevedibili;
— possibilità di trattare gli imballaggi usati per ottemperare ai requisiti in materia di sicurezza e di salute dei lavoratori.
— osservanza dei requisiti specifici per gli imballaggi recuperabili se l’imballaggio non è più utilizzato e diventa quindi un rifiuto.
3. Requisiti per la recuperabilità di un imballaggio
a ) Imballaggi recuperabili sotto forma di riciclaggio del materiale
L’imballaggio deve essere prodotto in modo tale da consentire il riciclaggio di una determinata percentuale in peso dei materiali usati, nella fabbricazione di prodotti commerciabili, rispettando le norme in vigore nella Comunità europea. La determinazione di tale percentuale può variare a seconda del tipo di materiale che costituisce l’imballaggio.
b ) Imballaggi recuperabili sotto forma di recupero di energia
I rifiuti di imballaggio trattati a scopi di recupero energetico devono avere un valore calorifico minimo inferiore per permettere di ottimizzare il recupero energetico.
c ) Imballaggi recuperabili sotto forma di compost
I rifiuti di imballaggio trattati per produrre compost devono essere sufficientemente biodegradabili in modo da non ostacolare la raccolta separata e il processo o l’attività di compostaggio in cui sono introdotti.
d ) Imballaggi biodegradabili
I rifiuti di imballaggio biodegradabili devono essere di natura tale da poter subire una decomposizione fisica, chimica, termica o biologica grazie alla quale la maggior parte del compost risultante finisca per decomporsi in biossido di carbonio, biomassa e acqua.
Allegato «G» (35)
CATEGORIE O TIPI GENERICI DI RIFIUTI PERICOLOSI ELENCATI IN BASE ALLA LORO NATURA O ALL’ATTIVITÀ CHE LI HA PRODOTTI (36)
(I RIFIUTI POSSONO PRESENTARSI SOTTO FORMA DI LIQUIDO, DI SOLIDO O DI FANGO)
Allegato G-1
Rifiuti che presentano una qualsiasi delle caratteristiche elencate nell’allegato I e che consistono in:
1) sostanze anatomiche: rifiuti di ospedali o provenienti da altre attività mediche;
2) prodotti farmaceutici, medicinali, prodotti veterinari;
3) prodotti per la protezione del legno;
4) biocidi e prodotti fitosanitari;
5) residui di prodotti utilizzati come solventi;
6) sostanze organiche alogenate non utilizzate come solventi, escluse le sostanze polimerizzate inerti;
7) sali per rinvenimento contenenti cianuri;
8) oli e sostanze oleose minerali (ad esempio fanghi di lavorazione, ecc.);
9) miscugli olio/acqua o idrocarburo/acqua, emulsioni;
10) sostanze contenenti PCB e/o PCT (ad esempio isolanti elettrici, ecc.);
11) sostanze bituminose provenienti da operazioni di raffinazione, distillazione o pirolisi (ad esempio residui di distillazione, ecc.);
12) inchiostri, coloranti, pigmenti, pitture, lacche, vernici;
13) resine, lattici, plastificanti, colle/adesivi;
14) sostanze chimiche non identificate e/o nuove provenienti da attività di ricerca, di sviluppo o di insegnamento, i cui effetti sull’uomo e/o sull’ambiente non sono noti (ad esempio rifiuti di laboratorio, ecc.);
15) prodotti pirotecnici e altre sostanze esplosive;
16) prodotti di laboratori fotografici;
17) qualunque materiale contaminato da un prodotto della famiglia dei dibenzofurani policlorurati;
18) qualunque materiale contaminato da un prodotto della famiglia delle dibenzoparadiossine policlorurate. Allegato G-2
Rifiuti contenenti uno qualunque dei costituenti elencati nell’allegato H, aventi una delle caratteristiche elencate nell’allegato I e consistenti in:
19) saponi, corpi grassi, cere di origine animale o vegetale;
20) sostanze organiche non alogenate non utilizzate come solventi;
21) sostanze inorganiche senza metalli né composti metallici;
22) scorie e/o ceneri;
23) terre, argille o sabbie, compresi i fanghi di dragaggio;
24) sali per rinvenimento non contenenti cianuri;
25) polveri metalliche;
26) materiali catalitici usati;
27) liquidi o fanghi contenenti metalli o composti metallici;
28) rifiuti provenienti da trattamenti disinquinanti (ad esempio: polveri di filtri dell’aria, ecc.) salvo quelli previsti ai punti 29, 30 e 33;
29) fanghi provenienti dal lavaggio di gas;
30) fanghi provenienti dagli impianti di depurazione dell’acqua;
31) residui da decarbonazione;
32) residui di colonne scambiatrici di ioni;
33) fanghi residuati non trattati o non utilizzabili in agricoltura;
34) residui della pulitura di cisterne e/o di materiale;
35) materiale contaminato;
36) recipienti contaminati (ad esempio: imballaggi, bombole di gas, ecc.) che abbiano contenuto uno o più dei costituenti elencati nell’allegato H;
37) accumulatori e pile elettriche;
38) oli vegetali;
39) oggetti provenienti da una raccolta selettiva di rifiuti domestici e aventi una delle caratteristiche elencate nell’allegato I;
40) qualunque altro rifiuto contenente uno qualunque dei costituenti elencati nell’allegato H e aventi una delle caratteristiche elencate nell’allegato I.
Allegato «H»
COSTITUENTI CHE RENDONO PERICOLOSI I RIFIUTI DELL’ALLEGATO G-2 QUANDO TALI RIFIUTI POSSIEDONO LE CARATTERISTICHE DELL’ALLEGATO I (37)
Rifiuti aventi come costituenti:
C1 Berillio, composti del berillio
C2 Composti del vanadio
C3 Composti del cromo esavalente
C4 Composti del cobalto
C5 Composti del nickel
C6 Composti del rame
C7 Composti dello zinco
C8 Arsenico, composti dell’arsenico
C9 Selenio, composti del selenio
C10 Composti dell’argento
C11 Cadmio, composti del cadmio
C12 Composti dello stagno
C13 Antimonio, composti dell’antimonio
C14 Tellurio, composti del tellurio
C15 Composti del bario, ad eccezione del solfato di bario
C16 Mercurio, composti del mercurio
C17 Tallio, composti del tallio
C18 Piombo, composti del piombo
C19 Solfuri inorganici
C20 Composti inorganici del fluoro, escluso il fluoruro di calcio
C21 Cianuri inorganici
C22 I seguenti metalli alcalini o alcalino- ter rosi: litio, sodio, potassio, calcio, magnesio sotto forma non combinata
C23 Soluzioni acide o acidi sotto forma solida
C24 Soluzioni basiche o basi sotto forma solida
C25 Amianto (polvere e fibre)
C26 Fosforo, composti del fosforo esclusi i fosfati minerali
C27 Metallocarbonili
C28 Perossidi
C29 Clorati
C30 Perclorati
C31 Azoturi
C32 PCB e/o PCT
C33 Composti farmaceutici o veterinari
C34 Biocidi e sostanze fitosanitarie (ad esempio antiparassitari, ecc.)
C35 Sostanze infettive
C36 Oli di creosoto
C37 Isocianati, tiocianati
C38 Cianuri organici (ad esempio: nitrilli, ecc.)
C39 Fenoli, composti fenolati
C40 Solventi alogenati
C41 Solventi organici, esclusi i solventi alogenati
C42 Composti organo-alogenati, escluse le sostanze polimerizzate inerti e le altre sostanze indicate nel presente allegato
C43 Composti aromatici, composti organici policiclici ed eterociclici
C44 Ammine alifatiche
C45 Ammine aromatiche
C46 Eteri
C47 Sostanze di carattere esplosivo, escluse le sostanze indicate in altri punti del presente allegato
C48 Composti organici dello zolfo
C49 Qualsiasi prodotto della famiglia dei dibenzofurani policlorati
C50 Qualsiasi prodotto della famiglia delle dibenzo – paradiossine policlorate
C51 Idrocarburi e loro composti ossigenati azotati e/o solforati non altrimenti indicati nel presente allegato
Allegato «I»
CARATTERISTICHE DI PERICOLO PER I RIFIUTI
H1 «Esplosivo»: sostanze e preparati che possono esplodere per effetto della fiamma o che sono sensibili agli urti e agli attriti più del dinitrobenzene
H2 «Comburente»: sostanze e preparati che, a contatto con altre sostanze, soprattutto se infiammabili, presentano una forte reazione esotermica
H3-A «Facilmente infiammabile»: sostanze e preparati:
— liquidi il cui punto di infiammabilità è inferiore a 21 °C (compresi i liquidi estremamente infiammabili), o
— che a contatto con l’aria, a temperatura ambiente e senza apporto di energia, possono riscaldarsi e infiammarsi, o
— solidi che possono facilmente infiammarsi per la rapida azione di una sorgente di accensione e che continuano a bruciare o a consumarsi anche dopo l’allontanamento della sorgente di accensione, o
— gassosi che si infiammano a contatto con l’aria a pressione normale, o
— che, a contatto con l’acqua o l’aria umida, sprigionano gas facilmente infiammabili in quantità pericolose
H3-B «Infiammabile»: sostanze e preparati liquidi il cui punto di infiammabilità è pari o superiore a 21 °C e inferiore o pari a 55 °C
H4 «Irritante»: sostanze e preparati non corrosivi il cui contatto immediato, prolungato o ripetuto con la pelle o le mucose può provocare una reazione infiammatoria
H5 «Nocivo»: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono comportare rischi per la salute di gravità limitata
H6 «Tossico»: sostanze e preparati (comprese le sostanze e i preparati molto tossici) che, per ingestione, inalazione o penetrazione cutanea, possono comportare rischi per la salute gravi, acuti o cronici e anche la morte
H7 «Cancerogeno»: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono produrre il cancro o aumentarne la frequenza
H8 «Corrosivo»: sostanze e preparati che, a contatto con tessuti vivi, possono esercitare su di essi un’azione distruttiva
H9 «Infettivo»: sostanze contenenti microrganismi vitali o loro tossine, conosciute o ritenute per buoni motivi come cause di malattie nell’uomo o in altri organismi viventi
H10 «Teratogeno»: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono produrre malformazioni congenite non ereditarie o aumentarne la frequenza
H11 «Mutageno»: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono produrre difetti genetici ereditari o aumentarne la frequenza
H12 Sostanze e preparati che, a contatto con l’acqua, l’aria o un acido, sprigionano un gas tossico o molto tossico
H13 Sostanze e preparati suscettibili, dopo eliminazione, di dare origine in qualche modo ad un’altra sostanza, ad esempio ad un prodotto di lisciviazione avente una delle caratteristiche sopra elencate
H14«Ecotossico»: sostanze e preparati che presentano o possono presentare rischi immediati o differiti per uno o più settori dell’ambiente
Note.
1. L’attribuzione delle caratteristiche di pericolo «tossico» (e «molto tossico»), «nocivo», «corrosivo» e «irritante» è effettuata secondo i criteri stabiliti nell’allegato VI, parte I.A e parte II.B della direttiva 67/548/CEE del Consiglio, del 27-6-1967, concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative relative alla classificazione, all’imballaggio e all’etichettatura delle sostanze pericolose, nella versione modificata dalla direttiva 79/831/CEE del Consiglio.
2. Per quanto concerne l’attribuzione delle caratteristiche «cancerogeno», «teratogeno» e «mutageno» e riguardo all’attuale stato delle conoscenze, precisazioni supplementari figurano nella guida per la classificazione e l’etichettatura di cui all’allegato VI (parte II D) della direttiva 67/548/CEE, nella versione modificata dalla direttiva 83/467/CEE della Commissione.
Metodi di prova.
I metodi di prova sono intesi a conferire un significato specifico alle definizioni di cui all’allegato I.
I metodi da utilizzare sono quelli descritti nell’allegato V della direttiva 67/548/CEE, nella versione modificata dalla direttiva 84/449/CEE della Commissione o dalle successive direttive della Commissione che adeguano al progresso tecnico la direttiva 67/548/CEE. Questi metodi sono basati sui lavori e sulle raccomandazioni degli organismi internazionali competenti, in particolare su quelli dell’OCSE.

(1) Il suddetto termine, già prorogato sino al 16 luglio 2001 dall’art. 1, comma 1, della legge 25-2-2000, n. 33 , è stato ulteriormente differito sino all’adozione delle norme tecniche previste dal presente comma e dalle lettere a) e l) del comma 2 dell’art. 18 del presente decreto e comunque non oltre il 22 agosto 2002, ai sensi dell’art. 1, comma 1, della legge 20-8-2001, n. 335 .
(2) Comma aggiunto, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 22 dell’art. 4 della legge 9-12-1998, n. 426.
(3) L’art. 2083 del codice civile recita testualmente «Sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i piccoli commercianti e coloro che esercitano un’attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia».
(4) Parole aggiunte, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 16 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426. Ai sensi del medesimo comma 16 dell’art. 1 della legge 426/1998 al primo periodo del presente comma 3 sono state soppresse le parole «derivanti da lavorazioni industriali ed artigianali».
(5) Parole aggiunte, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 23 dell’art. 4 della legge 9-12-1998, n. 426.
(6) Il regolamento CEE n. 259/93 del Consiglio dell’1-2-1993, è relativo alla sorveglianza e al controllo delle spedizioni di rifiuti all’interno della Comunità europea, nonché in entrata e in uscita dal suo territorio.
(7) Parole aggiunte, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 8 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426.
(8) Il testo dell’art. 2748, comma 2, del codice civile è il seguente: «I creditori che hanno privilegio sui beni immobili sono preferiti ai creditori ipotecari se la legge non dispone diversamente».
(9) Periodo aggiunto, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 11 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426.
(10) Commi aggiunti, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 9 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 462. Ai sensi del comma 10 dell’art. 1 della citata legge 426/1998 il decreto di cui al comma 15- bis sarà emanato entro il 27 febbraio 1999.
(11) La legge 15-3-1997, n. 59 reca «Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni locali, per la riforma della pubblica amministrazione e per la semplificazione amministrativa».
(12) Parole aggiunte, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 12 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426.
(13) Parole così sostituite, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 13 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426.
(14) Comma aggiunto, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 17 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426.
(15) Le direttive citate sono state pubblicate nelle Gazzette Ufficiali delle Comunità Europee rispettivamente il 14-6-1989, n. L. 163/32; 15-7-1989, n. L. 203/50 e 31-12-1990, n. L. 365/34.
(16) Parole così sostituite, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 19 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426.
(17) Parole aggiunte dall’art. 21, comma 2, della legge 24-4-1998, n. 128.
(18) Parole così sostituite, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 24 dell’art. 4 della legge 9-12-1998, n. 426.
(19) Periodo aggiunto, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 24 dell’art. 4 della legge 9-12-1998, n. 426.
(20) Comma aggiunto, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 20 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426.
(21) Periodo aggiunto, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 15 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426.
(22) Parole aggiunte, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 22 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426.
(23) Termine già sostituito, dall’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426 e da ultimo così sostituito, a partire dal 1° gennaio 2000, dall’art. 33, comma 1, della legge 23-12-1999, n. 488.
(24) Comma aggiunto, a partire dal 1° gennaio 2000, dall’art. 33, comma 1, della legge 23-12-1999, n. 488.
(25) Parole aggiunte, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 27 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426.
(26) Il D. Leg. 30-12-1992, n. 504, concerne il riordino delle finanze degli enti territoriali.
(27) Comma così modificato, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 24 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426.
(28) Parole così sostituite, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 25 dell’art. 4 della legge 9-12-1998, n. 426.
(29) Periodo aggiunto, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 25 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426.
(30) Periodi aggiunti, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 26 dell’art. 4 della legge 9-12-1998, n. 426.
(31) La legge 24-11-1981, n. 689 concerne modifiche al sistema penale.
(32) La legge 24-11-1981, n. 689 concerne modifiche al sistema penale.
(33) Parole così sostituite, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 14 dell’art. 1 della legge 9-12-1998, n. 426. Il termine del 31 dicembre 1998 è stato così sostituito dal comma 2 dell’art. 49 della legge 23-12-1998, n. 448, con decorrenza dal 1° gennaio 1999.
(34) Commi aggiunti, a partire dal 29 dicembre 1998, dal comma 27 dell’art. 4 della legge 9-12-1998, n. 426.
(35) Gli allegati G, H e I sono stati aggiunti dal comma 6 dell’art. 1 del D. Leg. 8-11-1997, n. 389.
(36) Alcune ripetizioni rispetto alle voci dell’allegato H sono fatte intenzionalmente.
(37) Alcune ripetizioni rispetto ai tipi generici di rifiuti pericolosi dell’allegato G sono fatte intenzionalmente.
(38) Comma aggiunto, a partire dal 10 dicembre 2000, dall’art. 9 della L.R. 21-11-2000, n. 342.
(39) Lettera così modificata, a partire dal 19 aprile 2001, dall’art. 12, comma 1, della legge 23-3-2001, n. 93 .
(40) Lettere aggiunte, a partire dal 19 aprile 2001, dall’art. 10, comma 1, della legge 23-3-2001, n. 93 .
(41) Parole aggiunte, a partire dal 19 aprile 2001, dall’art. 9, comma 1, della legge 23-3-2001, n. 93 .
(42) Parole così sostituite, a partire dal 19 aprile 2001, dall’art. 9, comma 2, della legge 23-3-2001, n. 93 .
(43) Comma aggiunto, a partire dal 19 aprile 2001, dall’art. 9 della legge 23-3-2001, n. 93 .
(44) Comma aggiunto, a partire dal 19 aprile 2001, dall’art. 12, comma 2, della legge 23-3-2001, n. 93 .
(45) Parole aggiunte, a partire dal 19 aprile 2001, dall’art. 10, comma 2, della legge 23-3-2001, n. 93 .
(46) Commi aggiunti, a partire dal 19 aprile 2001, dall’art. 10, comma 4, della legge 23-3-2001, n. 93 .
(47) La Corte Costituzionale, con sentenza 16-30/12-1998, n. 456 (G.U. 13-1-1999, n. 2 – suppl.), dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale del presente articolo, sollevata, in riferimento agli artt. 76 e 77 della Costituzione.
La stessa Corte Costituzionale, con ordinanza 13/25-5-1999, n. 193 (G.U. 2-6-1999, n. 22 – suppl.), dichiara la manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale dell’art. 52, come modificato dal D. Leg. 8-11-1997, n. 389, sollevata, in riferimento all’art. 76 della Costituzione, in relazione all’art. 2, comma 1, lettera d ) della legge 22-2-1994, n. 146.
Successivamente la Corte Costituzionale, con ordinanza 11/23-6-1999, n. 267 (G.U. 30-6-1999, n. 26 – suppl.), dichiara:
a ) la manifesta infondatezza delle questioni di legittimita costituzionale dell’art. 52 come modificato dal D. Leg. 8-11-1997, n. 389, sollevate, in riferimento agli artt. 76, 77, 3 e 9, comma 2, e 32 della Costituzione;
b ) la manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale degli artt. 52, comma 2, e 56, comma 1, lettera c ), come modificato dal D. Leg. n. 389 del 1997, sollevata, in riferimento agli artt. 76, 77, 10 e 11 della Costituzione.
La Corte Costituzionale, con ordinanze 21-3/30-3-2001, n. 86 (G.U. 4-4-2001, n. 14 – suppl.) e 9/17-5-2001, n. 150 (G.U. 23-5-2001, n. 20 – suppl.), dichiara la manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale degli artt. 52, commi 1 e 2, e 56, comma 1, lettera c ), sollevata, in riferimento agli artt. 76, 77 e 9, comma 2, della Costituzione.
(48) Articolo aggiunto, a partire dal 19 aprile 2001, dall’art. 22 della legge 23-3-2001, n. 93 .
(49) La Corte Costituzionale, con ordinanza 7/11-6-1999, n. 233 (G.U. 16-6-1999, n. 24 – suppl.), dichiara la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell’art. 55 sollevata, in riferimento agli artt. 3, commi 1 e 2, e 79 della Costituzione.
(50) Ai sensi del comma 2 dell’art. 1 della legge 20-8-2001, n. 335 , il suddetto termine è differito al 31 ottobre 2001.


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